I tedeschi hanno votato. I loro partner europei, che hanno atteso con il nervosismo di un inglese che guarda i rigori al termine di una finale di calcio, possono finalmente respirare: l'elezione è finita, anche se la fase più interessante, quella della formazione di un nuovo governo a Berlino, deve ancora iniziare.
Le tensioni derivanti dal dubbio su chi terrà adesso le redini della politica nel cuore dell'Europa non sono ingiustificate. Sono il frutto degli avvenimenti e delle esperienze di quattro anni segnati dalla crisi dei debiti pubblici europei, dalle preoccupazioni sulla sopravvivenza dell'unione monetaria e dal dibattito sui mezzi da adottare per assicurare la stabilità dell'euro. In tutti questi settori la Germania ha svolto un ruolo chiave. Un ruolo che molti potrebbero definire "decisivo" e "dominante".
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Dopo il voto
Riforme, ma con chi?
“Angela Merkel deve uscire dalla difensiva”, commenta Die Welt all’indomani delle legislative del 22 settembre. Secondo il quotidiano tedesco
dopo questo trionfo elettorale la cancelliera non ha più niente da perdere. Dovrebbe utilizzare i prossimi anni al potere per occuparsi delle riforme in Europa e nel suo paese. Merkel piace ai tedeschi perché si mostra discreta e sembra svolgere il suo lavoro senza narcisismo e senza infastidire i suoi concittadini. Ma sarà sufficiente?
“Angie” è sicuramente nella posizione per formare un governo, “ma chi vorrà far parte di una coalizione con lei?”, si domanda Stern ricordando che la cancelliera ha l’abitudine di annientare i suoi alleati:
dopo la grande coalizione del 2009 i socialdemocratici [Spd] sono crollati; nel 2013 l’alleanza è costata ai liberali (Fdp) l’ingresso in parlamento. Sarebbe dunque molto difficile per l’Spd convincere i suoi militanti della necessità di una nuova grande coalizione. In ogni caso questa resta la soluzione più probabile, considerata la maggioranza rosso-verde al Bundesrat (la camera alta).