"Archiviato il voto europeo, arriva puntuale la procedura d'infrazione più attesa dell'estate", scrive Marco Zatterin su La Stampa. Che la discrepanza tra l'età pensionabile di uomini e donne in Italia, rispettivamente 65 e 60 anni, non rispecchiasse le direttive europee era cosa nota almeno dal febbraio 2007, quando la Commissione ha aperto un fascicolo per supposta violazione delle pari opportunità. Ma fino a oggi "il dossier è rimasto in ghiacciaia, con l'ausilio anche della decisione di Bruxelles di sospendere tutti i contenziosi più sensibili per non disturbare la campagna per l'Europarlamento. «Dopo le elezioni ci sarà la procedura» avvertivano però tecnici della Commissione."
Così, a venti giorni dal voto, il commissario agli affari sociali Wladimir Spidla è partito per Roma per discutere della procedura con il ministro italiano del welfare Maurizio Sacconi. C'è chi dice che Sacconi non sia troppo preoccupato: la messa in mora potrebbe essere un buon espediente per forzare una riforma del settore pensionistico con la giustificazione della ragione comunitaria. "L'europeismo pragmatico italiano funziona così: l'Europa, quasi sempre, ci serve per i miracoli e per gli alibi", commenta Zatterin.
La tegola delle pensioni non è però l'unica a essere caduta sull'Italia: la Commissione ha bacchettato Roma per parecchie altre inadempienze, dalla concorrenza nel settore energetico al trattamento dei rifiuti. Questa "ondata di procedure contraddice l'impegno che – a dire del Cavaliere – José Manuel Barroso aveva assunto per ottenere il sostegno dell'Italia alla sua riconferma alla testa della Commissione", scrive David Carretta sul Foglio. L'impegno era che ogni governo avrebbe lavato i suoi europanni sporchi in trattative separate con la Commissione. Ma passato il giogo delle elezioni il portoghese ha dimostrato di avere "due soli padrini: Nicolas sarkozy e Angela Merkel".
Per Carretta, "Barroso è l'esempio evidente del ritorno dell'egemonia franco-tedesca sull'Europa", come dimostra anche l'abbandono del candidato italiano alla presidenza dell'Europarlamento, Massimo Mauro, in favore del polacco Jerzy Buzek. Barroso ha puntato tutto su Parigi e Berlino, ignorando le loro violazioni e il monito di chi, come Giulio Tremonti, ha sollevato dubbi sulla sostenibilità degli stimoli anticrisi di Francia e Germania. Secondo il Foglio, l'Italia dovrebbe chiedersi se l'appoggio alla rielezione del "traditore" Barroso sia davvero utile ai suoi interessi: "In assenza di un presidente della Commissione forte che impedisca a Francia e Germania di fare ciò che vogliono, il Cavaliere è ancora in tempo per esigere un commissario forte e un portafoglio pesante".
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