Il puzzle dei clandestini

L’Europa deve aprire ai rifugiati

I paesi europei devono smettere di sbarrare la strada ai profughi che scappano dall’inferno siriano e provvedere alla loro accoglienza, invece di rimpallarsi la responsabilità in un vertice dopo l'altro.

Pubblicato il 10 Dicembre 2013 alle 16:36
Il puzzle dei clandestini

La Siria è un inferno per i giornalisti, constata Reporter senza frontiere in occasione della scomparsa di due giornalisti svedesi. Ma non è un inferno solo per i giornalisti. Negli ultimi due anni oltre 2,2 milioni di persone sono scappate dalla Siria in guerra.

Le immagini, come le testimonianze, fanno accapponare la pelle. È un inferno. Feriti, morti, persone esposte ai gas tossici, chi ha visto i propri familiari assassinati o presi a botte.

Tre le vittime che si calcola ci siano state dall’inizio dei tumulti nel marzo 2011 si contano oltre undicimila bambini. Secondo un rapporto britannico, la maggior parte ha perso la vita sotto le bombe e l'artiglieria, 389 bambini sono stati uccisi da cecchini, 764 sono stati giustiziati e oltre un centinaio sono stati torturati. Quanto alle donne, sono state aggredite, violentate, utilizzate come scudi umani.

Nuove difficoltà attendono quelli che riescono a fuggire dal loro paese. I campi profughi sono sovraffollati e si registrano penurie di acqua e di cibo nei paesi vicini come Turchia, Libano, Iraq e Giordania. Altri tentano di raggiungere l’Europa, spesso la Svezia, attraversando il Mediterraneo. Partono per viaggi verso l’ignoto, a rischio della loro stessa vita, su imbarcazioni di fortuna, come abbiamo potuto constatare in autunno. Le testimonianze sono terrificanti. Sono barche piene fino a scoppiare. Le famiglie sono separate. I trafficanti di uomini derubano e maltrattano i passeggeri.

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Al momento i paesi Ue hanno accolto soltanto poco più di 40mila profughi siriani. Ma sono sempre di più quelli che tentano la fortuna in Europa. In occasione di una visita in Bulgaria, il direttore dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha ricordato che è essenziale che i paesi europei non chiudano le loro frontiere e offrano l’aiuto necessario ai profughi.

Chiamate Malta

Ebbene, non è questo ciò a cui stiamo assistendo. Tutt’altro. La Grecia, la Bulgaria e l’Italia hanno respinto illegalmente alcuni profughi siriani. Quando i passeggeri di un’imbarcazione che aveva iniziato ad affondare (dopo essere stata presa a colpi di mitra dall’esercito libico) hanno cercato di chiedere aiuto in acque italiane, si sono sentiti rispondere di chiamare Malta al loro posto, e i soccorsi hanno impiegato alcune ore più del necessario per arrivare. Si sarebbero potute salvare 268 vite.

Quando i leader dell’Ue si sono incontrati a ottobre, la politica migratoria era all’ordine del giorno, all’indomani del terribile naufragio appena verificatosi al largo di Lampedusa. Sono stati capaci di mettersi d’accordo soltanto su una cosa: nel loro prossimo incontro, a dicembre e poi ancora a giugno, si dovrà parlare di questo argomento. La questione urgente dei mezzi da dispiegare per salvare vite umane e migliorare la situazione sul campo, per esempio a Lampedusa, è stata rinviata ad altra data. Ma la situazione a Lampedusa si è fatta insostenibile. A novembre l’Unhcr ha fatto sapere che il campo profughi, che ha una capienza di 250 posti, ne ospitava di fatto 700. Le cose vanno per le lunghe. Per tutto questo tempo i rifugiati non hanno potuto lavorare e i bambini non hanno frequentato la scuola.

Dato che la Svezia è l’unico stato membro dell’Ue a rilasciare permessi di soggiorno permanenti, molti siriani cercano di arrivarci. Molti sono minori non accompagnati. Oggi [[i rifugiati hanno poche vie legali per recarsi in Svezia e il più delle volte devono affidarsi ai trafficanti]].

Questa settimana il quotidiano svedese Svenska Dagbladet ha pubblicato un reportage su una famiglia che è riuscita a raggiungere la Svezia con un visto turistico, ma non è stata autorizzata a restare. Dato che si trattava di un visto austriaco, è in Austria che la famiglia doveva essere rimpatriata – come prevede il trattato di Dublino – e in quel paese la loro richiesta d’asilo doveva essere presa in considerazione. Hanno voluto fare tutto come si deve. Ma avevano documenti falsi.

Se ai siriani in fuga non si darà immediatamente la possibilità di arrivare in Svezia per vie legali, la (relativa) generosità della Svezia rischia di lasciare l'amaro in bocca. Ormai i leader europei dovrebbero sapere che è una pia illusione pensare di sorvegliare efficacemente le frontiere. E proprio per questo converrebbe aprirle senza indugio per accogliere i rifugiati in fuga dall’inferno siriano.

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