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L’Ucraina passa all’offensiva, in Russia

Quest'estate, con grande sorpresa, l'esercito ucraino è entrato in territorio russo: una mossa coraggiosa che ha aumentato la fiducia degli ucraini nelle forze armate, rivelato le esitazioni di Mosca e aperto la porta a possibili negoziati.

Pubblicato il 18 Settembre 2024

L’esercito ucraino sembrava impotente di fronte all'avanzata della Russia, soprattutto nel Donbass dove Mosca stava concentrando la sua offensiva. Poi è successo l'inimmaginabile: il 6 agosto le truppe ucraine sono entrate  in territorio russo, nell'oblast' di Kursk. Oggi l'offensiva ucraina prosegue, anche se a un ritmo più lento rispetto ai primi giorni, quando le brigate ucraine beneficiavano dell'elemento sorpresa e incontravano poca resistenza da parte dei russi. La grande domanda che ci si pone ora è quali saranno gli effetti a breve e a lungo termine del piano ucraino.

Se da un punto di vista militare sarà possibile valutare oggettivamente gli effetti dell'operazione Kursk solo a guerra finita, alcuni effetti politici concreti sono già visibili, osserva Irena Molyar su Espreso

L'Ucraina ha dimostrato ai suoi cittadini e ai suoi partner occidentali che il suo esercito è in grado di preparare e lanciare offensive efficaci, che è ben informato sulle posizioni del nemico e che è quindi in grado di colpirlo nei punti più deboli. In altre parole, l'operazione Kursk ha sollevato il morale degli ucraini stanchi della guerra e ha dato loro la necessaria fiducia nelle forze armate.

Un altro importante effetto politico è il numero di prigionieri catturati dagli ucraini. Ma la conseguenza politica più importante dell'offensiva a sorpresa di quest'estate è che ha rivelato le esitazioni dei russi: una delle famose “linee rosse” evocate da Mosca ogni volta che minaccia attacchi nucleari è stata ancora una volta superata, Vladimir Putin non ha premuto il pulsante, e la propaganda del Cremlino non parla ancora di una mobilitazione generale per difendere la patria eminimizza l'importanza dell'attacco e dell'occupazione del territorio russo. Il 5 settembre, Putin ha improvvisamente proposto un ritorno al dialogo e ha indicato tre paesi che avrebbe accolto come intermediari: Cina, India e Brasile.

Putin ha anche dichiarato di voler tornare ai negoziati di pace sulla base di quanto stabilito a Istanbul nella primavera del 2022, il che significherebbe imporre all'Ucraina uno status di neutralità e vietarle di partecipare a qualsiasi alleanza difensiva, in cambio della quale Kiev riceverebbe garanzie di sicurezza. 

Tuttavia, dopo due anni e mezzo di guerra, nessuno in Ucraina crede in garanzie diverse da quelle che l'adesione alla NATO fornirebbe. Nel novembre 2023, il 77 per cento degli ucraini intervistati era favorevole all'adesione del paese al Patto Atlantico, solo il 5 per cento si dichiarava totalmente contrario al progetto. Ma ecco: cosa si può fare quando l'Occidente non sembra avere fretta di accogliere l'Ucraina nella NATO e la guerra vi sta logorando mese dopo mese? 


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Sta logorando entrambe le parti, perché è anche chiaro che questo improvviso desiderio di riprendere i negoziati è un segno che la Russia sta cercando di guadagnare tempo per rinnovare le sue risorse militari, materiali e umane.

In un articolo pubblicato sul sito polacco Nowa Europa Wschodnia, Andreas Umland discute il ruolo che i principali paesi non occidentali svolgerebbero in qualsiasi negoziato. A suo avviso, per paesi come la Cina, l'operazione Kursk ha fornito buoni argomenti per forzare un armistizio a condizioni più eque di quelle previste dai russi.

Centrali elettriche bombardate, autunno e inverno senza elettricità né riscaldamento

Le città ucraine vengono bombardate più o meno regolarmente, ma anche le persone muoiono ogni giorno in luoghi vicini alla linea del fronte, e nessuno sembra più trovarlo anormale. Anzi, gli stessi media ucraini non ne parlano più sistematicamente.

La scorsa primavera, in particolare, i missili e i droni russi hanno causato danni ingenti alla rete elettrica ucraina e il paese sta attualmente subendo interruzioni di corrente programmate. Ma il peggio deve ancora venire: l'inverno si avvicina. Su, Youriy Koroltchuk, esperto dell'Istituto per la strategia energetica, considera due possibili scenari. Il primo è ottimistico: se la rete non subirà ulteriori attacchi, se riusciremo a riparare alcuni impianti nelle prossime settimane e se l'inverno sarà mite, le interruzioni di corrente non dovrebbero superare le 12 ore al giorno. Nello scenario pessimistico, invece, le famiglie ucraine potranno rimanere senza elettricità fino a 20 ore al giorno. I russi hanno colpito anche le centrali di riscaldamento. Secondo gli esperti, le famiglie ucraine cercheranno rifugio presso parenti o amici in campagna. Altre cercheranno rifugio all'estero. 

Ultimatum polacco all’Ucraina

Nel frattempo, i politici polacchi non hanno trovato niente di meglio da fare che lanciare un ultimatum ai leader ucraini sui massacri di Volhynia. Durante l'occupazione tedesca del 1943, l'Esercito Insurrezionale Ucraino ha compiuto un massacro della popolazione polacca in Volhynia, nel nord-ovest dell'Ucraina, seguito da rappresaglie polacche contro la popolazione ucraina. Questi eventi continuano a pesare sulla cooperazione tra Varsavia e Kiev, anche in tempo di guerra con la Russia, nonostante quest'ultima rappresenti una seria minaccia per la Polonia

Membri del governo polacco hanno dichiarato all'unisono che se l'Ucraina non risolve la questione della Volhynia, potrebbe scordarsi di entrare nell'Unione europea, riporta ONet

Non c'è bisogno di dire che l'Ucraina non dedicherà molto tempo a questo problema nel prossimo futuro, perché ha davvero, davvero, altre cose a cui pensare in questo momento, e per di più i suoi storici stanno per la maggior parte combattendo in prima linea. Per gli ucraini è chiaro che il loro futuro dipende dall'esito della guerra in corso, non da eventi accaduti 80 anni fa.

Va notato, tuttavia, che il messaggio del governo polacco è rivolto più all'opinione pubblica polacca che alla leadership ucraina. La nuova coalizione dimostra di non avere alcuna intenzione di combattere la radicalizzazione della società che, dopo otto anni di governo nazional-populista, ha subito una brusca virata a destra. Al contrario, sta sfruttando questa radicalizzazione muovendosi in direzione di un'opinione pubblica anti-ucraina, anti-migranti, anti-tedesca e forse presto anti-europea. Il Primo ministro Donald Tusk ha sempre avuto una stampa migliore in Europa che in Polonia, ma anche questo potrebbe cambiare quando la realtà della politica polacca lo spingerà sulla strada dell'euroscetticismo. Non è credibile? Anche Viktor Orbán ha iniziato come liberale, osserva Andrzej Sadecki in Ośrodek Studiów Wschodnich.

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