Giulietto Chiesa, un italiano a Riga

Pubblicato il 22 Maggio 2009

C'è un uomo con un paio di folti baffi che guarda severo dai manifesti in russo affissi per le strade della Lettonia. Non siamo negli anni Cinquanta, però, e l'uomo non è georgiano, ma italiano.

Giulietto Chiesa, "Dzuljeto" come lo chiamano da queste parti, è uno strano e in qualche modo simbolico esemplare di politico europeo dell'era post-ideologica. Piemontese di Acqui terme, dopo la gavetta nella Fgci e nella sezione genovese del Partito comunista nel 1980 Chiesa ottenne il posto di corrispondente dall'Unione sovietica per l'Unità e partì per Mosca, dove è rimasto vent'anni lavorando anche per La Stampa.

Nel 2004 Chiesa si è presentato per la prima volta alle europee con la strana coppia Di Pietro-Occhetto e la loro lista "Società civile". Ben presto però ha sbattuto la porta, deluso da quella che definisce la "degenerazione" di Di Pietro e disorientato dai nuovi schieramenti. "Non so come definirmi oggi. Certo non mi piace la destra. E fatico a riconoscermi nel Partito socialista europeo."

Un giorno a Strasburgo ha incontrato l'europarlamentare lettone Tatiana Zhanoka, che gli ha chiesto di unirsi a lei in una lista che rappresenta i diritti della minoranza russofona lettone. Dzuljeto ha accettato subito. Ha affittato una casa a Riga e va su e giù ogni settimana. Speranze di essere eletto? "Poche. Diciamo nessuna. Ma è una battaglia che andava fatta."

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