Le bandiere macedone, bulgara e dell'Ue al posto di frontiera di Gjueševo, Bulgaria

Sofia sbarra la strada a Skopje

Dopo la Grecia, anche la Bulgaria si oppone all'adesione della Macedonia all'Ue. Lo scontro tra i nazionalisti dei due paesi rischia di danneggiare gli interessi di entrambi i popoli.

Pubblicato il 19 Dicembre 2012 alle 16:46
Vassil Donev / EPA  | Le bandiere macedone, bulgara e dell'Ue al posto di frontiera di Gjueševo, Bulgaria

La decisione della Bulgaria di opporsi all’apertura dei negoziati di adesione della Macedonia all’Unione europea, annunciata l’11 dicembre in occasione di un consiglio dei ministri degli affari esteri dell’Ue, è una buona notizia per gli ambienti antibulgari di Skopje. Finora questi ultimi non perdevano occasione di diffondere la loro propaganda nazionalista, ma oggi hanno finalmente un argomento di peso: Sofia ha dichiarato di non voler appoggiare i suoi vicini macedoni verso l’adesione alla grande famiglia europea.

La speranza che questa opposizione categorica sortisca l’effetto contrario, ovvero mettere in difficoltà coloro che a Skopje si oppongono alle relazioni di buon vicinato, è alquanto irrealistica. Molti pensano che l’obiettivo del governo macedone attuale non è tanto ottenere una data precisa, quanto puntare il dito contro i responsabili del loro insuccesso, quei “cattivi vicini” che sono la Bulgaria e la Grecia.

Le autorità di Sofia avevano alternative? Malgrado le provocazioni macedoni, potevano appoggiare l’adesione di Skopje come ha fatto la Polonia per i Paesi baltici, la Grecia per Cipro e oggi la Romania per la Moldavia? La risposta, purtroppo, è negativa. Sarebbero infatti diventati il bersaglio legittimo dei nostri stessi nazionalisti, che non smettono di esigere le dimissioni del ministro degli esteri Nikolaï Mladenov per la sua “indulgenza” nei confronti di paesi come Macedonia, Serbia e Turchia.

Nel tentativo di distogliere l’opinione pubblica dagli autentici problemi, i nazional-populisti di Skopje hanno trovato, per quanto possa sembrare paradossale, eccellenti alleati in Bulgaria. Ci riferiamo a coloro che si potrebbero definire i “commentatori di servizio” sulle questioni macedoni – un numero esiguo di personaggi pubblici che si ergono a specialisti e a cui i media hanno l’abitudine di rivolgersi per commentare le relazioni tra i due paesi. Non amo in maniera particolare le teorie del complotto, ma oltre che per il loro interesse per la Macedonia tutte queste persone sono note per aver fatto parte dei servizi segreti della Bulgaria comunista.

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Proprio come i politici di Skopje sono riusciti ad aizzare una grande parte della popolazione contro la Bulgaria, quest’ultima ha fatto in modo che la maggioranza dei suoi cittadini si opponga alle aspirazioni europee della Macedonia. Ed è proprio questo il peggio. Perché sono proprio questi bulgari e questi macedoni a soffrire le conseguenze dei loro cattivi rapporti. Queste stupide scaramucce implicano la stagnazione delle relazioni economiche e il congelamento di importanti progetti comuni che potrebbero cambiare davvero la vita della gente, per esempio la realizzazione di una linea ferroviaria che colleghi Sofia a Skopje.

Se Macedonia e Bulgaria vogliono migliorare concretamente le loro relazioni, dovranno concentrarsi su questi progetti comuni, che permetterebbero ai loro cittadini di trarre beneficio dei “frutti del loro lavoro” e di “amarsi nuovamente come fratelli”, volendo ricorrere all’espressione del poeta Nikola Vaptzarov [1909-1942, uno degli eroi della lotta antifascista in Bulgaria], la cui eredità dovrebbe servire da fattore di avvicinamento e non di divisione come è accaduto ancora di recente con altri personaggi storici e letterari bulgari (Skopje rivendica le “origini macedoni” di Vaptzarov).

Infine, bisognerebbe che invece di accusarsi a vicenda, macedoni e bulgari cercassero di immaginare, anche solo per un istante, in che modo gli europei considerano la controversia che li vede contrapposti. Ai loro occhi si tratta delle “tipiche dispute balcaniche”, una definizione alquanto negativa dato che tutti ricordano bene le guerre fratricide che hanno devastato la nostra penisola.

Sul lungo periodo nessuno dei due paesi ha un interesse reale a far durare la situazione. Prima i bulgari e i macedoni si renderanno conto che si stanno cacciando in vicolo cieco, tanto meglio sarà per il loro avvenire europeo. Cerchiamo quindi di esercitare pressioni affinché entro il mese di marzo 2013 si risolvano tutti questi contenziosi, così che la Macedonia possa vedersi fissare una data per l’inizio di negoziati con Bruxelles e la Bulgaria diventi un alleato sincero durante la strada che porterà la Macedonia verso l’Europa.

Contesto

Anche la storia nella contesa

La Bulgaria “scava la fossa alla Macedonia”, recita una formula ripetuta dall’emittente televisiva macedone Kanal 5. “I bulgari hanno fatto il lavoro dei greci”, scrive il quotidiano Vecer riferendosi alla storica opposizione di Atene al riconoscimento del paese con il nome di “Macedonia”, di cui rivendica origini geografiche e culturali. Ormai Sofia è alla guida dei paesi Ue contrari all’ingresso della Macedonia, che dal 2005 attende nell’anticamera di Bruxelles. “È una pugnalata alle spalle”, scrive il quotidiano vicino al governo Nova Makedonia. 
La Bulgaria, primo paese a riconoscere l’indipendenza della Macedonia nel 1992, giustifica il suo rifiuto evidenziando il ritorno delle “retorica nazionalista” a Skopje, e denuncia un’“atteggiamento discriminatorio” verso i cittadini bulgari, in particolare gli uomini d’affari. Secondo Sofia la tensione tra i due paesi è dovuta principalmente alla politica populista del governo di Nikola Gruevski, che cerca di dimostrare le “origini antiche" della Macedonia appropriandosi di intere fette della storia dei paesi vicini e in particolare della paternità del cirillico. 
Le autorità bulgare citano spesso il controverso progetto “Skopje 2014”, che ha portato alla costruzione nella capitale macedone di decine di monumenti tra cui una gigantesca statua equestre di Alessandro Magno, una dell’imperatore Giustiniano e una del sovrano bulgaro Samuele. Il film Terzo tempo, realizzato nel 2012 con il sostegno del governo macedone, ha scatenato l’ira degli eurodeputati bulgari che vi hanno visto una manifestazione eclatante della “campagna anti-bulgara” in corso a Skopje. 
Il veto bulgaro suscita il rammarico e l’incomprensione dei macedoni filoeuropei. “La Bulgaria è il miglior amico e alleato che la Macedonia possa avere sulla scena internazionale. Piuttosto che porre condizioni, Sofia dovrebbe comportarsi come un fratello maggiore capace di aiutarci e guidarci”, ha dichiarato il politologo Zhidas Daskalovski alla radio pubblica bulgara.

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