Commissione europea

Modesta uscita di scena per Barroso

Pubblicato il 24 Ottobre 2014 alle 10:50

Il giudizio di Jean Quatremer sul duplice mandato di José Manuel Barroso alla guida della Commissione europea è senza concessioni. Per il corrispondente europeo di Libération, uno dei giornalisti più esperti presenti a Bruxelles,

Barroso ha cominciato il suo primo mandato a capo della Commissione nel 2005 con il duplice no francese e olandese al progetto di costituzione europea. E adesso termina il secondo con un Fronte nazionale al 25 per cento e con partiti euroscettici spuntati come funghi un po’ ovunque.

"Pochi, molto pochi, saranno coloro che il 3 novembre rimpiangeranno di vederlo lasciare il 13° piano del Berlaymont, la sede della Commissione europea a Bruxelles" ha scritto Quatremer, accusando "colui che nel 2004 si era detto al 'servizio degli Stati'" di non essere mai stato "la forza propositiva che avrebbe permesso all'Unione di evitare o di superare le difficoltà", e neppure di "aver permesso di rafforzare politicamente l'Europa, anzi".

Per il giornalista francese "l'accanimento" di Barroso

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nel difendere fino alla fine la proposta della direttiva Bolkestein, cioè fino al no francese di cui è in gran parte responsabile, ha indebolito l'Unione più dei "no" a ripetizione della dama di ferro Margaret Thatcher. […] Inoltre quando Barroso, per spiegare i tre anni di mancanza di coordinamento, si rammarica davanti al parlamento dell'impreparazione della zona euro in occasione delle crisi del debito pubblico, dimentica di essere stato a sua volta un convinto sostenitore della deregolamentazione.

In occasione della crisi dell'euro, accusa Quatremer,

la Commissione non ha mai avuto l'iniziativa. [[Sotto il regno di Barroso la Commissione è diventata da organo esecutivo a semplice segreteria degli Stati membri]]. Le rare dimostrazioni di coraggio dell'ex primo ministro portoghese, cioè quando si ricordava di avere il monopolio di iniziativa, non sono mai durate a lungo di fronte allo sguardo accigliato degli Stati membri. […] Il più delle volte ha fatto un passo indietro ancora prima di averne fatto uno in avanti. Così aspettiamo ancora la sua proposta di modifica dei trattati destinata a rafforzare l'Unione e a democratizzarne il suo funzionamento. Una promessa fatta più di un anno fa.

Oltre a essere riuscito "nell'impresa di sembrare ancora timoroso del presidente del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo, il moderato Herman Van Rompuy", Barroso è stato "incapace" a "costruire delle relazioni di fiducia con i suoi colleghi", cioè i capi di Stato e di governo, e

negli ultimi cinque anni si è soprattutto impegnato a impedire a Van Rompuy di diventare all'estero il solo volto dell'Unione, partecipando a tutti i suoi viaggi internazionali. […] Non è mai stato all'origine dello straordinario approfondimento dell'Unione al quale si è assistito in questi ultimi anni. Anche l'Unione bancaria, un passaggio federale senza precedenti avviato nel giugno 2012, non è un'idea della Commissione.

"E che dire poi della sua gestione dei programmi di rigore adottati negli Stati periferici della zona euro?" si chiede Quatremer, per il quale

La Commissione, mostrandosi ancora più rigorosa dell'Fmi, ha dimostrato una totale assenza di sensibilità politica. Barroso non ha osato neppure affrontare direttamente l'opinione pubblica dei paesi costretti a tagliare la spesa pubblica.

"Infine per chiudere questo lungo, troppo lungo, regno", conclude il giornalista,

Per far piacere agli americani (nella speranza di ottenere un posto internazionale alla Nato o all'Onu), Barroso ha lanciato nel 2013 il negoziato per un trattato di libero scambio con gli Stati Uniti (Ttip) in piena crisi economica e mentre le opinioni pubbliche sono sempre più scettiche sui vantaggi della globalizzazione. Difficile fornire un migliore argomento agli euroscettici a un anno delle elezioni europee.

Traduzione di Andrea De Ritis

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