Idee 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci
Autoritratto presunto di Leonardo da Vinci (circa 1512). Torino, biblioteca reale.

Un genio anzitutto europeo

Il 2 maggio si celebra il cinquecentesimo anniversario della morte del genio universale del Rinascimento. Nato in italia e scomparso in Francia, era anzitutto un europeo, che simboleggia l'identità culturale del nostro continente, affirmano i presidenti dei Movimenti europei in Francia e in Italia.

Pubblicato il 2 Maggio 2019 alle 08:04
Autoritratto presunto di Leonardo da Vinci (circa 1512). Torino, biblioteca reale.

Il 2 maggio 2019 saranno commemorati i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci. Nato in Toscana, morto a Touraine, Leonardo da Vinci non era né italiano, né francese. Era prima di tutto Europeo simboleggiando l’identità culturale del nostro continente. Quest’anniversario deve essere l’occasione per celebrare l’amicizia italo-francese e costruire insieme delle iniziative comuni per contribuire all’avvenire del progetto europeo.
Le nostre storie sono strettamente legate, culturalmente, economicamente, politicamente. L’Italia e la Francia, due paesi che – con Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli, Robert Schuman e Jean Monnet – sono alle origini del processo di integrazione europea, hanno contribuito a trasformare gran parte dell’Europa da un continente in guerra a un continente in pace che vive in una prosperità condivisa. Paesi fondatori, abbiamo una comune responsabilità nel momento in cui l’UE è a un bivio e deve far fronte ai nazionalisti che vogliono disintegrarla, mettere in causa lo stato di diritto e i principi di solidarietà e di unità che sono alla base della sua costruzione.

Un buon accordo italo-francese è essenziale per il proseguimento del progetto europeo, il che presuppone di ascoltarsi per comprendersi meglio e immaginare insieme le prossime tappe della costruzione europea che permettano di ritrovare una sovranità condivisa in un mondo globalizzato.

Molti temi esigono questa buona intesa per dare un nuovo impulso alle politiche europee comuni, a cominciare dalle gestione dei flussi migratori. È venuto il momento, per tutti i paesi membri dell’UE, di farsi carico del loro dovere di solidarietà e non di lasciare più soli i paesi di prima accoglienza nella gestione di questi flussi. Definire una politica europea comune di asilo e di immigrazione è un’esigenza urgente per i paesi europei perché è il solo modo per proporre soluzioni globali e durature ai flussi migratori, basate sulla condivisione delle responsabilità, sull’accoglienza e sul rispetto della dignità di persone che fuggono da conflitti, da persecuzioni e da catastrofi, su una cooperazione rafforzata e rinnovata con i paesi mediterranei e il continente africano.

La solidarietà fra gli Stati membri deve essere applicata anche in materia industriale, tecnologica o di ricerca per garantire la sovranità europea di fronte alla competizione asiatica, russa o americana e per rispettare gli obiettivi dello sviluppo sostenibile e gli accordi di Parigi. L’episodio dei Cantieri dell’Atlantico non deve più ripetersi e Italiani e Francesi devono operare insieme per l’industria europea e per permettere la creazione di "campioni europei". Per questa ragione devono sostenere l’aumento del bilancio annuale UE in una proiezione quinquennale, basato su una capacità autonoma di spesa e di prelievi fiscali senza aumentare il carico contributivo sui cittadini europei. Un bilancio più consistente è necessario per finanziare beni pubblici europei e investimenti in ricerca e innovazione che permetteranno all’UE di continuare ad avere un ruolo attivo a livello internazionale.

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Questo mondo che bisogna pacificare ha bisogno di un’Europa forte e unita. Di fronte al caos in Libia e nel Sahel, Italia e Francia devono agire di concerto piuttosto che ciascuna per conto proprio. La sicurezza esterna dell’UE può essere garantita solo da una voce unica e da una vera politica estera comune, che includa la dimensione della difesa, in tutte le sedi internazionali.

L’Italia e la Francia, membri della zona euro, sono nel cuore dell’UE. Preservarla vuol dire preservare le loro capacità di azioni e la loro prosperità in un mondo globalizzato. Per garantire questa prosperità è necessario agire insieme per dotare l’UEM di un vero governo politico ed economico e di un bilancio appropriato, superare in una dimensione sopranazionale le contraddizioni fra una politica monetaria sopranazionale e politiche economiche e sociali largamente nazionali, ridurre le diseguaglianze e ristabilire il lavoro nella sua posizione centrale.

Le elezioni europee rappresentano una sfida molto importante in questo contesto. Le cittadine e i cittadini italiani e francesi sapranno dare l’esempio votando per dei candidati pronti ad impegnarsi nelle prossime tappe indispensabili della costruzione europea. Le elette e gli eletti saranno capaci di aprire una nuova fase costituente seguendo l’esempio del primo Parlamento eletto nel 1979 e proponendo un progetto di riforma dell’UE ? Perché non immaginare – settanta anni dopo la Dichiarazione Schuman – di riunire delle nuove « assise interparlamentari sul futuro dell’Europa a maggio 2020 aperte al dialogo con la società civile, come furono proposte da François Mitterrand nell’ottobre 1989 alla vigilia della caduta del Muro di Berlino ?

Nel 1516, quando Francesco I dette il Castello di Clos a Leonardo da Vinci gli disse : "Qui Leonardo, sarai libero di sognare, pensare e lavorare". È dovere dell’Italia e della Francia fare in modo che l’UE sia il luogo dove ogni cittadino europeo sia libero di sognare, di pensare e di lavorare.

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