La Polonia e i rifugiati

La solidarietà alla prova

Pubblicato il 10 Settembre 2015 alle 07:00

La questione dei rifugiati che raggiungono l’Europa sta irrompendo nel dibattito pubblico in Polonia. Sebbene il primo ministro Ewa Kopacz abbia ammesso che i polacchi “hanno il dovere morale di aiutare i rifugiati”, ripete anche che “non possono permettersi di accogliere i migranti economici”. Per il momento, il suo governo si è impegnato ad accettare solo duemila migranti, e come altri paesi d’Europa centrale come la Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Slovacchia, si oppone all’idea di accettare delle quote obbligatorie di richiedenti asilo come proposto dalla Commissione europea. La vicenda ha innescato diverse polemiche in Polonia e diviso l’opinione pubblica, ed è questa una delle ragioni che spiegano questo approccio cauto.
Secondo un sondaggio pubblicato di recente da Gazeta Wyborcza il 53 per cento dei polacchi sostiene che il loro paese dovrebbe accogliere i rifugiati, mentre il 44 per cento di loro è contrario. Inoltre, il 32 per cento degli intervistati ha risposto che la Polonia dovrebbe riceverne il meno possibile.
La maggior parte dei commentatori moderati esortano il governo ad accettare un maggior numero di migranti, e contestano le affermazioni dei giornalisti di destra, fermamente contrari all’idea di accoglierli, accusandoli di non far prova di solidarietà. Jacek Żakowski scrive su Gazeta Wyborcza che

la puzza della xenofobia polacca si diffonde in Europa. Rafforza i pregiudizi anti-polacchi e alimenterà l’ostilità verso le richieste polacche e verso i polacchi presenti negli altri paesi europei. Era da tempo che non facevamo un autogol così pietoso all’interno dell’Unione europea.
“Vergognati, Polonia!”, si legge in un editoriale di Newsweek Polska. Il caporedattore Tomasz Lis critica in modo aspro coloro che rifiutano di aprire le porte ai rifugiati:
Rifiutando l’idea di accogliere dei rifugiati in Polonia in modo ostentato e noncurante, diverse personalità pubbliche (per non parlare dei siti che incitano all’odio) si sono screditate. È un egoismo patetico, un’intolleranza travestita da preoccupazione per il futuro della nostra società, della nostra sicurezza e della nostra coerenza cristiana. Abbiamo fallito, in quanto società e stato, la prova della compassione, dell’onore e dei valori cristiani.
Di opinione opposta, i detrattori dell’immigrazione come Tomasz Terlikowski, il cattolico caporedattore del mensile Fronda, che lancia un appello affinché le frontiere dell’Europa vengano sigillate:
Nonostante la visione che i mezzi d’informazione occidentali cercano di imporci [con le foto scioccanti del corpo di un bambino di tre anni morto su una spiaggia], nulla ci obbliga a accogliere tutti coloro che arrivano dal Medio Oriente e dal Maghreb, ad aprire le nostre frontiere e ad assorbire le centinaia di migliaia, forse addirittura milioni di persone, fra i quali possono nascondersi alcuni terroristi dello Stato Islamico.
Secondo Rafał Ziemkiewicz, commentatore del settimanale conservatore Do Rzeczy, “l’unica soluzione possibile per risolvere la questione dell’immigrazione è di porvi un termine”:
La Polonia dovrà negoziare in modo deciso e spiegare che la “solidarietà europea” deve riguardare tanto le questioni legate alla guerra in Ucraina quanto quelle relative ai paesi del sud.

Traduzione: Andrea Torsello

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