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Migrazione, apatia e opportunismo politico

L’opinione pubblica europea perde interesse per i disastri umanitari che avvengono sulle rotte migratorie, mentre il tema dell'accoglienza viene continuamente strumentalizzato dalla politica. La nostra rassegna stampa sull’Europa della migrazione, in collaborazione con Display Europe.

Pubblicato il 24 Ottobre 2023

Chi si preoccupa più delle persone migranti? È la domanda che si pone Annalisa Camilli sua Internazionale. Di fronte ai naufragi e alle morti in mare, e di fronte all'apparente indifferenza degli europei - più di 2.500 morti nel  2023, secondo alcune stime - Camilli cerca di capire i meccanismi che possono portare a tale apatia. "Ma come siamo arrivati fin qui? Perché il naufragio di Pylos, forse il più tragico del Mediterraneo nella storia recente, non ha guadagnato neanche una prima pagina di giornale? Come possiamo accettare questa attenzione ondivaga?". 

Gioco politico

Su El Confidencial, Nacho Alarcón fornisce una sintesi di un caso da manuale, avvenuto durante l'incontro informale dei leader dell'Ue tenutosi a Granada lo scorso  6 ottobre. L'incontro doveva essere un'occasione per discutere dell'autonomia strategica dell'Ue e dell'allargamento, ma è stato usato da Ungheria e Polonia, che hanno presentato le loro rimostranze contro la politica migratoria dell'Ue. Un'occasione d'oro, osserva Alarcón, per il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki (Diritto e Giustizia, PiS, ultraconservatore) per preparare il terreno per le elezioni parlamentari dello scorso 15 ottobre.

Parallelamente alle elezioni, si sarebbe dovuto tenere un referendum indetto dal governo su quattro questioni, tra cui una sull'"accoglienza di migliaia di migranti dal Medio Oriente e dall'Africa [...] imposta dalla burocrazia europea". Il referendum è stato ampiamente criticato dagli specialisti perché fuorviante e catastrofista, come racconta Alicja Gardulska per il quotidiano polacco Gazeta Wyborcza. Il 15 ottobre è stata una data disastrosa per il PiS, che ha vinto le elezioni perdendo la maggioranza e nello stesso giorno ha visto i risultati del suo referendum resi non vincolanti per mancanza del quorum necessario. La storia non è tutta qui.

Hanno vinto? 

Nonostante alcune battute d'arresto, per il momento gli integralisti europei sembrano avere mano libera. Sul campo, ma anche nella mente dei cittadini: secondo un rapporto di Eurobarometro dello scorso giugno, il 24 per cento degli europei intervistati ritiene che l'immigrazione sia "una delle due questioni più importanti che l'Ue deve affrontare". Eppure, come sottolineano Olivier Lenoir, Elena Maximin e Marin Saillofest in un'analisi per Le Grand Continent, "in media, solo il 19 per cento della popolazione dell'Ue stima correttamente la percentuale di immigrati non europei nel proprio paese". E continua: "Nessun paese ha un tasso di successo [quando si tratta di stimare la percentuale di immigrati non europei] superiore al 50 pe cento. Un terzo degli europei non interagisce mai con un immigrato (o lo fa meno di una volta all'anno)".


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Un altro studio, questa volta condotto dal centro di ricerca Midem dell'Università di Dresda in una decina di paesi, racconta che la migrazione è uno dei due temi più polarizzanti per gli europei intervistati, al pari del cambiamento climatico.  

Conseguenze imprevedibili

Per il momento, la risposta dell'Europa sembra essere un giro di vite, anche se questo significa svendere i propri valori, stringere patti con i dittatori o abbandonare le persone al loro destino in mare, come analizza Claudio Francavilla di Human Rights Watch per Politico Europe. Anche se significa giocare con il fuoco. "Sacrificare i diritti dei migranti e dei rifugiati per un guadagno politico a breve termine non è solo una scelta immorale, ma anche parte di una reazione a catena che rischia di avere un impatto disastroso sull'Unione e sui suoi valori fondanti", avverte. "La prossima vittima dell'ossessione migratoria del blocco potrebbe essere l'Ue stessa".


Su migrazione e asilo

“Lo stupro, una passaggio quasi inevitabile della migrazione”: otto donne testimoniano a Marsiglia

Lorraine de Foucher | Le Monde | 18 settembre | FR (paywall)

Uno studio pubblicato su The Lancet e ripreso dal quotidiano francese Le Monde e condotto su 273 donne richiedenti asilo racconta che il 26 per cento delle intervistate è stata s vittima di violenza sessuale negli ultimi dodici mesi sul territorio francese, mentre il 75 per cento ha affermato di aver subìto violenza prima di entrare in Francia. 

Decine di migliaia di rifugiati e centinaia di morti: la fine della Repubblica del Nagorno-Karabakh

iStories | 26 settembre | Regno Unito

"Al confine tra Nagorno-Karabakh e Armenia, alla fine del corridoio di Lachin, è in corso una catastrofe umanitaria", afferma il media investigativo indipendente russo iStories. Il reportage, realizzato nella "zona cuscinetto" dove medici e volontari cercano di aiutare i rifugiati della repubblica non riconosciuta, offre un resoconto edificante del caos causato dall'offensiva azera del 19 settembre.

Alla ricerca di una nuova casa: Zorak

Ani Gevorgyan | EVN Report | 9 ottobre | IT

Per il media armeno EVN Report, Ani Gevorgyan ha tracciato un profilo dei rifugiati del Nagorno-Karabakh che hanno cercato rifugio nel villaggio di Zorak. Nel suo reportage, Gevorgyan racconta, con tanto di foto, la vita quotidiana distrutta degli abitanti del villaggio e la solidarietà che dimostrano, a volte verso famiglie di cui non sanno nulla.

I polacchi sono stati accolti calorosamente in Francia. Poi, quando il lavoro si è esaurito, sono diventati “sporchi

Kaja Puto | Krytyka Polityczna | 14 ottobre | PL

In questa intervista con la giornalista Aleksandra Suława per la testata polacca Krytyka Polityczna, Kaja Puto ripercorre la storia degli immigrati polacchi giunti in Francia nel secolo scorso, in particolare per lavorare nelle miniere di carbone. Dall'accoglienza iniziale degli immigrati al rifiuto degli ultimi durante la Grande Depressione, questo episodio storico dai toni senza tempo sembra sorprendentemente attuale.

Irregolari, eppure super qualificati: il pregiudizio europeo esclude i migranti

Oiza Q. Obasuyi | Open Migration | 17 agosto | EN

Secondo uno studio pubblicato dalla Vrije Universiteit di Bruxelles (VUB), i migranti sono vittime di un pregiudizio europeo che li considera meno qualificati dei lavoratori del continente. Poiché i loro diplomi e le loro esperienze professionali pregresse non sono sempre riconosciuti al loro vero valore, i migranti si trovano spesso a svolgere lavori per i quali sono sovraqualificati, riassume Oiza Q. Obasuyi per Open Migration.

In collaborazione con Display Europe, cofinanziato dall'Unione europea. I punti di vista e le opinioni espressi sono esclusivamente quelli dell'autore o degli autori e non riflettono necessariamente quelli dell'Ue o della Direzione Generale per le Reti di Comunicazione, i Contenuti e la Tecnologia. Né l'Unione europea né l'autorità che ha concesso il finanziamento possono essere ritenute responsabili.
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