Verità e giustizia per Giulio Regeni, una battaglia europea

Sono trascorsi cinque anni da quando il ricercatore italiano è stato trovato assassinato vicino ad Alessandria d'Egitto, e ancora i mandanti dell'omicidio non sono stati identificati. Diverse organizzazioni chiedono alle autorità europee di mobilitarsi perché sia fatta giustizia.

Pubblicato il 27 Gennaio 2021

Sono passati cinque anni da quando il giovane ricercatore dell’università di Cambridge è stato rapito al Cairo, atrocemente torturato e ammazzato, fino a farne ritrovare il cadavere in un fossato lungo la statale per Alessandria, un corpo che la madre ha riconosciuto solo “dalla punta del naso”.
È nostro dovere continuare in tutta Europa, a chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni.


Perché Giulio Regeni era un cittadino europeo, perché i fondamenti della nostra Unione sono il ricordo delle tragedie del Novecento e il rispetto dei diritti umani, perché non possiamo accettare che un giovane ricercatore sia torturato e ammazzato in totale impunità, perché non possiamo tollerare i continui depistaggi del regime di Abdel Fatah Al-Sisi, culminati nell’assassinio di cinque innocenti, accusati di essere gli autori dell’omicidio e fatti sparire.


Nel dicembre 2020, al termine di una lunga indagine da cui emerge che Giulio Regeni è stato “seviziato per giorni con lame e bastoni”, i magistrati della Procura di Roma hanno chiesto di processare quattro ufficiali dei servizi di sicurezza egiziani, un generale e tre colonnelli. Sono sospettati di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in lesioni personali e omicidio. Ma le autorità del Cairo, che hanno sempre rifiutato di collaborare, negano ogni coinvolgimento.

Il Presidente egiziano Abdel Fatah Al-Sisi conta sul tempo che passa e sugli importanti interessi commerciali con i Paesi europei, per eclissare nell’oblio quello che i procuratori di Roma definiscono “un omicidio di Stato”, compiuto da apparati di polizia paranoici e spietati di un regime che le organizzazioni non governative di mezzo mondo mettono in cima alla lista nera dei più autoritari.

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Più cercheranno di insabbiare il caso, più saremo chiamati a portarlo alla luce. Lo dobbiamo a Giulio Regeni e alla sua famiglia, lo dobbiamo a tutte le vittime della dittatura egiziana che, quando sopravvivono, ripetono come un mantra “kulluna Giulio Regeni”, siamo tutti Giulio Regeni.


Per questo anche quest'anno, il 25 gennaio, giorno del rapimento di Giulio Regeni, noi dell’associazione EuropaNow! siamo stati in piazza fisicamente e virtualmente accanto ad Amnesty International per ribadire che vogliamo giustizia per il giovane ricercatore. Lo abbiamo fatto con i nostri amici di Acmos, European Alternatives, EU Democracy Lab, garageErasmus, Volt Europa, Benvenuti in Italia, e naturalmente Voxeruop, ed abbiamo invitato i nostri aderenti e simpatizzanti in tutta Europa a fare lo stesso, appendendo ai balconi striscioni, cartelli, bandiere, magliette, qualsiasi supporto in qualsiasi lingua per chiedere “Verità e Giustizia per Giulio Regeni”.

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