Consultare gli olandesi sul futuro del paese nell’Ue? Pochi giorni dopo l’annuncio da parte del primo ministro britannico di un referendum sull’adesione del Regno Unito all’Unione, previsto per il 2017, nove accademici olandesi hanno lanciato un’iniziativa civica per fare lo stesso nei Paesi bassi. Se la loro proposta sarà sostenuta da 40mila firme, la seconda camera dovrà esaminare la richiesta di referendum. In un commento su Nrc Handelsblad i firmatari - tra cui Thierry Baudet, il giurista Paul Cliteur e l’economista Ewald Engelen – sottolineano che
siamo ineluttabilmente spinti verso l'unione politica. Siamo convinti che la via federale indicata da [José Manuel] Barroso e [Herman] Van Rompuy è sbagliata, inattuabile e pericolosa. Per realizzarla, in ogni caso, è necessario prima consultare i cittadini olandesi. Vogliono davvero perdere poco a poco le loro competenze democratiche ed essere assorbiti in uno stato federale europeo? O preferiscono un’Ue riformata in un'organizzazione di piccole dimensioni che non intacchi le diversità degli stati membri e si limiti a facilitare le loro relazioni commerciali senza ambizioni politiche?
Le critiche all’iniziativa non si sono fatte attendere. Su De Volkskrant Bart Schut definisce la proposta “debole” e “ipocrita”, perché i promotori
sperano che i Paesi Bassi escano dall’Ue ma non osano ammetterlo, perché non sono sicuri di vincere un referendum su questa questione molto più cruciale. Attaccare Barroso e Van Rompuy (abbastanza impopolari) e i loro sogni federalisti è una cosa. Assumersi le proprie responsabilità chiedendo agli elettori se vogliono trasformare i Paesi Bassi in un’isolotto alla deriva davanti alle coste britanniche è qualcosa di completamente diverso.