La giornalista e saggista canadese Naomi Klein, nota soprattutto per il successo mondiale dei suoi libri No Logo (Baldini & Castoldi, 2001) e Shock economy (Rizzoli, 2007), ha appena pubblicato un nuovo saggio: Doppio. Il mio viaggio nel mondo specchio (La nave di Teseo, 2023). In questa intervista, realizzata da Reporterre, giornale indipendente francese specializzato in ecologia, Klein critica la sinistra statunitense ed europea: “Dobbiamo concentrarci su politiche ecologiche che siano anche politiche di redistribuzione economica”, dice.
Foto: Vera de Kok - Wikipedia CC BY-SA 4.0
Reporterre: Come analizza la vittoria di Donald Trump?
Naomi Klein: La destra riesce ad avvicinarsi alle classi popolari con più facilità rispetto alla sinistra o ai liberali. Questo dovrebbe essere un vero e proprio campanello d'allarme e farci riflettere su come viene percepito il discorso progressista: elitario, fuori dal mondo e senza un piano per aiutare le persone.
Ho sempre creduto che fosse possibile elaborare una strategia politica in grado di affrontare la crisi ecologica e l’aumento delle disuguaglianze, ma non è così che la sinistra ha impostato la sua politica climatica. Stiamo assistendo a una crescente frustrazione tra i lavoratori, per i quali questi temi sono un lusso che sentono di non potersi permettere.
La sinistra socialdemocratica non è disposta a percorrere questa strada e a parlare alle persone?
È un fallimento della sinistra americana nel suo complesso, non solo del Partito democratico, che ne rappresenta l'establishment. L'ala di Bernie Sanders è stata completamente emarginata. A causa della sua assenza, la sinistra si è divisa in piccole fazioni molto aggressive che si attaccano a vicenda. Non ha creato un movimento solidale capace di attrarre i lavoratori, come invece è riuscito a fare Trump, conquistando molte persone di sinistra, che lavorano e hanno bisogno di una speranza economica.
È un paradosso perché il mondo di Trump è il mondo dei super-ricchi, di Elon Musk e di molti miliardari.
Il Partito democratico è visto come più elitario rispetto al Partito repubblicano, che è un mix di ricconi molto spesso rozzi e di persone più accessibili, che sanno entrare in contatto con le classi lavoratrici. Elon Musk interagisce con gli utenti di Twitter [ora X] , mentre i ricchi democratici non parlano con nessuno al di fuori della loro cerchia. Nel 2016 ho scritto che il Partito democratico è come una festa a cui non sei stato invitato. È un’élite ristretta che ha messo in scena uno spettacolo pensando che i lavoratori si sarebbero uniti. Ma la gente si è sentita insultata ed esclusa. E così hanno scelto Trump.
Naturalmente, il Partito repubblicano è al servizio del denaro. Ciononostante, non è stato accondiscendente con i lavoratori come lo è stato il Partito democratico. Inoltre, le deportazioni di massa promesse da Trump non sono solo una politica razzista, ma anche economica, nel senso che le spaccia alla classe operaia come uno strumento di redistribuzione della ricchezza, al pari dei fascisti con l'antisemitismo.
È questo che Trump sta dicendo agli elettori neri e latinos: “Questi immigrati vi stanno togliendo il lavoro, ma ce ne sbarazzeremo, così ci saranno più posti di lavoro per voi”. È orribile, ma è importante capire che c'è una logica economica dietro questo voto.
Quale strategia dovrebbero adottare la sinistra e gli ecologisti?
Innanzitutto dobbiamo prendere coscienza del modo in cui veniamo percepiti. Dobbiamo concentrarci su politiche ecologiche che siano anche politiche di redistribuzione economica, in grado di dimostrare in termini molto concreti che non è necessario scegliere tra l'ambiente, la famiglia e il portafoglio. Dovremmo lottare per un trasporto pubblico gratuito e pompe di calore per tutti, così da ridurre il consumo energetico per il riscaldamento e il raffrescamento delle abitazioni. Possiamo avere politiche verdi che rendano la vita dei cittadini molto più semplice. Abbiamo bisogno di un populismo ecologico, di un ecopopulismo.
Un'altra difficoltà è che Trump e l'estrema destra non si fanno scrupoli a mentire, e le discussioni non si fanno più a partire dai fatti.
Nessuno ha un rapporto assoluto con la verità. Ognuno sceglie le proprie illusioni. Il peso della realtà ecologica, economica e militare rende questi tempi molto difficili da sopportare. Così viviamo tutti nelle nostre bolle e proiettiamo sui nostri avversari tutto ciò che non sopportiamo di noi stessi.
Ma è vero che il Partito repubblicano sta adottando un approccio ai fatti sempre più creativo. Stiamo subendo gli effetti di una strategia, portata avanti per cinquant'anni dalla destra, che ha distrutto l'ecosistema dell'informazione. Ecco perché parlo di cose come il trasporto pubblico, il prezzo del riscaldamento, il prezzo dei prodotti alimentari... Meno ci addentriamo in dibattiti astratti sulle cause del cambiamento climatico, meglio è.
“Il populismo deve essere redistributivo, una risposta diretta ai bisogni economici della gente“
Quando parliamo di populismo ecologico, che è un’espressione molto forte, significa che dobbiamo usare le stesse armi e la stessa retorica del nostro avversario, o addirittura essere più brutali?
Per me, populismo non è una parolaccia.
Come definirebbe il populismo?
Il populismo deve essere redistributivo, una risposta diretta ai bisogni economici della gente. Bernie Sanders è un populista economico perché parla di redistribuzione della ricchezza, puntando sull'aumento dei salari, sull'assistenza sanitaria universale, su servizi che rispondano direttamente ai bisogni della gente. Il centro lo deride come populista. Penso invece che dovremmo fare nostre queste idee. È bello essere populisti.
All'inizio degli anni 2000 ci sono stati dei Forum mondiali, come quello di Porto Alegre in Brasile. È pensabile un grande reset generale, che parta proprio dall'ecologia? Come possiamo far rinascere un grande movimento popolare? È un sogno?
Non è un sogno così lontano. Potrebbe esserci un'altra ondata che cattura e guida questa energia. Le persone sono arrabbiate. Capiscono che le loro condizioni di vita sono sempre più difficili e stressanti. Hanno l’impressione che il sistema sia truccato. Il populismo di destra prende questa rabbia e la indirizza verso le persone più vulnerabili, facendo degli immigrati un capro espiatorio. Il populismo di sinistra cerca di indirizzare l'energia popolare contro le imprese e le élite. Ma questa energia è stata cooptata da personaggi come l’ex braccio destro di Trump, Steve Bannon, Giorgia Meloni in Italia e Marine Le Pen in Francia.
La minaccia militare sembra crescere in tutto il mondo. Come la affrontiamo?
Trump la alimenterà. Vuole che l’Europa aumenti la spesa per gli armamenti. È anche un invito alla sinistra a investire nella sanità e nella casa invece che nel militarismo. È una scelta difficile. Costruiamo bombe o ospedali?
Quale sarebbe la risposta della sinistra a questa domanda? Dobbiamo aumentare le spese militari?
No, ma possiamo investire in un'economia che dia una speranza di pacificazione tra noi esseri umani e tra noi e la Terra. Trump prospetta un mondo in cui investiamo nella costruzione di armi e di una gabbia globale per proteggere i confini dagli effetti delle nostre politiche e dell'immigrazione di massa. La sinistra populista potrebbe prospettare una visione alternativa, incentrata sulla guerra climatica e sull'ingiustizia economica.
L'intelligenza artificiale è diventata il motore del capitalismo. Come cambierà il panorama politico, e come dovrebbero rispondere la sinistra e gli ecologisti?
Dobbiamo individuare le tante vulnerabilità della coalizione messa insieme dalla destra. Un esempio: Trump parla già di investire nell'intelligenza artificiale, ma questo è in contrasto con i discorsi di Bannon e della nuova destra sulla crisi spirituale della società. La sinistra non è stata brava a parlare di quella che viene percepita da molti come una disumanizzazione del mondo. Va bene parlare di clima e di diritti di chi lavora, ma bisogna affrontare anche una questione spirituale.
👉 L'articolo originale su Reporterre
🤝 Questo articolo è pubblicato nell’ambito del progetto collaborativo Come Together
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