L’austerity affonda l’Europa

Le ultime statistiche sull’eurozona indicano che la crisi è molto lontana dalla fine, contrariamente a ciò che hanno affermato negli ultimi tempi i responsabili politici.

Pubblicato il 15 Febbraio 2013 alle 15:02

La stampa europea attribuisce la flessione dell’economia alle politiche d’austerity applicate nella maggior parte dei paesi europei, e alcuni quotidiani invocano un cambiamento di rotta.

“L’eurozona è diventata una zona di recessione”, sottolinea La Tribune domandandosi in prima pagina se “l’Europa è davvero malata di austerity”. Secondo il quotidiano le cifre pubblicate il 14 febbraio somigliano al “massacro di San Valentino”:

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Il calo dello 0,6 per cento in un trimestre della ricchezza dell’eurozona è il terzo più grave registrato dal 1995, ovvero da quando Eurostat ha cominciato a curare le statistiche sull’Unione economica e monetaria.

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Il portoghese Diário Económico titola che il paese “sprofonda nella peggiore recessione dal 1975”, con una contrazione del pil del 3,2 per cento. La flessione è più pesante di quanto il governo si aspettasse, e obbligherà Lisbona a rivedere le sue previsioni per il 2013. Secondo gli esperti consultati dal quotidiano il calo dovrebbe superare il previsto 1 per cento. Nel suo editoriale Diário Económico afferma che

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i segnali d’allarme in così tanti paesi costringeranno i politici europei ad agire per alleviare il peso che affossa il Portogallo, l’Irlanda e la Grecia. In Portogallo i politici dovranno inoltre sostenere la ripresa economica.

“L’economia cade per la terza volta in recessione” dall’inizio della crisi nel 2008, titola l’olandese Nrc Handelsblad. Secondo il quotidiano l’annuncio rimette in discussione la politica d’austerity voluta dal primo ministro Mark Rutte. Nrc attribuisce il calo dell’attività economica alla diminuzione degli investimenti pubblici, e offre un percorso alternativo:

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provare a convincere Bruxelles ad avere un atteggiamento più flessibile ora che l’economia arranca in tutta l’eurozona.

“La recessione si aggrava nell’eurozona e chiude l’anno con un calo dello 0,6 per cento”, titola La Vanguardia. Il quotidiano spagnolo teme che la situazione crei problemi di fiducia nel debito degli stati più fragili come la Spagna, e sottolinea che

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la strategia d’austerity voluta dalla cancelliera Merkel non funziona più, e prima o poi bisognerà cambiare rotta. […] L’Europa ha bisogno come l’aria di una politica economica che punti sulla crescita.

Le disavventure dell’eurozona hanno ripercussioni anche sui paesi che non ne fanno parte. “La Repubblica Ceca è caduta nella recessione più lunga della sua storia”, titola Hospodářské Noviny, ricordando che l’anno scorso il pil è calato dell’1,1 per cento. “Tra le principali cause del rallentamento dell’economia”, spiega il quotidiano, “c’è il calo dei consumi delle famiglie, diminuiti di oltre il 3 per cento rispetto al 2011”. Una delle conseguenze di questo fenomeno è

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la sparizione dei legami economici tradizionali con il vicino tedesco. La teoria secondo cui quando la Germania va bene la Repubblia Ceca va meglio non è più valida. […] Le due economie hanno preso direzioni diverse: quella tedesca è cresciuta dello 0,7 per cento, mentre quella ceca è calata dell’1,1 per cento.

“Fine della favola. L’economia è in caduta libera”, titola Népszava a Budapest alludendo alle parole pronunciate nel 2012 dal ministro dell’economia György Matolcsy: “la favola ungherese sarà un successo entro un anno”. Nel 2012 l’economia del paese si è contratta dell’1,7 per cento, mentre nel 2011 l’Ungheria registrava ancora una crescita dell’1,6 per cento (1,3 nell’anno precedente). Il quotidiano sottolinea che

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la recessione in Ungheria è la quarta più grave in Europa dopo quelle di Grecia, Portogallo e Cipro.

“Gli effetti della politica di austerity imposta a tutta l’Europa si rivelano senza sorprendere nessuno”, conclude Mediapart. Tuttavia il sito francese aggiunge che

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osare parlare della sopravvalutazione della moneta europea, che vanifica tutti gli sforzi dei paesi europei per risanare la loro economia, è ancora un tabù, e probabilmente la storia si ripeterà ancora al vertice del G20 di questo fine settimana a Mosca. Secondo la Commissione europea, allineata sulle posizioni di Berlino, bisogna avere pazienza e aspettare gli effetti benefici dell’austerity.

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