Barroso tradisce l'Italia

Pubblicato il 26 Giugno 2009

"Archiviato il voto europeo, arriva puntuale la procedura d'infrazione più attesa dell'estate", scrive Marco Zatterin su La Stampa. Che la discrepanza tra l'età pensionabile di uomini e donne in Italia, rispettivamente 65 e 60 anni, non rispecchiasse le direttive europee era cosa nota almeno dal febbraio 2007, quando la Commissione ha aperto un fascicolo per supposta violazione delle pari opportunità. Ma fino a oggi "il dossier è rimasto in ghiacciaia, con l'ausilio anche della decisione di Bruxelles di sospendere tutti i contenziosi più sensibili per non disturbare la campagna per l'Europarlamento. «Dopo le elezioni ci sarà la procedura» avvertivano però tecnici della Commissione."

Così, a venti giorni dal voto, il commissario agli affari sociali Wladimir Spidla è partito per Roma per discutere della procedura con il ministro italiano del welfare Maurizio Sacconi. C'è chi dice che Sacconi non sia troppo preoccupato: la messa in mora potrebbe essere un buon espediente per forzare una riforma del settore pensionistico con la giustificazione della ragione comunitaria. "L'europeismo pragmatico italiano funziona così: l'Europa, quasi sempre, ci serve per i miracoli e per gli alibi", commenta Zatterin.

La tegola delle pensioni non è però l'unica a essere caduta sull'Italia: la Commissione ha bacchettato Roma per parecchie altre inadempienze, dalla concorrenza nel settore energetico al trattamento dei rifiuti. Questa "ondata di procedure contraddice l'impegno che – a dire del Cavaliere – José Manuel Barroso aveva assunto per ottenere il sostegno dell'Italia alla sua riconferma alla testa della Commissione", scrive David Carretta sul Foglio. L'impegno era che ogni governo avrebbe lavato i suoi europanni sporchi in trattative separate con la Commissione. Ma passato il giogo delle elezioni il portoghese ha dimostrato di avere "due soli padrini: Nicolas sarkozy e Angela Merkel".

Per Carretta, "Barroso è l'esempio evidente del ritorno dell'egemonia franco-tedesca sull'Europa", come dimostra anche l'abbandono del candidato italiano alla presidenza dell'Europarlamento, Massimo Mauro, in favore del polacco Jerzy Buzek. Barroso ha puntato tutto su Parigi e Berlino, ignorando le loro violazioni e il monito di chi, come Giulio Tremonti, ha sollevato dubbi sulla sostenibilità degli stimoli anticrisi di Francia e Germania. Secondo il Foglio, l'Italia dovrebbe chiedersi se l'appoggio alla rielezione del "traditore" Barroso sia davvero utile ai suoi interessi: "In assenza di un presidente della Commissione forte che impedisca a Francia e Germania di fare ciò che vogliono, il Cavaliere è ancora in tempo per esigere un commissario forte e un portafoglio pesante".

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