L’Europa ha i nervi a pezzi

Pubblicato il 7 Settembre 2011 alle 14:23

Secondo un'indagine recente quasi il 40 per cento della popolazione europea soffre di episodi di disturbo mentale, scrive l'Irish Examiner. Oltre alla depressione, la ricerca dell'European College of Neuropsychopharmacology ha incluso tra i disordini mentali anche le malattie neuronali come la demenza e il Parkinson. Nell'impressionate elenco dei sintomi manifestati da 165 milioni di europei ci sono anche quelli relativi al deficit di attenzione e l'iperattività nei bambini, il disturbo ossessivo-compulsivo e la timidezza patologica. "Soltanto in un terzo dei casi i malati ricevono il trattamento medico di cui hanno bisogno, ma anche così la malattia mentale rappresenta un fardello sociale ed economico imponente, con una spesa nell'ordine delle centinaia di milioni di euro", spiega il quotidiano di Cork.

Il Daily Telegraph sottolinea il fatto che le donne sono 2,5 volte più esposte degli uomini alla possibilità di soffrire di un disturbo mentale, "e la maggior parte dei casi si verifica durante l'età riproduttiva, tra i 16 e i 42 anni". Secondo lo studio "il peso di doversi occupare dei figli e delle faccende familiari e contemporaneamente lavorare ha causato un raddoppio nella percentuale delle donne depresse dagli anni settanta". Le donne sembrano essere particolarmente esposte alla depressione (30,3 milioni di casi) e all'ansietà (69,1 milioni), mentre gli uomini tendono di più all'alcolismo (14,6 milioni), soprattutto nei paesi dell'europa orientale.

Sul Guardian Lisa Appignanesi sottolinea che queste indagini "preoccupanti" "potrebbero far crescere l'attenzione sull'aumento delle sofferenze umane, ma invece evidenziano la tendenza imperialista del settore della salute mentale". Senza nascondere il proprio scetticismo, la scrittrice evidenzia il fatto che le professioni psichiatriche "hanno sfornato un numero sempre maggiore di categorie diagnostiche, 'inventando' diversi nuovi disturbi e offuscando la distinzione tra ciò che è sano e ciò che è malato. Nel frattempo le case farmaceutiche, per saziare il loro smisurato appetito per i profitti generati dalla vendita di medicinali, hanno medicalizzato la normalità e ottenuto un controllo ancora più profondo sulla nostra esistenza mentale ed emotiva".

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