L’Eurogruppo approva un piano di “salvataggio decaffeinato” per le banche

Pubblicato il 21 Giugno 2013 alle 16:14

Il 20 e 21 giugno l’Eurogruppo si è riunito in Lussemburgo con l'obiettivo di gettare le basi dell’unione bancaria, invocata dall’estate scorsa per scongiurare una nuova crisi del debito. Nella notte tra giovedì e venerdì è stato raggiunto un accordo di massima sull’uso dei fondi del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) per ricapitalizzare le banche con problemi di liquidità, riporta il Volkskrant. In totale il Mes metterà a disposizione 60 miliardi di euro che potranno essere investiti in azioni bancarie a partire dal 2014. Secondo il quotidiano olandese

Un finanziamento diretto attraverso il Mes può evitare che i governi nazionali siano costretti ad aiutare le loro banche, andando incontro di conseguenza a grossi problemi.

Tuttavia – contrariamente al progetto iniziale, che intendeva rompere il circolo vizioso tra debito privato e pubblico – il progetto adottato dall’Eurogruppo prevede il coinvolgimento degli stati nel salvataggio delle banche in difficoltà che si trovano nel loro territorio.

Alcuni punti restano oscuri, nota ad Amsterdam NRC Handelsblad, sottolineando che i paesi dell’eurozona sono ancora divisi sul funzionamento della futura unione bancaria.

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Chi pagherà se una banca dovrà essere risanata o chiusa? Possiamo distinguere chiaramente due schieramenti: da un lato quello che comprende i Paesi Bassi, convinti che i contribuenti abbiano pagato abbastanza per la crisi e che ora tocchi al settore finanziario farlo. Si tratta, in sostanza, del principio del bail-in applicato a Cipro, Paesi Bassi e Spagna. Dall’altro lato ci sono i paesi come la Francia, che non si fidano del bail-in e vorrebbero un approccio flessibile e studiato caso per caso.

Secondo El Periódico, l’Eurogruppo ha optato per un “salvataggio diretto decaffeinato” delle banche in difficoltà: un’eventuale applicazione retroattiva dell’accordo dovrebbe essere decisa “caso per caso” e all’unanimità, precisa il quotidiano aggiungendo che l’accordo

riduce al minimo la solidarietà tra i paesi dell’eurozona. Il concetto finale è molto lontano dall’ambizioso piano iniziale, concepito durante il Consiglio europeo del giugno 2012 come un cardine dell’unione bancaria dell’eurozona.

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