La stazione degli autobus di Sofia, Bulgaria

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La temuta ondata migratoria all'apertura del mercato del lavoro nel 2014 sarà inferiore alle aspettative. Ma il governo è così impreparato che anche pochi arrivi basteranno a provocare un'emergenza sociale.

Pubblicato il 5 Aprile 2013 alle 15:53
La stazione degli autobus di Sofia, Bulgaria

Nel 2014 il Regno Unito e altri paesi europei apriranno i rispettivi mercati del lavoro alla Bulgaria e alla Romania, dopo la scadenza delle restrizioni temporanee imposte quando entrarono a far parte dell’Unione Europea. I governi hanno chiaramente detto di non poter fare nulla per fermare i migranti: dopo tutto, anche la campagna pubblicitaria volta a convincerli che il Regno Unito non è proprio un posto fantastico è stata accantonata.

Adesso la questione non è tanto capire come fermare altri arrivi di migranti, ma se stiamo facendo il possibile per prepararci al loro arrivo. Da questo punto di vista, la risposta è clamorosamente negativa. È estremamente difficile fare stime attendibili della portata reale delle conseguenze, ma l’ultima volta che l’istituto nazionale di ricerche economiche e sociali ci ha provato per conto del governo la mancanza di determinazione e fermezza è apparsa lampante e più incredibile che mai.

Gli autori dello studio sono giunti alla conclusione che “il Regno Unito non è una meta preferenziale” per bulgari e romeni, ma le cose potrebbero cambiare. Dietro le cifre nude e crude, il significato dello studio è che secondo le previsioni di Migration Watch UK arriveranno molto meno di 50mila migranti l’anno, e pertanto non c’è motivo di preoccuparsi.

In realtà questa è pura compiacenza. Pericolosa per di più. Se il numero dei migranti in arrivo è ignoto, sarà meglio essere preparati al peggio. E la preparazione alle conseguenze della migrazione è decisamente fallimentare. Per esempio il baby boom innescato dai nuovi arrivi ha portato a un’enorme pressione sugli istituti scolastici: l’Inghilterra avrà bisogno di oltre 400 nuove scuole elementari all’anno in più solo per far fronte all’immigrazione, anche se il numero dei visitatori provenienti da Sofia o da Bucarest non dovesse aumentare di una singola unità.

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Lo stesso vale per i servizi pubblici in genere. In un articolo pubblicato dal Telegraph, Frank Field e Nicholas Soames hanno fatto notare che anche nel caso in cui riuscissimo a ridurre in qualche modo l’immigrazione netta a 40mila unità l’anno – il che porterà in ogni caso la popolazione a 70 milioni di persone entro il 2030 – avremo comunque bisogno di erigere l’equivalente di altre “Birmingham, Manchester, Liverpool, Bradford, Leeds, Sheffield, Glasgow, Bristol e Oxford” solo per offrire gli spazi necessari ai nuovi arrivati.

Il problema è così urgente, sostengono gli autori della ricerca, che l’Ue potrebbe dover sospendere la libera circolazione dei lavoratori durante i periodi di alta disoccupazione. Al momento le possibilità che ciò accada sono pochissime. Pertanto i politici - di entrambi gli schieramenti della Camera dei Comuni - devono atteggiarsi meno e pianificare di più. Devono escogitare non solo come ridurre l’immigrazione, ma anche come garantire che i servizi pubblici a livello locale e nazionale restino in grado di gestire gli effetti dell’inesorabile crescita della popolazione nella nostra isola sempre più affollata.

Da Bucarest

Niente di personale

“Gli inglesi non ci detestano affatto”, afferma il sito d’informazione romeno Hotnews

Come dicono loro, non bisogna prendere sul personale queste cose che deliziano la stampa,  e nemmeno le esagerazioni da campagna elettorale di alcuni politici britannici. Siamo il capro espiatorio di una crisi economica che coincide con una crisi dell’Unione europea, in cui le discussioni sull’immigrazione dominano l’agenda pubblica. 
Tuttavia secondo Hotnews “al giorno d’oggi non è facile essere romeni nel Regno Unito”. Le informazioni negative sui romeni generano un sentimento xenofobo “sfruttato da certi politici come Diana James, candidata dell’Ukip alle legislative parziali di Eastleigh, convinta i romeni hanno una predilezione per la delinquenza”. James è stata costretta a scusarsi per le sue dichiarazioni, ma è comuque arrivata al secondo posto nello scrutinio, con il 28 per cento dei voti. 
Il sito sottolinea inoltre che una petizione online per chiedere misure contro l’immigrazione di romeni e bulgari ha già raccolto più di 140mila firme, e sarà discussa alla Camera dei comuni il 22 aprile.

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