Libero scambio

Un buon affare per Cameron e Obama

Per il premier britannico il trattato di libero scambio tra Ue e Stati Uniti è un’occasione di risollevare le sue quotazioni in Europa. Per il presidente americano è un modo per rilanciare l’economia statunitense a spese di quella europea.

Pubblicato il 18 Giugno 2013 alle 15:34

Per il Wall Street Journal l’annuncio dell’avvio dei negoziati è il risultato di mesi di lavoro oscuro da parte della diplomazia britannica, sia per costruire sostegno all’ accordo commerciale che per offrire un grande ritorno d’immagine per Cameron, organizzatore del vertice del G8 in Irlanda del Nord:

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Per Cameron il Ttip [Transatlantic Trade and Investment Partnership agreement] è molto più che un accordo commerciale. Si tratta di un aspetto fondamentale nella sua campagna di riconciliazione del Regno Unito con l’Ue prima del referendum promesso e fissato per il 2017. [...] Cameron sta scommettendo che un successo sul Ttip riduca le pressioni per una rinegoziazione generale dei termini dell’appartenenza britannica prima del 2017. il Ttip offre a Cameron un modo politicamente allettante di mettere il Regno Unito al centro dell’Europa, e il suo entusiastico sostegno a questo progetto così ambizioso contribuisce a risolvere parte della diffidenza provocata dalla sua cattiva gestione dei rapporti europei.

Secondo Die Welt l’accordo di libero scambio “favorirà soprattutto gli Stati Uniti”. Uno studio dell’istituto di sondaggi Ifo realizzato per conto della fondazione Berteslmann per analizzare le conseguenze dell’eventuale accordo su 126 stati, ha scoperto che la zona di libero scambio

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permetterebbe di creare 1,1 milioni di posti di lavoro supplementari negli Stati Uniti e di far aumentare il pil reale pro capite del 13,4 per cento. L’accordo potrebbe nuocere ai paesi che non farebbero parte della zona, le cui esportazioni sarebbero ridotte. Questo danneggerebbe soprattutto il pil dei partner tradizionali degli Stati Uniti come Canada e Messico, soprattutto Canada (-9,5%) e Messico (-7,5%).

La Frankfurter Allgemeine Zeitung suggerisce che un altro risultato dell’accordo sarebbe la riduzione degli scambi interni all’Ue:

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Il volume degli scambi commerciali tra la Germania e i paesi dell’Europa del Sud calerebbe del 30 per cento […] e quello tra la Germania e la Francia del 23 per cento, mentre raddobberebbe quello con gli Stati Uniti. Inoltre l’Unione doganale [realizzata nel 1968] perderebbe il suo valore.

La Tageszeitung condivide invece le preoccupazioni di un gruppo di 22 ong sulle conseguenze dell’apertura del mercato europeo per la protezione dei consumatori in Europa.

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Carne di pollo disinfettata con la candeggina, manzo clonato e prodotti alimentari modificati geneticamente incombono sui consumatori europei.

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