Sarkozy spinge l’Ue verso l’intervento

Pubblicato il 11 Marzo 2011 alle 12:15

Con i capi di stato e di governo dell'Ue riuniti a Bruxelles per un vertice straordinario dedicato alla crisi in Libia, "Sarkozy e Cameron chiedono all'Unione europea di riconoscere i capi della rivolta libica", annuncia El País. Il 10 marzo il presidente francese e il primo ministro britannico hanno indirizzato una lettera congiunta al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy. Nel documento Sarkozy e Cameron esprimono il loro sostegno agli sforzi del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) di Bengazi nel "preparare un governo rappresentativo e responsabile".

Il presidente francese si è però spinto ancora più avanti, riconoscendo il Cnt come "rappresentante legittimo del popolo libico" e facendo pressione per un intervento in Libia. "La Francia, del tutto emarginata sul piano diplomatico dall'inizio delle rivoluzioni arabe, d'ora in avanti vuole essere il paese che metterà l'Europa e la comunità internazionale davanti alle loro responsabilità morali e umanitarie in Libia", commenta Libération, che titola "Sarkozy gonfia il petto".

La presa di posizione del presidente ha infastidito "i nostri partner europei, che avrebbero preferito una posizione comune su una crisi che richiede soluzioni collettive dal punto di vista giuridico, diplomatico e militare. Ma Sarkozy vuole a ogni costo sguainare la spada per primo per potere (finalmente!) tornare a indossare il costume da presidente d'azione che risolve i problemi del mondo", commenta Libération.

In realtà, nota El País, "l'Unione europea è spaventata dalla possibilità di vedersi coinvolta nel conflitto". Quel che è peggio, scrive Le Soir, il riconoscimento del Cnt da parte della Francia è stata una decisione presa "senza la minima consultazione europea", quando "gli stati membri avevano organizzato un dispositivo complesso per discutere della situazione in Libia". Risultato? "Un danno collaterale non indifferente: l'Europa politica è già stata danneggiata dalla guerra di Libia. La situazione non è ancora disperata, ma la credibilità dell'Unione europea come attore di rilievo sulla scena mondiale è seriamente compromessa".

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