Attualità Rapporto sulle disuguaglianze in Europa

La lotta contro le disuguaglianze passa dall’armonizzazione fiscale

Secondo il primo rapporto sulle disuguaglianze in Europa, elaborato dal World Inequalities Lab, dal 1980 le disuguaglianze sono in leggera riduzione, pur restando importanti. Le differenze permangono soprattutto tra la parte occidentale e orientale del continente.

Pubblicato il 2 Aprile 2019 alle 09:15

Questo 2 aprile il Laboratorio sulle disuguaglianze mondiali (World Inequalities Lab) ha pubblicato un rapporto inedito che misura le disuguaglianze in Europa e negli Stati Uniti dal 1980. Lo studio si intitola Il modello sociale europeo ha resistito all'affermazione delle disuguaglianze? ed è il primo che riesce ad analizzare l'evoluzione delle differenze di reddito prima e dopo le imposte prendendo in considerazione un arco di tempo piuttosto vasto e l'insieme dei paesi europei.

Da un punto di vista generale lo studio del World Inequalities Lab sottolinea il fatto che le disuguaglianze fra le classi medie e inferiori (il 50 per cento meno ricco) e quelle più ricche (l'1 per cento più ricco) si sono leggermente ridotte a partire dagli anni Ottanta in Europa, mentre invece sono esplose in Russia e negli Stati Uniti.

Tuttavia le disparità, anche se hanno potuto essere limitate a livello globale nonostante la crisi del 2008, continuano a esistere importanti nei paesi europei. Non si tratta di dimostrare l'esistenza di differenze di livelli di vita fra un paese e l'altro, ma di analizzare le differenze di reddito fra i più ricchi e la classe media in ogni paese.

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Per il World Inequalities Lab sono queste differenze che determinano "quasi completamente" le disuguaglianze che sussistono a livello individuale. Di conseguenza sono le politiche sociali nazionali che possono ridurre o aggravare le disuguaglianze.

La prima e la più evidente differenza fra i paesi europei è la diversità del reddito medio in ogni paese. In Lussemburgo, il paese con il più alto reddito dell'Unione europea, si arriva a 60mila euro annui, mentre in Bulgaria la media scende a 14.500 euro. Di conseguenza si potrebbero ridurre le disuguaglianze attraverso una crescita più rapida del reddito dei più poveri rispetto a quello dei più ricchi.

Lo studio mostra, inoltre, che anche se non ci fossero disuguaglianze fra i redditi medi nazionali, la situazione sarebbe poco diversa da quella di oggi.

In realtà è la portata dei diversi sistemi redistributivi – cioè dell'azione statale dopo la raccolta delle imposte – che è disuguale. In questo senso va uno studio pubblicato il 27 marzo dal ministero della sanità francese, che ha mostrato come sia possibile ottenere una riduzione tangibile delle disuguaglianze legate allo sforzo finanziario necessario per trovare un alloggio grazie alla distribuzione pubblica di sussidi abitativi.

Di fatto i paesi europei sono riusciti a contenere la crescita delle disuguaglianze soprattutto grazie alla "predistribuzione, cioè attraverso le spese destinate all'istruzione, alla sanità, all'inquadramento del mercato del lavoro e così via", cioè attraverso la spesa sociale che precede le imposte, ha detto a VoxEurop Lucas Chancel, uno degli autori dello studio del World Inequalities Lab. E questo è particolarmente evidente quando si confronta l'Europa con altre regioni del mondo, poiché "il livello delle spese sociali, cioè la spesa per l'istruzione, la sanità o le pensioni pubbliche, è di circa 7-8 punti in percentuale più alto in Europa occidentale e settentrionale che negli Stati Uniti".

Di fronte alle disparità che caratterizzano il continente, la soluzione per il ricercatore del World Inequalities Lab è chiara: "l'Ue deve insistere di più sulla riduzione delle disuguaglianze all'interno dei singoli paesi, soprattutto attraverso una maggiore armonizzazione fiscale". Si dovrebbe in particolare mettere l'accento sulla progressività fiscale, così da permettere di finanziare le spese sociali di predistribuzione, essenziali per contenere le disuguaglianze.

L'Unione europea deve, non solo fare maggiori sforzi per ridurre le differenze fra i vari paesi, ma anche interessarsi alle disuguaglianze fra i cittadini europei. La convergenza fra gli Stati non potrà bastare a ridurre i divari.

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