"La Banca centrale europea è pronta ad alzare i tassi d'interesse in Europa", [titola Les Echos](http:// http://www.lesechos.fr/opinions/edito0201284299667-le-pari-de-francfort.htm) nel giorno in cui la Bce dovrebbe aumentare il tasso di riferimento di un quarto di punto, portandolo a 1,25 per cento. "Per la prima volta in più di tre anni il prezzo del denaro tornerà a crescere all'interno dell'eurozona. Si tratta di un cambiamento epocale. Dopo due anni di tassi straordinariamente bassi, i Saggi di Francoforte indicano agli attori economici che è arrivata l'ora del ritorno alla normalità", scrive François Vidal, caporedattore del quotidiano economico. Ora il problema è capire se bisogna rallegrarsi di questo ritorno all'ortodossia monetaria, prosegue l'editoriale di Les Echos:
"Le due ipotesi economiche alla base della decisione della Bce non sono affatto indiscutibili. Innanzitutto il rischio di un ritorno dell'inflazione, considerata come il male assoluto a Francoforte, non è accertato chiaramente. Anche se l'impennata delle materie prime ha senza dubbio causato un aumento dei prezzi nelle economie occidentali, non ha innescato da nessuna parte effetti collaterali come le rivendicazioni salariali, nemmeno in Germania. Di conseguenza non è per niente scontato che l'eurozona sia sufficientemente solida per sopportare l'aumento del prezzo della risorsa base delle banche e il rincaro dell'euro che ne deriverà. Esiste insomma un rischio non trascurabile che il ciclo di rialzo dei tassi possa imbrigliare la ripresa laddove è già iniziata e aumentare le difficoltà dei paesi più fragili dell'eurozona, soprattutto la Grecia, l'Irlanda e, da ieri, il Portogallo. A pensarci bene, quindi, la decisione della Bce somiglia molto a una scommessa".
Ma nel frattempo una cosa è sicura, conclude Les Echos:
"Se la Bce è andata ben al di là del suo mandato per evitare il peggio, questa parentesi di generosità monetaria è [ormai] chiusa. Ora tocca ai governi raccogliere il testimone e assicurare stabilità all'eurozona".
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