“Il Regno Unito sta per concludere un accordo sulla rinegoziazione dei termini della sua adesione all’Unione europea durante un vertice europeo il 18 e 19 febbraio, aprendo la strada per un referendum a giugno”, scrive The Economist.
La prospettiva di un referendum a giugno sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea “ha già suscitato una certa preoccupazione nei mercati”, osserva il settimanale, proprio mentre, a Bruxelles, i leader dei Ventotto stanno discutendo delle riforme chieste dal premier David Cameron per appoggiare il voto “in”. La sterlina è calata rispetto al dollaro e all’euro da quando il voto per il “out” è passato in testa nei sondaggi, e gli investitori, “abbastanza convinti fino a pochi mesi fa che il Regno Unito voterebbe per rimanere nell’Ue, ne sono meno certi adesso.” Ora, “gli investitori non amano l’incertezza” e “l’incertezza sulle prospettive economiche non farebbe che aumentare dopo un voto a favore dell’uscita” dall’Ue.
“Un’altra preoccupazione riguarda le società straniere, che potrebbero essere meno disposte a investire nel Regno Unito se dovesse lasciare l’Ue e avere un accesso limitato al mercato unico europeo”, prosegue The Economist. Il settimanale osserva peraltro che, come piazza per affari anglofona, “l’Irlanda, dove l’imposizione delle imprese è più leggera, è una facile alternativa.” Inoltre, in caso di Brexit, gli altri paesi europei potrebbero non volere che il centro finanziario dell’Europa rimanga a Londra.