Reportage Migrazione e solidarietà
Camionisti rumeni bloccano una strada ad Afumați, vicino a Bucarest, il 13 gennaio 2024. | Foto: Lola García-Ajofrín Romanian truckers blocking a road in Afumați, near Bucharest on 13 January 2024. | Photo: Lola García-Ajofrín

I camionisti, protagonisti della solidarietà della diaspora romena

Circa 5,7 milioni di romeni vivono fuori dal loro paese in Europa. L’angoscia che genera questa migrazione (conosciuta come "Sindrome Italia") ha trovato una risposta nell'organizzazione di una rete di solidarietà lanciata da un gruppo di camionisti romeni.

Pubblicato il 31 Luglio 2024
Romanian truckers blocking a road in Afumați, near Bucharest on 13 January 2024. | Photo: Lola García-Ajofrín Camionisti rumeni bloccano una strada ad Afumați, vicino a Bucarest, il 13 gennaio 2024. | Foto: Lola García-Ajofrín

Prima delle elezioni europee del 2019, un politico romeno ha fatto alcune dichiarazioni infelici sulla professione di camionista e "i ragazzi hanno voluto a tutti i costi dargli una lezione", ricorda Adriana Muresan, camionista romena di 56 anni, residente in Spagna

I camionisti romeni, offesi, sono andati a votare in massa, "ma non è stato così semplice", dice. Gli autisti in viaggio non potevano raggiungere le città con i loro camion, né potevano lasciarli parcheggiati e raggiungere la città a piedi. Così Muresan ha chiesto nei gruppi Facebook di cittadini romeni se c’era qualche volontario disposto ad accompagnarli a votare con la propria auto. Molti connazionali della diaspora hanno risposto all’appello. Muresan ha quindi iniziato a mettere in contatto camionisti e volontari, ed è nato un gruppo su Facebook.

Dopo le elezioni, il gruppo è rimasto attivo. "Ci siamo resi conto di essere una grande forza e di aver riunito l'intera diaspora in Europa", spiega Muresan. Gli autisti hanno iniziato a inviare inviti: "Sarò a Berlino nel fine settimana, se qualcuno viene a trovarmi, ci beviamo insieme un bicchierino di orujo". "Sono in Germania, in questa zona, se qualcuno vuole venire a pescare, è il benvenuto", ricorda. "Perché quando vivi fuori dal tuo paese, il camion è la tua casa, e anche se ci siamo integrati, a tutti manca la nostra terra", sottolinea la camionista.

Adriana Muresan at the wheel of her lorry, in June 2024. | Photo:Photo: RoOmenia
Adriana Muresan al volante del suo camion. | Foto: RoOmenia

Cinque anni dopo, quell'iniziativa una tantum è diventata un gruppo di mutuo soccorso con più di 148.000 membri, l'Associazione RoOmenia Volontari in Europa, dove i romeni che vivono all'estero si danno una mano a vicenda quando sono in difficoltà. C’è chi offre semplicemente un supporto linguistico e un passaggio a un camionista con il mal di denti che deve andare dal dentista in un paesino in Germania, a chi dà riparo a lavoratori stagionali che sono rimasti senza casa, a chi trova lavoro a qualcuno che sta attraversando un periodo difficile o a chi mette in contatto una vittima di abusi con l'organizzazione locale competente.

"Sono storie meravigliose", dice la camionista. "Tra di noi ci chiamiamo 'RoOmenia' (un gioco di parole fra Romania e Omenia, 'umanità' o 'bontà' in romeno)", dice, "qualcosa come 'Rumanità', perché si tratta di dare senza bisogno di ricevere nulla in cambio", spiega. "Vogliamo cambiare il paese con i fatti, dimostrando che gli atti di generosità ti trasformano". "Abbiamo seminato in Romania e sono molto orgogliosa".

Dai camionisti ai lavoratori stagionali: la pandemia ha allargato la rete

Con una stima di 5,7 milioni di romeni sparsi in Europa - un quarto della popolazione del paese – migliaia di famiglie romene trascorrono i mesi tra addii, attese e videochiamate. Secondo Save the Children Romania, circa il 13,8 per cento dei bambini romeni – più di mezzo milione – aveva uno o entrambi i genitori che lavorano all'estero tra il 2021 e il 2022.

Camionisti romeni in una località non precisata nel 2023. | Foto: RoOmania
Camionisti romeni in una località non precisata nel 2023. | Foto: RoOmania

"L'unico rimpianto che ho nella vita è quello di aver portato via i miei nipoti ai loro nonni", ha detto di recente Dragos, che da vent’anni gestisce un negozio di ferramenta in Spagna. È la generazione del senso di colpa. In Romania, l'angoscia provata da chi si prende cura dei parenti degli altri trascurando i propri è nota come "Sindrome Italia".

La maggior parte di loro era invisibile fino alla pandemia. Poi sono diventati indispensabili, spiega Muresan. In Germania, sono state tolte persino le restrizioni di volo ai lavoratori stagionali, per non perdere i raccolti di asparagi. È stato durante la pandemia che il gruppo dei volontari è esploso.

"Non avevo idea che ci fossero così tanti lavoratori stagionali romeni", dice Muresan, che spiega come "queste persone sono state lasciate per strada senza niente". Al gruppo è arrivata un alert da 38 lavoratrici stagionali sulle Alpi italiane – non lo dimenticherò mai, dice – che erano state lasciate "senza alloggio, senza soldi, senza un posto dove andare e senza mezzi di trasporto, in quarantena". Allora hanno chiesto aiuto al gruppo e quello è stato l’inizio di tutto: "I romeni hanno aperto le porte delle loro case: prima in Italia, poi in Spagna". 

"Continuavano a chiamarmi: ne ho due, ne ho sette...", ricorda. Dice che la prima cosa che dovevano fare era chiedere la carta d'identità e trasmetterla al consolato per verificare che non avessero precedenti penali, "visto che dovevano essere accolti in casa di altre persone". "A volte c'è stato qualche problema di convivenza", ammette, "ma è stato risolto". Secondo le sue stime, sono state accolte circa 1.500 persone, per lo più lavoratori stagionali.

"Hanno una rete davvero grande e sappiamo sempre se qualcuno lascia il paese e viene in Romania", dice Sabina Dinita, fondatrice di "Cutiei cu medicamente" (“Cassetta delle medicine”, in romeno), un'organizzazione nata nel 2017, che si avvale della rete di volontari per individuare, acquistare e trasportare i farmaci che scarseggiano negli ospedali romeni, soprattutto per i trattamenti oncologici pediatrici. "Compro i farmaci in Europa occidentale e con l’aiuto dei volontari, dei camionisti, li porto in Romania ", spiega Dinita, una sera di fine giugno, in un caffè di Bucarest. La Romania è il paese dell'Unione europea con la spesa pro capite più bassa per le cure oncologiche (70 euro), un quarto del Lussemburgo (294 euro), dell'Austria, della Germania o della Francia (tra 250 e 300 euro), secondo l'OCSE.

"È strano come ci possono piacere allo stesso modo tanto le cose brutte quanto quelle belle: è un meccanismo involontario", dice Nicu, un romeno di 45 anni, che ha scoperto questo gruppo attraverso una comunità su internet, dove un utente ha chiesto aiuto ed è stato reindirizzato alla pagina del gruppo. "È una comunità enorme", continua. Nicu dice che i volontari effettivi sono pochi e che "gli altri sono persone, come lo sono stato io finora, che si sono iscritte per avere un'ancora di salvezza, se mai ne avessero bisogno".

Il prossimo passo: ridurre la solitudine di colf e badanti

Muresan dice che al momento hanno una mappa dei volontari, "e se succede qualcosa nella loro zona, li tagghiamo. Ogni paese ha un coordinatore con centinaia di volontari che si rendono disponibili 24 ore su 24 e una chat per le emergenze. A Muresan viene spesso chiesto come è riuscita a coinvolgere così tante persone: "È facile, qui c’è posto per tutti, qualsiasi cosa tu voglia fare: che ti stiano a cuore gli animali, o le medicine per i bambini, o che a Natale voglia portare dei dolci ai camionisti che sono soli in un parcheggio, ognuno può fare quello che vuole e che può". 

Map of RoOmenia volunteers in Europe and around the world.
I volontari di RoOmenia nel mondo.

Nonostante la sua capacità di mobilitazione, ci assicura che al momento, lasciata la strada con un congedo permanente per malattia, non le è stato chiesto di entrare in politica, né lo farebbe: "Non sarei più libera", taglia corto.

Una delle ultime azioni di RoOmenia si è svolta durante le elezioni europee del 9 giugno, quando i volontari hanno offerto passaggi ai lavoratori stagionali in Germania e ai barcaioli che trasportano merci sul Danubio. Uno dei casi più difficili, ammette, è stato aiutare, attraverso il consolato, una donna romena vittima di abusi ad Abu Dhabi. 

L’organizzazione approva, precisa Muresan, solo le richieste considerate "urgenti, importanti e comprovate", per evitare frodi e non far perdere tempo ai volontari. "Abbiamo imparato dagli errori del passato", aggiunge. La prossima campagna è rivolta a colf e badanti che vivono in casa dei datori di lavoro, per favorire le occasioni di incontro con i volontari delle vicinanze, bersi un caffè insieme e fare due chiacchiere, "perché queste persone hanno bisogno di parlare, e di parlare nella loro lingua", spiega, "per alleviare un po’ la loro solitudine". 

👉 L'articolo originale su El Confidencial. 
Questo reportage è stato prodotto nell'ambito del progetto PULSE, un progetto europeo che sostiene le collaborazioni giornalistiche transfrontaliere. El Confidencial e HotNews.ro hanno contribuito a realizzarlo.

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