Referendum sul Brexit

Facciamoci paura

Manca meno di un mese alla consultazione del 23 giugno sulla permanenza del Regno Unito nell’Ue e i due campi affilano le armi. Quelli del “Bremain” paventano un avvenire oscuro per il paese se l’”Out” dovesse vincere.

Pubblicato il 31 Maggio 2016 alle 15:49

Che succederà una volta che gli elettori britannici avranno scelto di lasciare l’Unione europea nel referendum del 23 giugno? Esperti, economisti, celebrità e politici sono in campagna per per evitare questo scenario, a costo di giocare la carta della paura.

In questo ambito il disegnatore Nicolas Vadot e il presidente del direttorio di Euronews Philippe Cayla hanno realizzato un’animazione nella quale descrivono “L’oscuro indomani del Brexit”: dopo che il Regno Unito ha votato l’uscita dall’Ue e mentre il paese lascia a vele spiegate il continente con il suo carico di capitali in fuga, i leader europei decidono di “salvare” la Scozia. “Pensiamo che la caricatura dei leader europei sia un buon modo per farli conoscere a un pubblico più vasto”, spiega Philippe Cayla, secondo il quale “ci voleva per questo un bravo vignettista che li conosca, come Nicolas.” Per quanto riguarda la sceneggiatura del Brexit, aggiunge, “ho voluto mettere in evidenza i due rischi principali per i britannici: la secessione della Scozia e la fuga di capitali dalla City. Ho voluto aggiungere un po’ di cliché e di riferimenti a cose note per rendere la cosa umoristica, pur mostrando che i Ventisette saranno spietati se si dovesse votare per il Brexit.”

L’analisi svolta dal Tesoro britannico sull’Impatto economico immediato dell’abbandono dell’Ue è ancora meno rassicurante: “un voto per l’uscita dall’Unione rappresenterebbe uno choc immediato e profondo per la nostra economia”, dice il preambolo. Il Regno Unito sarebbe confrontato a una recessione durante il primo anno dopo il Brexit, con la perdita di mezzo milione di posti di lavoro, un calo del Pil del 3,6 per cento e dei salari del 3 per cento, mentre la sterlina perderebbe il 12 per cento rispetto all’euro. E qui si parla solo dello scenario più mite. Nell’ipotesi di un “grave choc”, il Pil calerebbe del 6 per cento, 820mila posti di lavoro sarebbero soppressi, i salari calerebbero del 4 per cento e la sterlina perderebbe il 15 per cento rispetto all’euro.

Le parti giocano a farsi paura, ma gli argomenti economici a favore del mantenimento del Regno Unito nell’UE sembrano avere presa sull’opinione pubblica, come indicano gli ultimi sondaggi, che danno il voto “In” in testa; dei dati confermati dai bookmaker. Gli esperti affermano per parte loro che la partecipazione al voto dei giovani, i più suscettibili di votare per la permanenza nell’Ue, sarà decisiva.

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