Parlamento europeo

Basta con la falsa coscienza degli eurodeputati

Pubblicato il 26 Agosto 2014 alle 07:03

Eletta al parlamento europeo, Barbara Spinelli, ospite regolare di questo sito, torna, questa volta in veste di deputata (dopo un travagliato dibattito sul fatto che dovesse sedere o meno), sul ruolo dell’assemblea e sui modi per uscire “dallo stato di prostrazione, apatia, regressione nazionalista in cui versa il progetto di unificazione” dell’Europa.

In una lettera al direttore della Stampa, l’ex editorialista di Repubblica cita quattro “cose importanti” che potrebbero contribuirvi.

Anzittutto, scrive, facendo riferimento alle politiche di austerity,

come dalla malinconia – e qui è in questione la speciale malinconia che paralizza l`Europa – non si può uscire che dall'alto, cioè facendo nascere dall'umor nero nuova sapienza e conoscenza, anche dalla crisi europea si può uscire trasformando la coscienza dei propri limiti in coscienza non inconsapevole ma consapevole, non frammentaria e indistinta ma nitida, sintetica, meticolosamente attenta alla realtà dei fatti e agli effetti che su di essa hanno dottrine economiche ormai fossilizzate.

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In seguito,

la seconda cosa che l'apprendista eurodeputato apprende quasi subito, operando nell'istituzione più democratica dell'Unione, è il potere effettivo che il Parlamento detiene: molto più vasto e determinante di quanto credano tanti politici, osservatori, e anche elettori.[…] Oggi i suoi poteri sono molto ampi, anche se pochi lo sanno, oppure lo sanno e lo nascondono a se stessi e ai cittadini.

Il terso insegnamento che la neodeputata trae da questo mese e mezzo di attività è che

le maggioranze parlamentari che si formano a Bruxelles conoscono perfettamente i propri poteri, ma il più delle volte semplicemente non li usano, e ben di rado ne reclamano di nuovi. I fatti parlano chiaro: il Parlamento ha mancato di esercitare il proprio controllo sulla trojka, sul Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf ), sul Meccanismo europeo di stabilità (Esm). Rischia di mancare il controllo
anche sull'unione bancaria. Ha protestato per pochi mesi sulla diminuzione
delle risorse proprie dell'Unione, per poi ricadere nel silenzio. Non ha alzato la voce contro politiche di austerità che hanno messo in ginocchio paesi come la Grecia, né ha combattuto il Patto di bilancio (fiscal compact) approvato il 2 marzo 2012 da 25 stati membri.

Infine, Spinelli lancia una sfida ai suoi colleghi: è tempo, scrive,

di metter fine, e con un gesto volitivo forte, alla falsa coscienza che affligge tanti eurodeputati, di destra come di sinistra. L’idea che questi ultimi si fanno del futuro della propria istituzione è al tempo stesso attendista, remissiva, e del tutto infruttuosa. Sono molti i poteri che il Parlamento deve ancora conquistarsi (a cominciare dal potere impositivo, poiché se è vera la massima “no taxation without representation”, è altrettanto vero che “no representation without taxation”), ma questi progressi il Parlamento aspetta che siano gli Stati-nazione e il Consiglio dei ministri a concederli di buona grazia e spontaneamente.
Non lo faranno mai, e dunque dai governi c`è poco da aspettarsi: non si trasformeranno mai in tacchini alla vigilia di Natale. Spetta al Parlamento conquistarsi i poteri di cui ha bisogno per estendere la democrazia europea.

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