Idee Difesa comune

Dei leader inermi

Durante la crisi ucraina Parigi e Berlino sono intervenuti con determinazione nel disegnare la posizione europea nei confronti di Mosca. Ma Francia e Germania possono garantire una leadership a lungo termine, in grado di trasformare l’Unione Europea in una vera potenza strategica?

Pubblicato il 2 Giugno 2015 alle 09:37

Il partenariato franco-tedesco ha svolto un ruolo essenziale nella creazione e nell’unificazione dell’Europa post-bellica. I due paesi sono sempre stati più forti sul fronte dell’integrazione europea, che ha visto la creazione di un mercato e di una moneta unica, e meno sul fronte bellico e diplomatico. Tuttavia, a seguito della crisi in Ucraina, Parigi e Berlino hanno trasformato l’Unione europea in un blocco commerciale aggressivo e imposto pesanti sanzioni alla Russia.

Allo stesso tempo, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande hanno adottato un approccio estremamente reattivo, senza una leadership a lungo termine, in grado di trasformare l’Ue in una vera potenza strategica, degna del suo peso economico.

In politica estera Francia e Germania non sono mai state sulla stessa lunghezza d’onda. Le divergenze sono profondamente radicate: Mentre la Germania rimane fondamentalmente una potenza civile, non interessata a interventi militari all’estero, la Francia è orgogliosa delle sue bombe atomiche e delle numerose spedizioni militari in Africa.

Comportamento inaccettabile

Risulta quindi evidente che Parigi e Berlino hanno fatto progressi, adottando un approccio molto più determinato nel disegnare la risposta europea alla Russia, soprattutto nel contesto della crisi e della guerra civile in Ucraina. L’Ue considera l’annessione unilaterale della Crimea e il sostegno ai secessionisti ucraini da parte della Russia un comportamento inaccettabile nell’era post guerra fredda.

Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

L’Ue è riuscita a imporre pesanti sanzioni alla Russia, tra cui l’esclusione di importanti aziende russe dai mercati finanziari europei, il bando alle esportazioni di apparecchiature all’avanguardia per l’estrazione mineraria e l’esplorazione, destinati all’onnipotente industria russa del gas e del petrolio, nonché una serie di restrizioni rivolte ai singoli individui.

Le sanzioni europee non hanno, tuttavia, consentito di raggiungere gli obiettivi più ambiziosi in Ucraina: la fine dell’insurrezione nell’est del paese e il ritiro della Russia dalla Crimea. Il che non sorprende. In parole povere: a Mosca importerà sempre più dell’Ucraina che di Bruxelles.

La cancelliera Merkel e il presidente Hollande hanno preso l’iniziativa negli incontri con il presidente russo Vladimir Putin e nella mediazione con il presidente ucraino Petro Porošenko. La coppia franco-tedesca è riuscita a promuovere con successo alcuni cessate il fuoco limitati, ma il conflitto continua. La Crimea sembra essere irrimediabilmente separata dall’Ucraina e quello dell’Ucraina orientale sembra destinato a diventare un “conflitto congelato”, simile a quelli della Transnistria in Moldavia e dell’Ossezia del Sud in Georgia.

Verso un esercito europeo?

Parigi e Berlino possono pertanto affermare di aver realizzato progressi significativi nel rendere l’Ue una “potenza” nei suoi rapporti con la Russia. Ma non si può tuttavia negare che, in generale, la cancelliera Merkel e il presidente Hollande non sono riusciti ad adottare un approccio in grado di trasformare l’Europa un vero e proprio attore strategico.

Il problema è legato alla sovranità degli stati: sono le capitali dei singoli paesi a decidere se impegnarsi o meno in una missione Ue. Non c’è un “decisore unico europeo”. I governi nazionali preferiscono conservare i loro eserciti come una merce dal valore intrinseco o da usare più che altro in un contesto della Nato. Questo consente a dei dirigenti europei minori di mostrarsi al fianco di alti rappresentanti di Washington e di servirsi o di influenzare l’impressionante potenza militare, diplomatica e di intelligence americana.

C’è sicuramente una richiesta di cambiamento. Stando a un recente sondaggio Eurobarometro circa il 46% dei cittadini Ue è favorevole in principio alla creazione di un esercito europeo. Gli europei più istruiti sono sempre più “europei” grazie alle diffusione dell’inglese e all’internazionalizzazione della cultura, favorita dai programmi televisivi, i film e la musica americani ma anche dagli scambi commerciali e dall’istruzione.

Ma il desiderio di europeizzazione si esprime troppo spesso in negativo. I governi nazionali, solitamente dell’Europa meridionale e orientale, vengono ritenuti così corrotti che giovani emarginati sono arrivati a pensare che sarebbe meglio avere un governo europeo.

Qualsiasi cambiamento sostanziale nel potere strategico dell’Ue, quale la creazione di un esercito europeo o l’imposizione di sanzioni a maggioranza invece che all’unanimità, richiederebbe un cambiamento dei trattati e sarebbe il primo passo verso il federalismo radicale.

Per il governo francese in particolar modo sarebbe difficile fare accettare una federalizzazione simile, poiché i legislatori europei vengono spesso criticati sia dai politici di centro che da quelli più radicali per le scelte dolorose e le riforme impopolari. Come sottolineano i Sustainable Governance Indicators della Fondazione Bertelsmann, “il risultato è che questi concetti sono regolarmente accusati di distruggere le basi della società e il caro ‘stile di vita alla francese’”.

Qualsiasi “balzo” verso una maggiore integrazione europea non è pensabile fintanto che l’euroscetticismo avanza per effetto della crisi dell’euro e che la popolarità di così tanti governi nazionali rimane scarsa. Occorre favorire la ripresa economica e riconquistare l’opinione pubblica prima di proporre qualsiasi cambiamento. Come direbbero i francesi, l’Europe puissance n’est pas pour demain - l’Europa potenza non è per domani.

Tags
Ti è piaciuto questo articolo? Noi siamo molto felici. È a disposizione di tutti i nostri lettori, poiché riteniamo che il diritto a un’informazione libera e indipendente sia essenziale per la democrazia. Tuttavia, questo diritto non è garantito per sempre e l’indipendenza ha il suo prezzo. Abbiamo bisogno del tuo supporto per continuare a pubblicare le nostre notizie indipendenti e multilingue per tutti gli europei. Scopri le nostre offerte di abbonamento e i loro vantaggi esclusivi e diventa subito membro della nostra community!

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Abbònati!

Sullo stesso argomento