Il paese degli onesti

Molti politici tedeschi sono stati costretti alle dimissioni da piccoli scandali che farebbero sorridere i loro colleghi europei. Un’ipersensibilità che dice molto del carattere nazionale.

Pubblicato il 15 Febbraio 2013 alle 11:39

Scandalo! Il capogruppo dell’Fdp [al parlamento tedesco] Rainer Brüderle ha scatenato un vasto dibattito perché ha avuto un'espressione infelice [nei confronti di una giornalista] e perché ha dato un'occhiata [al suo seno].

Scandalo! Annette Schavan è colpevole di aver copiato la sua tesi. Ha dovuto dimettersi – anche se molti pensano che abbia svolto un buon lavoro al ministero dell'istruzione.

Scandalo! Il candidato alla cancelleria Peer Steinbrück [Spd] ha intascato quasi 1,25 milioni di euro – redditi percepiti in modo del tutto legale e debitamente dichiarati.

Scandalo! L'ex presidente della Repubblica federale Horst Köhler ha indignato mezza Germania dichiarando, in occasione di un viaggio in Afghanistan che la missione rappresentava anche degli interessi economici – affermazioni che peraltro già figuravano su un documento del ministero della difesa.

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Scandalo! Sospettato per una vicenda legata al pagamento di una camera d'albergo, il presidente federale Christian Wulff è stato obbligato a dimettersi – anche se il caso riguarda una somma di 400 euro.

Chiunque si interessi agli scandali politici della legislatura in corso non troverà molti argomenti per indignarsi. Questo vale anche per le dimissioni del ministro della difesa Karl-Theodor zu Guttenberg, che ha copiato la sua tesi di dottorato. All'estero ci si diverte nel vedere i tedeschi indignarsi di fronte a simili piccolezze. O sono incredibilmente suscettibili o sono talmente fortunati da essere costretti ad approfittare di ogni minima violazione delle regole per avere ogni tanto l'occasione per arrabbiarsi.

Altri paesi hanno sicuramente delle questioni più interessanti a cui dedicare la loro attenzione. L'ex ministro austriaco Ernst Strasser è stato condannato a quattro anni di prigione per corruzione. L’ex candidato presidenziale francese Dominique Strauss-Kahn è stato sospettato di aver costretto una cameriera a un rapporto orale. L’ex presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi è accusato di abuso di potere e di complicità in un caso di prostituzione minorile e rischia quattro anni di carcere per frode fiscale.

In confronto la Germania assomiglia al paese dei balocchi, eppure non è serena. Tutti i media hanno parlato a lungo dei casi che abbiamo citato in precedenza, analizzando con cura ogni minimo dettaglio e immaginando titoli intriganti. I cittadini sono rimasti sconvolti da questi casi e i politici interessati sono crollati nei sondaggi. Ma basta così poco?

Si può giudicare un paese in base ai suoi scandali politici. Il suo potenziale di indignazione ci informa del carattere di una nazione. Nel 2010 lo psicoanalista italiano Sergio Benvenuto ha evocato il caso dell'Italia sulla rivista Lettre International. Per lui Berlusconi fa politica per i clienti del "bar dello sport", quel "regno del politicamente scorretto" dove domina la volgarità e dove si parla male dei politici a meno che siano "apolitici" come Berlusconi. Benvenuto spiega in questo modo la longevità del Cavaliere.

In Germania invece la politica non è fatta per i frequentatori dei bar dello sport. Il cuore del paese batte nei supermercati biologici, dove uomini e donne si danno da fare per un mondo migliore comprando prodotti bio. Qui prevalgono i principi di responsabilità, di sensibilità e di onestà. Questo mondo è un mondo pulito, e non un universo malfamato come il bar dello sport. Il supermercato biologico pone molto più in basso la soglia a partire dalla quale si parla di "scandalo politico".

Ma quali sono questi punti sensibili? Nei casi di Annette Schaven (Cdu) e Karl-Theodor zu Guttenberg (Csu) è l'onestà. I responsabili politici non hanno il diritto di mentire né di esibire dei titoli di studio che non meritano.

Le dichiarazioni di Köhler hanno creato scandalo perché il paese è particolarmente suscettibile all'argomento della guerra. Dopo due conflitti mondiali la Germania non vuole più avere a che fare con gli interventi militari. E quando a ciò si aggiungono anche degli interessi economici, questo diventa assolutamente insopportabile, perché il tedesco tollera la guerra solo quando è fatta per motivi moralmente irreprensibili. Gli interessi economici sono sospetti agli occhi di un paese che è anche una potenza economica. Gli scandali mettono spesso in luce una forma di ipocrisia.

Nel caso di Christian Wulff (Cdu) e Peer Steinbrück (Spd) il cuore del problema è il denaro e il fatto che i politici possano permettersi uno stile di vita che si allontana da quello dei comuni mortali. Wulff è anche sospettato di disonestà. La Germania si vede volentieri come un paese pulito, dove tutto funziona bene perché nessuno corrompe nessuno; si considera anche un paese piuttosto egualitario, nel quale essere ricchi non è considerato positivamente.

Tutti questi elementi compongono il quadro di una nazione che vuole essere virtuosa in materia di denaro, di guerra, di vita privata, che fa molta attenzione alla coesione sociale e non ama i litigi. Siamo il paese della gente perbene.

Il fatto che si dia tanto spazio a uno scandalo di poca importanza deriva prima di tutto dal fatto che in Germania le grandi questioni politiche non dividono la popolazione. Sulla politica dell'Unione europea di fronte alla crisi, come sulla svolta energetica e sull’esercito, regna un largo consenso fra i principali partiti politici. Del resto i grandi scandali sono rari. Se il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble fosse ritenuto colpevole di frode fiscale, gli "extra" di Steinbrück e la tesi di Annette Schavan finirebbero nelle pagine interne dei giornali.

Scandali preventivi

Anche se può far sorridere, questa ipersensibilità ha forse un carattere preventivo, rafforzando alcuni principi che hanno fatto di questo paese uno dei più ricchi e meglio amministrati del mondo. La reazione suscitata da questi piccoli scandali tradisce anche la paura di uno scandalo di grandi dimensioni, è una sorta di campanello d'allarme. Il temperamento tedesco non sopporterebbe un sistema all'italiana. Il supermercato biologico è anche un rifugio di persone angosciate, preoccupate che succeda alla Terra qualcosa di grave.

In questa estrema rettitudine c’è probabilmente qualcosa di piccolo borghese. Il che non è necessariamente seducente, e anche qui si sogna il gesto trasgressivo e l'Italia, anche se in caso di problemi si preferisce avere a che fare con la giustizia tedesca.

Nella mentalità dei tedeschi gli errori dei politici rimettono in discussione la loro capacità di esercitare le loro funzioni. Così gli scandali permettono di fare la selezione fra chi è adatto a occupare funzioni di alta responsabilità e chi non lo è.

La severità dei criteri tedeschi non deve essere un motivo di soddisfazione. È l'espressione di una necessità. È molto probabile che si rida di più al bar dello sport che tra gli scaffali dei supermercati bio, ma se i tedeschi sono costretti alla rettitudine è prima di tutto per poter sopportare sé stessi.

Storia

Il potere del dottore

Due lettere, un punto e una lunga storia. “Nel dr. (dottore) tedesco rivivono centinaia di anni di cultura”, scrive la Süddeutsche Zeitung. Il quotidiano di Monaco spiega perché un titolo universitario ottenuto in modo sleale ha provocato la caduta di un altro ministro, in questo caso Annette Schavan.

Per i tedeschi questo titolo ammanta il suo portatore “di una specie di nobiltà” ereditata dal XIX secolo, epoca in cui l’università era la più importante istituzione comune a tutti i paesi germanofoni, sottolinea la Sz.

Contrariamente agli italiani, la cui commedia veneziana prende in giro la figura del “dottore”; agli austriaci, il cui ”Dr.” soddisfa il gusto quotidiano per il fasto; ai francesi, per cui l’“alta scuola” vale più dell’università; e ai britannici, che fanno più attenzione al nome della scuola che al diploma, i tedeschi sono convinti che “l’università tedesca è l’unico luogo del sapere”. Anche se “oggi la realtà non corrisponde più” a quest’idea.

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