“La Slovacchia produce già troppo per il mondo”, scrive Pravda. Il quotidiano sottolinea che le esportazioni rappresentano ormai il 94 per cento del pil del paese, un rapporto che rende la Slovacchia uno dei maggiori esportatori Ue dopo Malta, Lussemburgo e Ungheria, oltre che uno dei paesi più aperti del mondo in termini di scambi commerciali. L’economia slovacca è sostenuta dal settore automobilistico. Nel 2012 gli stabilimenti slovacchi produrranno 850mila automobili, ovvero 157 ogni mille abitanti.
Teoricamente questi due record dovrebbero essere motivo di soddisfazione, ma se osserviamo la situazione da vicino troveremo molti spunti di riflessione. I due dati dimostrano l’enorme dipendenza [dal settore automobilistico] e di conseguenza la grande vulnerabilità dell’economia.
Il quotidiano mette in guardia contro il rischio di diventare la Detroit dell’est e riempirsi di “città fantasma” se un giorno questa mono-industria dovesse crollare. Inoltre gli economisti sottolineano che la crescita economica della Slovacchia esiste solo sulla carta, e non comporta un calo della disoccupazione né riempie le casse dello stato. I costruttori di automobili beneficiano di sgravi fiscali, e dato che la maggior parte della produzione è destinata all’esportazione Bratislava non incassa le imposte sulla vendita. Il paese è troppo dipendente dal commercio e produce poco per il mercato interno. Di conseguenza, nota Pravda,
la ricetta per ridurre rapidamente l’apertura del mercato non esiste. L’unica via percorribile è quella di creare condizioni favorevoli per le imprese locali e orientarsi verso settori dal maggiore valore aggiunto.