La consultazione è stata promossa da tre organizzazioni euroscettiche guidate dal gruppo GeenPeijl (“Nessuna classe”), esso stesso espressione del blog popolare GeenStijl (“Nessuno stile”). Insieme hanno raccolto più di 400 000 firme per poter tenere il referendum. Secondo gli ultimi sondaggi, la metà degli elettori non ha ancora deciso se voterà a favore e, tra coloro che hanno deciso di votare, i “si” e i “no” sono testa a testa.
Il risultato non avrà valore vincolante, ma sembra chiaro che in caso di vittoria dei “no” si tratterebbe di un duro colpo per un’Unione europea la cui popolarità è ai minimi storici, e di cui sia il governo che i partiti tradizionali che sostengono il “sì” dovranno tenere conto.
“I suoi avversari vedono nel referendum l’occasione per far gonfiare il malcontento sociale contro l’Unione europea” osserva NRC Handelsblad. Secondo il quotidiano olandese
non c’è di che essere sorpresi: in fondo, in pochi si interessano all’Ucraina, mentre la maggioranza ha un’opinione sull’Ue. Qualsiasi sia il risultato, è chiaro che il referendum renderà più difficile per l’Unione di prendere dei provvedimenti senza tener conto dell’opinione pubblica europea. Che piaccia o meno a Bruxelles, il referendum pone una domanda: vogliamo o no un’Ue forte e ambiziosa?
Il campo del “si” si basa su due argomenti. Anzitutto, il trattato di associazione è un trattato commerciale ordinario che non apre le porte dell’Ue all’Ucraina. [...] E poi, la bocciatura del trattato farebbe tornare la Russia in scena.Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta
Nonostante il timore che una vittoria del “no” possa rappresentare “un regalo per Vladimir Putin”, che “ha annesso la Crimea, sostenuto dai ribelli nell’est dell’Ucraina ed è probabilmente co-responsabile della distruzione dell’MH17”, come scrive Rob de Wijk su Trouw, NRC ritiene che “non scoppierà alcuna terza guerra mondiale se gli Olandesi voteranno ‘no’.”
Il referendum “mette tuttavia il dito nella piaga” aggiunge NRC:
l'epoca in cui l’Unione europea poteva realizzare importanti progetti senza consultare i cittadini e senza la partecipazione diretta della popolazione è definitivamente conclusa. Il cancelliere tedesco Hermut Kohl poteva imporre, come un piccolo dittatore, l’euro ai tedeschi nel 1990, così come l’allargamento dell’Unione all’Europa centrale e del sud è stato portato avanti senza alcun dibattito pubblico. E nel 2005 l’élite politica europea poteva ancora ignorare la bocciatura della Costituzione europea da parte dei francesi e degli olandesi.
Per il giornale,
un numero crescente di europei è ormai critico nei confronti dell’Ue e tenta di farlo sapere chiaramente alle élite di Bruxelles. Nel corso delle ultime elezioni europee, circa un elettore su tre ha votato per dei partiti euroscettici (compresi il Pvv, lo Ukip, il Fn, il Partito della libertà e Syriza), ma non è bastato: “l’unione sempre più stretta” continua ad avanzare. I cittadini europei hanno trovato un’altra strada: nel Regno Unito, attraverso il referendum dell”In/Out” dall’Ue, ai Paesi Bassi, attraverso il referendum sull’Ucraina. In questo modo si stimola l’entusiasmo per la partecipazione diretta alle iniziative civiche e saranno inevitabili una serie di referendum sull’Accordo di libero scambio con gli Stati Uniti (TTIP) e sull’adesione della Turchia all’Ue.
“Diretto risultato delle crescenti critiche nei confronti dell’Ue, che vengono sia dalla sinistra che dalla destra”, il referendum olandese sull’Ucraina sarà dunque l’occasione per i leader europei di “accettare il fatto che le regole del gioco politico sono cambiate già dal 2008”, piuttosto che “minacciare l’apocalisse”, poiché “la storia secondo la quale i politici e gli amministratori la sanno sempre più lunga del popolo non funziona più.”
L’Ue nel suo insieme ha “perso credibilità” a causa del “numero eccessivo di sconfitti sociali” generati dai progetti precedenti. Per questo, ritiene NRC, l’Ue “ha bisogno di un possibile ‘Brexit’ o di un eventuale rifiuto del trattato con l’Ucraina”: sono tutti segnali del fatto che “il sentimento anti-istituzioni aumenta ed è il preludio di una nuova fase nello sviluppo della democrazia post-nazionale dell’Unione europea.”