“Dove vanno i soldi delle dogane?”, si chiede Gândul, secondo cui “un agente di frontiera su quattro è sotto accusa per corruzione”. Un’attività che frutta ogni giorno circa cinquemila euro per posto di frontiera. Dopo l’operazione alla dogana di Vama Siret, la Direzione nazionale anticorruzione ha arrestato 140 agenti e chiuso due posti alla frontiera con l’Ungheria. Di fronte all’ampiezza del fenomeno, Gândul si chiede se non sarebbe meglio “importare dei doganieri onesti, e anche dei politici”, e attacca il ministro dell’interno e i sindacati di polizia. Il governo “se la prende coi pesci piccoli”, ma lascia stare i pezzi grossi delle dogane, le “regine” (i politici che usano il denaro delle tangenti per finanziare i partiti) e un non meglio precisato “re”, recita un comunicato del sindacato Pro Lex citato da EUobserver. Pro Lex afferma che “la Romania non è pronta a cambiare. La stampa non vuole rivelare i nomi dei pezzi più importanti di questa partita a scacchi”.
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