“Rivelazioni sul Grande fratello francese”, titola Le Monde pubblicando un’inchiesta la cui conclusione è particolarmente sorprendente in pieno scandalo sullo spionaggio americano : “tutte le nostre comunicazioni sono spiate”. Questo spiega come mai “la Francia ha protestato in modo blando nel concerto di indignazione in Europa: Parigi era già al corrente, e si comportava nello stesso modo”.
L’inchiesta del quotidiano parigino spiega il funzionamento del “sistema di raccolta sistematica di segnali elettromagnetici emessi dai computer e dai telefoni in Francia e del flusso tra il paese e l’estero” realizzato dalla Direzione generale della sicurezza esterna (Dgse).
La “conservazione per anni di questa immensa massa di dati” è illegale, precisa Le Monde, che aggiunge un elemento supplementare:
Gli altri servizi di informazione […] possono attingere quotidianamente ai dati che gli interessano. In tutta discrezione, a margine della legalità e lontano da ogni controllo. I politici lo sanno perfettamente, ma il segreto è la regola.
E anche se ufficialmente questo
Big Brother francese, fratello minore dei servizi americani, è clandestino, la sua esistenza figura discretamente nei documenti parlamentari che propongono persino di spingersi più oltre [consolidando] l’accesso delle altre agenzie alle capacità mutualizzate del Dgse.
Perché gli eco-investitori si ritrovano a finanziare le “Big Oil”? A quali stratagemmi ricorre la finanza per raggiungere questo obiettivo? Come possono proteggersi i cittadini? Quale ruolo può svolgere la stampa? Ne abbiamo discusso con i nostri esperti Stefano Valentino e Giorgio Michalopoulos, che per Voxeurop analizzano i retroscena della finanza verde.
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