Il discorso di Obama a Chicago dopo la proclamazione dei risultati, il 7 novembre

Non deluderci ancora, Obama

Riflettendo un’opinione pubblica largamente favorevole a Barack Obama, la stampa europea tira un sospiro di sollievo all’indomani della sua rielezione. Ma le illusioni del 2008 sono ormai svanite.

Pubblicato il 7 Novembre 2012 alle 15:23
Il discorso di Obama a Chicago dopo la proclamazione dei risultati, il 7 novembre

“L’Europa tira un sospiro di sollievo”, scrive Daniel Oliveira nel suo blog sul sito del settimanale portoghese Expresso:

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La vittoria di Obama non è la risposta a tutti i nostri problemi. Quelli bisogna risolverli in Europa, e specialmente in Germania. Ma l'affermazione di un altro sostenitore della barbarie finanziaria avrebbe allontanato la fine della crisi. L’Europa, che Romney vede soltanto come un covo di socialisti, non ha nessun motivo per festeggiare. Ma almeno può tirare un sospiro di sollievo. 

Tagesspiegel ricorda che 4 anni fa Obama era stato celebrato nel Vecchio continente “come un messia alla Casa bianca, come il più europeo e il più occidentale dei candidati, come ‘uno dei nostri’.” Ma “dopo quattro anni e una serie di promesse non mantenute, è ormai chiaro che si è trattato di un malinteso”, precisa il quotidiano elencando le delusioni sull’ambiente e la pace nel mondo.

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Quattro anni dopo l’Obamamania sembra soltanto il male minore. Ora tocca al presidente riaccendere la fiamma. L’Europa farà meglio a capire al più presto che nel corso del suo mandato Obama si concentrerà ancora meno sul destino del mondo e sempre più sugli interessi nazionali dell’America.

A tal proposito il greco To Vima sottolinea che “i tedeschi non vedono di buon occhio la rielezione di Obama”. Secondo il quotidiano ateniese

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Obama li disturba, perché ha cercato di frenare la catastrofe greca ma non crede che l’austerity possa salvare il paese e le economie. […] Obama e Merkel, gli Stati Uniti e l’Europa tedesca, entrano in una nuova fase delle loro relazioni. […] Obama ha quattro anni di tempo per decidere se gli Stati Uniti vogliono impedire all’Europa di diventare una colonia tedesca, cosa che Berlino cerca di ottenere da tre anni segnati dalla crisi del debito. […] Con le mani finalmente libere, probabilmente Obama 2 non resterà più a guardare mentre la Germania spadroneggia. Ciò che succederà d’ora in poi determinerà il progetto geopolitico tedesco, che oltrepassa di gran lunga le frontiere dell’Europa.

Sul sito di Gazeta Wyborcza, Zbigniew Lewicki spiega che “Barack Obama non è la miglior scelta per il mondo. Non ha fatto nulla per essere condannato, ma non ha nemmeno rispettato le aspettative che ha suscitato quattro anni fa”. Secondo il docente di studi americani dell’università Kardynał Stanisław Wyszyński

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l’Europa è sparita dal radar di Obama. […] Non capisco il perché di tanta gioia da parte nostra. Il presidente che è stato appena eletto negli ultimi anni ha voltato le spalle all’Europa. […] Capisco che i paesi più grandi come Francia, Germania e Italia siano felici del fatto che il presidente americano non interferisca con la loro politica, ma i paesi più piccoli come la Polonia, che dipendono dall’Ue e la Nato per la loro sicurezza, non hanno alcun motivo di festeggiare. […] La Russia sarà invece entusiasta per la vittoria di Obama, perché il presidente ne comprende le necessità e le aspirazioni.

All’indomani dell’elezione presidenziale, sottolinea su El Pais il politologo Vicente Palacio, “gli europei si svegliano leggermente sollevati dalla vittoria di Obama”, perché

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offre loro una seconda possibilità. Durante il suo primo mandato Obama ha trovato un’Europa in declino, senza la forza sufficiente per porsi al suo stesso livello, senza leader. Oggi invece sembra un po’ più facile per i leader europei come Hollande o Rajoy provare a trarre vantaggio dalla scommessa sulla crescita del presidente rieletto. […] I federalisti europei possono dimenticare per un momento la cecità, la lentezza e la slealtà reciproca e sognare che questo Obama 2.0 possa essere un loro alleato per superare la fragilità dell’Ue. […] All’indomani delle elezioni, possiamo sognare che Obama metta l’Europa  al centro della sua attenzione e si trasformi in un portabandiera della nostra unione politica, fiscale e bancaria. Nell’ultima fase della campagna elettorale l’aumento di posti di lavoro negli Stati Uniti ha mitigato le conseguenze visibili dell’austerity europea. Ma l’errore fondamentale è sempre là, e bisogna vedere come reagirà Obama se questa politica metterà in pericolo gli Stati Uniti. Se accadesse, i giorni dell’austerity imposta da Merkel sono contati.

Sul tavolo del nuovo presidente ci sono quattro dossier da cui non si potrà prescindere se si vorrà davvero, come è stato promesso in lungo a in largo per il Paese, rilanciare la crescita interna”, scrive Mario Platero sul Sole 24 Ore. Uno di questi riguarda l’Europa:

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Di nuovo: inutile perdersi nella retorica che abbiamo ascoltato in campagna elettorale ‘Europa socialista’, ‘Europa che frena la nostra crescita’ e così via. Dal G20 di Los Cabos in avanti l’Europa ha imboccato la strada della rifondazione che l’America condivide e che semmai vorrebbe vedere avanzare in tempi più rapidi. Pensare a una ‘freddezza atlantica’ oggi non è pensabile. L’intreccio economico, d’affari, rende l’Atlantico un unico grande bacino economico. […] Che la nuova amministrazione dediche cure e attenzioni all’Europa, che la si smetta di usarci come parafulmine di problemi altrui. 

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