Russi in Georgia: stranieri in ex patria

Un viaggio, tra la capitale Tbilisi e l’ex centro metallurgico sovietico di Rustavi, raccontato dal giornalista russo Maksim Černikov per il media indipendente Republic. La Georgia, meta esotica e famigliare, è un rifugio per tanti russi che fuggono dalla coscrizione o dal regime di Vladimir Putin.

La controrivoluzione russa fa la guerra all’Ucraina e minaccia l’Europa

Dopo un anno di guerra è evidente ciò che la resistenza ucraina ha risparmiato al resto dell'Europa orientale post-sovietica: gulag, rapimenti, deportazioni, tortura e fosse comuni. Per Vasyl Čerepanyn, curatore d'arte e attivista politico ucraino, la guerra della Russia contro l'Ucraina è un colpo di stato militare contro trent'anni di storia europea.

Quale memoria condivisa, nell’epoca dell’impunità sovrana

Esisteva, prima del crollo dell’Unione sovietica una “grande narrazione” onnicomprensiva, che raccontava un tutto, dal comportamento degli stati, fino alla letteratura. Il crollo del mondo rappresentato dai blocchi, è stato anche quello di una narrazione globale. Il compito del giornalismo oggi è quello di riconnettere i punti di una narrazione globale, spiegare perché, da Manila a Mosca, fino alla Silicon Valley, siamo ancora, tutti, parte di una stessa storia.

I russi sono orfani della storia

I russi sembrano non interessarsi alla guerra di Putin. Da dove viene l’indifferenza della società russa? La risposta si radica nella necessità di sopravvivere, durante e dopo il periodo sovietico, scrive l'autore russo Sergej Lebedev.

Nella Georgia sovietica, il calcio come via di fuga

Aka Mortschiladze è uno degli scrittori contemporanei più conosciuti in Georgia. È anche un grande appassionato di calcio, cosa che gli ha reso la vita difficile in epoca sovietica: se l'URSS non partecipava a un campionato internazionale, la partita non veniva trasmessa. Guardare il calcio clandestinamente era una forma di fuga.

“Essere nati nell’Urss è uno stato d’animo”

Per gli uomini e le donne cresciuti nella Moldova sovietica l'indipendenza ha significato soprattutto libertà di scegliere. E ha portato alla consapevolezza di essere sospesi tra due lingue e due culture. Quarto contributo della nostra serie sui 30 anni dalla fine dell’Unione sovietica.

L’Unione sovietica non è mai crollata davvero

Trent'anni fa l'accordo di Belaveža ha formalmente messo fine all'Unione Sovietica. Con l'eccezione dei paesi baltici, l'Urss si è disintegrata, dando vita a piccole entità post-sovietiche che portano l'eredità del totalitarismo. Il futuro non è più radioso, al contrario, scrive l'autore russo Sergej Lebedev.

Ritorno alla casella Urss

A 44 anni, lo scrittore Viktar Martinovič ha già vissuto “tre vite”: un Pioniere poco prima della caduta dell’Urss, un autore bielorusso di successo dopo l’indpendenza del suo paese, e ora un dissidente. Da quando sono scoppiate le proteste democratiche del 2020 gli artisti sono di nuovo oggetto di repressione, come all’epoca sovietica, scrive, in questa prima parte di una nuova serie sui 30 anni dalla fine dell’Unione sovietica.