Rifugiati in Ucraina
Rifugiati afgani, pakistani, palestinesi, congolesi e somali in un centro d'internamento a Chop, nell'ovest dell'Ucraina, nel 2009.

“Il Guantánamo dell’Est”

Pubblicato il 25 Febbraio 2015 alle 18:19
Rifugiati afgani, pakistani, palestinesi, congolesi e somali in un centro d'internamento a Chop, nell'ovest dell'Ucraina, nel 2009.

Meno coperta dai mezzi d'informazione rispetto al Mediterraneo, l’Ucraina è un importante punto di passaggio verso l'Europa per i rifugiati che fuggono dalle milizie islamiche in Africa orientale. Ma le condizioni di accoglienza sono indegne, come testimoniano i richiedenti asilo.

Di Lorenzo Ferrari

Hasan Hirsi fuggì dalla Somalia all'età di quindici anni, dopo che i terroristi di Al-Shabab avevano attaccato il suo villaggio. Volò a Mosca e da lì i trafficanti lo condussero a Kiev. Per passare dall'Ucraina in Europa, Hirsi ha però impiegato cinque anni e cinque tentativi. È stato fermato ripetutamente dalle guardie di frontiera ucraine, ungheresi e slovacche, e ha trascorso quasi tre anni nei centri di detenzione e nelle carceri ucraine, dove è stato torturato. Ora si riferisce all'Ucraina come “l'inferno” e ha ancora degli incubi.
Mentre l'attenzione di molti si concentra soprattutto sulle rotte mediterranee di migrazione, Maximilian Popp in una lunga inchiesta sullo Spiegel nota che “laddove si tratta della rotta orientale, e della sorte di migranti come Hasan Hirsi, l'interesse è stato finora limitato”. Tuttavia, “persino lo scorso anno, nonostante il conflitto in Ucraina, a centinaia hanno continuato a cercare di raggiungere l'Ue dall'Europa dell'Est”.

Uno degli snodi principali della rotta orientale è la città ucraina di Uzhgorod. I rifugiati spesso vi trascorrono dei mesi, in attesa che i parenti spediscano loro i soldi per proseguire. In seguito, “per parecchie centinaia di euro, i trafficanti ucraini conducono i migranti da Uzhgorod attraverso il confine con l'Ungheria o la Slovacchia”. Anche se gli stati membri dell’Ue dovrebbero esaminare le richieste di asilo “i paesi lungo i suoi confini orientali, come l'Ungheria e la Grecia, spesso ignorano le norme e rispediscono i rifugiati indietro”. Anche Hirsi, benché volesse fare domanda d'asilo, fu ricacciato più volte in Ucraina.

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Già agli inizi degli anni Duemila, l'Ue aveva assegnato 35 milioni di euro all'Ucraina, affinché migliorasse il controllo dei suoi confini. Negli ultimi anni, l'Ue ha offerto al governo ucraino 30 milioni di euro per i suoi centri di detenzione dei migranti, e un accordo del 2010 tra Ue e Ucraina ha stabilito che i rifugiati che entrano nella Ue passando dall'Ucraina possono essere rispediti in quel paese.

Come scrive Popp, “lungo il margine orientale dell'Europa l'outsourcing della politica di asilo dell’Ue è più avanti che in qualsiasi altro luogo”. “A quanto pare, Bruxelles spera che questo sistema conduca a una riduzione del numero dei richiedenti asilo in Europa – senza attrarre troppa attenzione”. Ma già nel 2010, Human Rights Watch aveva criticato la Ue “per il fatto di investire dei milioni per spingere i flussi di rifugiati via dall'Europa e verso l'Ucraina, senza assicurarsi che vengano prese le misure sufficienti per assicurare un trattamento umano dei rifugiati”.

Stando alla testimonianza di Hasan Hirsi, i rifugiati in Ucraina vengono trattati in modo disumano. Uno dei campi di detenzione da lui attraversati, quello di Pavshino, era noto come “la Guantanamo dell'Est”. Nei campi i migranti “erano tenuti in una stanza buia e non riscaldata, e le guardie si rifiutavano di permettere loro di usare i bagni. Molti rifugiati urinavano in delle bottiglie o sul pavimento, e non veniva loro dato nulla da mangiare per giorni. 'Eravamo tenuti come animali', dice Hirsi”. Durante gli interrogatori, le guardie picchiavano i migranti e davano loro delle scosse. Come affermò una di loro, “ora siete in Ucraina. Non in Germania. Non in Inghilterra. Qui non c'è la democrazia”.

Il racconto di Hirsi coincide con numerosi altri rapporti e testimonianze. Secondo l'UNHCR, l'arresto dei migranti in Ucraina viola la Convenzione europea per i diritti dell'uomo. Il timore è che il trattamento dei migranti possa ora peggiorare ancora, a causa della crisi in corso in Ucraina. Come nota il rappresentante dell'UNHCR in Ucraina, “il governo di Kiev è già totalmente occupato dal prendersi cura dei profughi interni, che sono quasi un milione […]. Di fatto non è in grado di prendersi cura anche dei richiedenti asilo”.

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