Donald Trump non se la prende soltanto coi cinesi in tema di commercio internazionale. Lo scorso 16 gennaio, in un’intervista al grande quotidiano popolare Bild, aveva anche denunciato le eccedenze commerciali della Germania e nella stessa occasione aveva minacciato i costruttori tedeschi di automobili d’imporre una tassa del 35 per cento sui veicoli importati negli Stati Uniti.
La risposta è arrivata il 18 febbraio scorso, quando Angela Merkel a Monaco di Baviera ha invocato l’eccessiva debolezza dell’euro come causa principale di quelle eccedenze, facendosi scudo con la Banca centrale europea (Bce), perché il governo tedesco non può farci nulla: è colpa della politica monetaria lassista della Bce, che trascina la moneta europea verso il basso stampando denaro tramite il Quantitative Easing.
Dobbiamo riconoscere anzitutto che in questo caso Donald Trump ha ragione a prendersela con la Germania e l’Europa. Secondo la Commissione europea, l’anno scorso la zona euro, grazie alle sue operazioni correnti (vendite e acquisti di beni e servizi), ha generato un’eccedenza di 384 miliardi di euro, corrispondente al 3,6 per cento del suo Pil. Ciò significa che avremmo potuto spendere 384 miliardi in più in Europa senza aver alcun problema di finanziamento: non avevamo bisogno di elemosinare fondi ai qatarini o ai cinesi, noi stessi abbiamo prodotto la ricchezza corrispondente.
Nonostante la disoccupazione che ci corrode, la povertà esplosa dalla crisi, il ritardo accumulato sulla transizione energetica, noi non ci siamo comportati diversamente soltanto perché le nostre scelte politiche ci hanno impedito di farlo. E Donald Trump ci mostra a giusto titolo che così facendo l’Europa non penalizza soltanto i suoi cittadini ma anche l’intera economia globale, che non può produrre per esportare in Europa. In questo contesto, è infatti completamente anormale che la politica monetaria europea continui a spingere l’euro al ribasso.
Tuttavia, contrariamente a quanto sostiene, è proprio Angela Merkel che possiede in buona parte la soluzione a questo problema. Vista la condizione dell’economia europea, la Bce potrebbe adottare una politica monetaria meno lassista solo se al contempo gli stati europei si dotassero di politiche di bilancio meno restrittive e di strategie meno deflazionistiche sul fronte del mercato del lavoro. Delle politiche che, tuttavia, il governo tedesco insiste fermamente a imporle ai suoi vicini. Ma forse Donald Trump può riuscire là dove tutti gli europei hanno fallito finora: far (finalmente) ragionare l’opinione pubblica e la classe dirigente tedesca...