Una manifestazione di sostegno all'Hezbollah a Berlino, nel luglio 2006.

In Europa l’Hezbollah è di casa

Etichettato come terrorista dagli Stati Uniti, il gruppo sciita militante Hezbollah ha uffici in tutta Europa, ma insiste nell’affermare di essere soltanto un’organizzazione politica e umanitaria che raccoglie fondi destinati alla leadership del gruppo che si trova in Libano. Il New York Times si chiede però se i servizi di sicurezza europei siano abbastanza attenti.

Pubblicato il 24 Agosto 2012 alle 16:04
Una manifestazione di sostegno all'Hezbollah a Berlino, nel luglio 2006.

Mentre le autorità statunitensi suonano l’allarme per quella che a loro dire è una nuova seria minaccia proveniente dal gruppo sciita militante Hezbollah, migliaia di affiliati e di sostenitori di questa organizzazione agiscono senza tante restrizioni in Europa, raccogliendo fondi che sono poi spediti alla leadership del gruppo in Libano.

Washington e Israele sostengono che Hezbollah sia un’organizzazione terroristica appoggiata dall’Iran, che abbia le mani sporche di sangue, che stia lavorando a stretto contatto con la Turchia per addestrare, armare e finanziare la letale repressione in Siria dei ribelli a opera dell’esercito. Tuttavia, l’Unione Europea continua a trattarlo in primo luogo come un movimento libanese politico e sociale.

Mentre Israele acuisce i timori di un colpo preventivo sui siti nucleari iraniani, gli analisti dell’intelligence mettono in guardia che Iran e Hezbollah reagirebbero con attacchi contro loro bersagli all’estero.

Le autorità israeliane e statunitensi hanno attribuito proprio a Hezbollah e Iran l’attentato all’autobus in Bulgaria del mese scorso, che ha provocato la morte di sei persone, cinque delle quali turisti israeliani, affermando che quell’operazione rientra in una serie di offensive clandestine, frutto di complotti orditi in Thailandia, in India, a Cipro e altrove. I difensori di Hezbollah sostengono che non ci sono prove documentate del presunto coinvolgimento del gruppo nell’attentato.

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Nel suo rapporto annuale sui rischi nel paese, l’agenzia tedesca di intelligence ha reso noto che anche se si crede che Hezbollah operi in tutto il continente europeo, è in Germania che si troverebbe il centro delle sue attività, con oltre 950 membri e sostenitori presenti l’anno scorso, in aumento di 50 unità rispetto al 2010.

In Europa Hezbollah ha mantenuto un basso profilo fin dagli attentati dell’11 settembre 2001, continuando per altro a raccogliere fondi destinati ad attività umanitarie in Libano, alla costruzione di scuole e piccoli ospedali e, secondo quanto affermano le agenzie d’intelligence occidentali, ad attività terroristiche.

I servizi di sicurezza europei non perdono d’occhio i sostenitori politici del gruppo, ma secondo gli esperti i controlli diventano inefficaci quando si tratta di stare dietro alle cellule dormienti che rappresentano il pericolo maggiore. “Hanno agenti reali e ben addestrati in Europa che non entrano in azione da lungo tempo. Ma se venisse loro ordinato, potrebbero farlo da un momento all’altro”, ha detto Alexander Ritzmann, consulente politico dell’European Foundation for Democracy a Bruxelles, che ha testimoniato davanti al Congresso Usa su Hezbollah.

“Se ci fossero prove concrete che Hezbollah è impegnato in azioni di terrorismo, l’Ue prenderebbe in considerazione l’idea di inserire l’organizzazione nell’elenco delle associazioni terroristiche”, ha detto Erato Kozakou-Marcoullis, il ministro degli esteri di Cipro che ricopre il ruolo di presidente a rotazione dell’Unione europea.

La netta antitesi di opinioni riflette i molteplici ruoli che Hezbollah ha ricoperto sin da quando si è affermato in Libano dopo l’invasione israeliana del 1982. La sua ala militante si è resa responsabile di una serie di rapimenti e di attacchi molto ben organizzati in patria ed è stata accusata di attentati all’estero. Ma il gruppo è diventato anche fornitore di servizi sociali che lo sconquassato governo libanese è stato incapace finora di fornire e si è trasformato da allora in una forza politica, con due ministeri di gabinetto e una dozzina di seggi in parlamento.

Il segretario generale del gruppo, Hassan Nasrallah, ha detto che essere inseriti nella lista nera europea sarebbe “devastante per Hezbollah, perché le fonti dei nostri finanziamenti si prosciugherebbero e il sostegno politico morale e materiale andrebbe distrutto”.

Rispetto agli Stati Uniti, l’Europa è da sempre molto più tollerante nei confronti dei gruppi militanti islamici. Prima degli attentati dell’11 settembre, Al Qaeda aveva aperto un ufficio stampa per i media a Londra. Buona parte della pianificazione e dell’organizzazione necessarie agli attentati si svolse ad Amburgo, in Germania, dove viveva il capo del complotto, Mohamed Atta.

Per anni le autorità statunitensi si sono lamentate in via riservata della riluttanza da parte della Germania a reprimere le attività che aggirano di fatto le sanzioni contro l’Iran. Le pressioni paiono aver dato qualche frutto, visto che l’anno scorso la Germania ha finalmente approvato l’inclusione della European-Iranian Trade Bank, con sede ad Amburgo, nella lista nera dell’Unione Europea.

Nondimeno, laddove i governi di Stati Uniti e Israele vedono fervere i preparativi di Iran e Hezbollah per dare il via ad azioni di terrorismo internazionale con le loro cellule dormienti, gli europei distinguono categoricamente tra una rete terroristica internazionale quale è Al Qaeda e quello che considerano un conflitto che vede schierati da una parte Israele e gli Stati Uniti e dall’altra Iran, Siria ed Hezbollah.

Alcuni analisti ritengono che i gruppi sciiti come Hezbollah pongano meno rischi rispetto a organizzazioni sunnite militanti quali per l’appunto Al Qaeda. “Il pericolo maggiore da parte dei militanti islamisti arriva dai salafiti: non dagli sciiti, ma dai sunniti”, ha affermato Berndt Georg Thamm, un esperto di terrorismo di Berlino, facendo riferimento al movimento dalla linea dura dell’Islam sunnita.

Tacito accordo

Il divario delle percezioni da una sponda all’altra dell’Atlantico è a tal punto ampio che le autorità Usa sembrano più preoccupate dalla minaccia di Hezbollah in Europa degli stessi europei. I Paesi Bassi hanno dichiarato Hezbollah un’organizzazione terroristica nel 2004, dicendo di non voler fare distinzioni tra l’ala politica del gruppo e quella terrorista, cosa che invece fa il Regno Unito, per il quale soltanto l’ala militante è schedata.

Ritzmann ha detto: “I britannici lo considerano un espediente: se cambiano li tolgono dall’elenco. I francesi, invece, non pensano che sia intelligente metterli nell’elenco delle associazioni terroristiche, vista la loro importanza come attori politici”. “Non c’è un parere unanime su Hezbollah, dunque, e ciò non cambierà in un immediato futuro”, ha confermato Thamm.

In Europa gli scettici pensano che quando Hezbollah è diventata un’entità più politica, il gruppo abbia preso le distanze dal proprio passato terroristico, arrivando addirittura a dimenticarselo del tutto, e che Israele attizzi le paure nel tentativo di legittimare un attacco agli impianti nucleari iraniani.

Secondo alcuni esperti, le autorità della sicurezza del continente sarebbero reticenti a inserire il gruppo nell’elenco delle associazioni terroristiche perché sembrano aver constatato una tacita distensione, in virtù della quale Hezbollah non compie attentati e le autorità delle forze dell’ordine in Europa non interferiscono con il suo lavoro di raccolta fondi e di organizzazione.

“C’è il timore di attirarsi le ire di Hezbollah e in definitiva di scatenare attentati nei rispettivi paesi”, dice Bruce Hoffman, professore di studi sulla sicurezza a Georgetown ed esperto di terrorismo, “Perché mai raccogliere un sasso da terra per vedere che cosa c’è sotto?”.

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