Idee Dopo le elezioni in Polonia

La democrazia alla prova

“Reazionario”, “bigotto”, “autoritario”, “euroscettico”: il partito conservatore Diritto e Giustizia, che ha stravinto alle elezioni non gode di un’ottima immagine all’estero. Ma la Polonia non corre il rischio di derive autoritarie come quelle ungheresi e dovrebbe restare solidamente ancorata all’Europa.

Pubblicato il 29 Ottobre 2015 alle 15:16
Andrzej Mleczko/Polityka  | "Grazie"

Il partito Diritto e Giustizia (PiS, conservatore) di Jarosław Kaczyński ha ottenuto una larga vittoria alle elezioni legislative del 25 ottobre. Tutto porta a credere che potrà formare da solo un governo – una situazione senza precedenti in Polonia, dove lo scrutinio proporzionale a volte ha comportato la formazione di coalizioni curiose. La sinistra è stata invece spazzata fuori dal parlamento e non disporrà di alcun seggio. In questa situazione numerosi opinionisti parlano di un indebolimento della democrazia polacca. Tanto più che il PiS viene presentato come una formazione autoritaria e nazionalista.

Lo è davvero? Sicuramente non è la destra classica nel senso occidentale del termine. Il suo programma è troppo conservatore? sulla questione dei costumi sicuramente. Quando era primo ministro, tra il 2005 ed il 2007, Kaczyński si è opposto a che gli insegnanti esprimessero il loro orientamento sessuale. Inoltre, una parte dei deputati del PiS ha voluto aggiungere alla Costituzione il divieto dell’aborto.

Ma la legge che limita il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza a casi estremi è in vigore dal 1993, e sia i liberali che la sinistra, che nel frattempo si sono avvicendati al governo, non l’hanno modificata. Questo si spiega con l’influenza della Chiesa cattolica in Polonia, le cui posizioni sono rispettate da tutti i partiti, anche se il PiS intrattiene dei rapporti privilegiati con il clero. Il PiS considera anche che la religione, la lingua e le tradizioni rappresentano i pilastri dei valori nazionali ai quali attribuisce una grande importanza.

Il PiS è un nazionalista? Occorre distinguere. L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy è stato giudicato nazionalista quando ha istituito il ministero dell’Immigrazione e della identità nazionale? Diritto e Giustizia ha certamente strumentalizzato la crisi dei migranti per attaccare i liberali di Piattaforma civica (Po, il governo uscente) nel corso della campagna elettorale.

Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

Ma anche qui si tratta più di una specificità nazionale che di una questione ideologica – tutti i partiti politici polacchi denunciano un massiccio afflusso di migranti in un paese etnicamente molto omogeneo: secondo Eurostat nel 2014 il 99,7 per cento della popolazione era di nazionalità polacca. Questi numeri non tengono conto dei numerosi immigrati ucraini, molto spesso clandestini o “temporanei”. Tuttavia il PiS è un partito pragmatico e sarà costretto ad accogliere dei profughi in Polonia se non vorrà isolarsi in seno all’arena europea. Inoltre, Kaczyński e i suoi elettori non si considerano nazionalisti e addirittura non amano essere definiti tali. I partiti che si rifanno a questa ideologia non superano la soglia del 2 per cento da oltre dieci anni.

Il PiS è anche classificato come forza euroscettica. Anche qui le cose sono più sfumate, in particolare rispetto al suo atteggiamento nei confronti dell’integrazione europea. Kaczyński teme che la Polonia perda la mano nella sua politica interna in materia di costumi. Per questo si oppone alla Convenzione europea sulla prevenzione della violenza domestica e ai corsi di educazione sessuale nelle scuole, che secondo lui l’Ue vorrebbe imporre alla Polonia.

Kaczyński non è nemmeno favorevole a un ingresso rapido della Polonia nella zona euro. Tuttavia anche qui sembra che non si tratti di un problema meramente ideologico, poichè Piattaforma civica per parte sua non ha fatto nulla affinché la Polonia sostituisca lo zloty con l’euro.

Inoltre il defunto ex presidente Lech Kaczyński, fratello gemello di Jarosław, era un fervente sostenitore della necessità di costituire con urgenza un esercito europeo. Lech Kaczyński ha anche firmato il trattato di Lisbona, mentre un esponente della Piattaforma civica lanciava lo slogan “Nizza o la morte”! (il trattato di Nizza conferiva più spazio alla Polonia in seno al Consiglio europeo di quanto prevedeva la Costituzione europea che doveva sostituirla). Il PiS è quindi molto distante dalle posizioni dell’ Ukip euroscetttico o del Partito conservatore britannico che propone un referendum sul futuro del Regno Unito nell’Ue. Jarosław Kaczyński è pienamente consapevole di quanto i fondi europei siano di fondamentale importanza per lo sviluppo della Polonia nonché della politica di sicurezza di difesa comune nel contesto della crisi ucraina.

I mezzi di informazione occidentali quindi sono molto semplicisti nel definire il PiS un partito nazionalista ed euroscettico. Questo giudizio molto probabilmente è dovuto al fatto che sono influenzati dalla stampa polacca liberale o di sinistra, considerata come più frequentabile e che ama ripetere come il PiS sia un partito estremista e rappresenti un pericolo per la democrazia polacca. Ma occorre sottolineare che quando era al potere la Piattaforma civica anche la stampa di destra denunciava allo stesso modo la messa in pericolo della democrazia.
Le riforme programmate dal PiS non hanno nulla di antidemocratico.

È normale che il partito abbia espresso idee radicali nel corso della campagna elettorale per distinguersi dagli altri e attirare gli elettori. Nel periodo 2005-2007, quando il PiS era il pilastro della coalizione di governo ha dimostrato che non vi è alcun motivo di temere una deriva autoritaria alla Viktor Orbán. Anzi, quando i fratelli Kaczyński hanno compreso che non potevano continuare a governare con dei partiti estremisti hanno indetto delle nuove elezioni consentendo ai loro rivali di salire al potere. E la gestione stessa della politica economica era ben più liberale (calo dei contributi sociali) rispetto a quella della Po (aumento dell’IVA), nonostante un discorso interventista.

La democrazia polacca non è dunque in pericolo ma è semplicemente messa alla prova dallo storico dominio politico di un partito in parlamento. È una sfida per i mezzi d’informazione, per la maggioranza uscente e per la società civile, che devono giocare il ruolo di contropotere. Ma l’attuale situazione non è altro che il risultato di un gioco di alternanza politica atto a dimostrare che la democrazia polacca è in buona salute.

Tags
Ti è piaciuto questo articolo? Noi siamo molto felici. È a disposizione di tutti i nostri lettori, poiché riteniamo che il diritto a un’informazione libera e indipendente sia essenziale per la democrazia. Tuttavia, questo diritto non è garantito per sempre e l’indipendenza ha il suo prezzo. Abbiamo bisogno del tuo supporto per continuare a pubblicare le nostre notizie indipendenti e multilingue per tutti gli europei. Scopri le nostre offerte di abbonamento e i loro vantaggi esclusivi e diventa subito membro della nostra community!

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Abbònati!

Sullo stesso argomento