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Viva l'autosufficienza. Generatore a pedali in un salone di bellezza. Parigi 1945.

Liberiamo la rete elettrica

Per i piccoli produttori spagnoli di elettricità solare l'indipendenza energetica è ancora un sogno. L'attuale modello centralizzato impone la dipendenza dalle grandi aziende. Ma la situazione è destinata a cambiare.

Pubblicato il 8 Aprile 2010 alle 15:49
Viva l'autosufficienza. Generatore a pedali in un salone di bellezza. Parigi 1945.

Neanche chi vuole produrre energia pulita in casa propria viene risparmiato dai problemi della rete elettrica. I produttori privati di elettricità da fonti rinnovabili non sono esentati dalle interruzioni di corrente che si verificano in Catalogna. Anche se hanno i loro sistemi di produzione, si ritrovano comunque paralizzati quando la rete si ferma. Joan Manuel Martin, proprietario di una fattoria a Llinars del Vallès, è il primo produttore individuale ad aver venduto elettricità fotovoltaica alla rete elettrica spagnola (nel 2000). La sua casa è un catalogo di fonti di energia rinnovabile: produce elettricità con un tetto fotovoltaico, si riscalda con una caldaia a biomassa dove brucia gli scarti vegetali del suo bosco e ha montato uno scaldabagno solare per l'acqua calda.

Eppure l'8 marzo scorso, data dell'ultimo black out, si è ritrovato nella stessa situazione di tutti gli altri. "In occasione della tempesta di neve sono rimasto 21 ore senza elettricità", racconta Martin. Quando la rete elettrica salta, i suoi pannelli fotovoltaici si spengono. Non forniscono più elettricità alla rete e il sistema attuale non permette di consumare sul posto quella che si produce. Martin ha anche dovuto patire il freddo, perché le pompe di circolazione dell'acqua calda hanno bisogno di un minimo di corrente e di conseguenza il riscaldamento smette di funzionare. E poiché quel giorno il sole non si è fatto vedere, non ha potuto neanche approfittare del suo scaldabagno solare. "Bisogna modificare il sistema per permettere a chi produce energia fotovoltaica di consumarla. Oggi è impossibile", dice Martin, che non capisce perché deve rimanere al buio durante le interruzioni di corrente quando può produrre elettricità col sole.

Una rete stupida

Questa contraddizione è una conseguenza dell'attuale sistema energetico. Un sistema che rimane centralizzato e non sfrutta le possibilità dei piccoli generatori di elettricità (chiamati anche "unità di microgenerazione") presenti sul territorio. Tutta l'energia pulita prodotta dai privati è immessa nella rete in cambio di incentivi, e il produttore deve ricomprare l'energia di cui ha bisogno dal distributore. Inoltre, quando le linee vanno in sovraccarico o si verifica un problema di tensione o di frequenza, gli interruttori dei pannelli solari si chiudono e ne bloccano il funzionamento. Possono essere riattivati solo quando la rete torna alla normalità. "È assurdo che la legge non preveda l'autoconsumo", dichiara José Enrique Vázquez, presidente del Grupo de Gestores Energéticos. "È solo una questione di regolamentazione, perché tutti i problemi tecnici sono stati risolti".

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"Le grandi compagnie non vogliono che si possa continuare a produrre elettricità quando la rete non funziona", spiega Josep Puig, professore dell'Università autonoma di Barcellona. Per lui lo schema generale predominante è quello della rete degli acquedotti romani: l'energia è generata in un posto, poi è trasportata e consumata lontano. "L'idea alla base del modello attuale è: 'io produco elettricità e la vendo alla rete'. Ma questo sistema produce una rete stupida, perché quando si blocca non può più produrre elettricità né consumarla. La produzione non è distribuita sul territorio. Al contrario è proprio questo che dobbiamo cercare di ottenere per fare in modo che l'energia prodotta possa essere consumata in loco". Un sistema del genere richiede una rete decentralizzata e intelligente. "Bisogna dotarla di una comunicazione bidirezionale per fare in modo che, quando è segnalato un rischio di malfunzionamento, si possa dare l'ordine a determinate unità di produzione di isolarsi e utilizzare le loro risorse".

Resistenza elettrica

Nel frattempo fioriscono numerose iniziative per liberare la produzione di energia dal modello attuale. È sempre più vicino il giorno in cui gli abitanti delle aree urbane potranno produrre a casa loro energia solare, almeno secondo l'Asociación de la Industria Fotovoltaica (Asif), che chiede al governo di sopprimere gli ostacoli burocratici che vi si oppongono. Finora lo sviluppo fotovoltaico si è basato su grandi investimenti in centrali o "fattorie" solari. Ma secondo l'Asif, quando i prezzi dei pannelli solari caleranno l'espansione del settore prenderà una nuova strada: quella dell'installazione di tetti fotovoltaici privati per autoconsumo. Solo il surplus sarà immesso nella rete elettrica. "Ma non sarà facile.

Ogni kilowatt che rimane a casa è un kilowatt che le compagnie elettriche non possono vendere", ricorda Tomás Díaz, responsabile della comunicazione dell'Asif. Per lui il futuro di queste compagnie sta nello sviluppo di nuove attività nel settore dei servizi energetici. Questo nuovo sistema richiederà una regolamentazione diversa e "una gestione dell'energia a livello locale con delle reti intelligenti". Ma è un cambiamento necessario, perché l'Unione europea ha già imposto l'obiettivo "zero emissioni" per gli edifici del futuro. (adr)

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