Marina Mota gerador

Danimarca: i quartieri popolari di Copenaghen alle prese con discriminazione e gentrificazione

Sønderbro, è considerata una zona “sensibile” di Copenaghen. Con una concentrazione di abitanti di origine “non occidentale” superiore alla media nazionale – così riporta la documentazione ufficiale – quest’area della capitale danese fa sorgere molte domande su inclusione, segregazione e sul futuro dell'edilizia popolare.

Pubblicato il 5 Marzo 2025

Ogni anno dal 2010, il governo danese pubblica un elenco delle cosiddette “società parallele”, quartieri sensibili e ritenuti “a rischio”. Tra il 2018 e il 2019, in questa controversa lista  – anche soprannominata “lista dei ghetti” – è stato incluso Hørgården, un complesso di edifici modernisti in ardesia grigia che sorge nella parte meridionale di Sønderbro. È proprio dall’inserimento di Hørgården in questo elenco che ha avuto origine un processo di rigenerazione urbana con l’obiettivo, anche grazie all’aiuto dei residenti, di trasformare il quartiere.

L’effettiva partecipazione della popolazione al processo di rigenerazione urbana varia da un quartiere all'altro. Secondo Niels Frisch Kjølholt, responsabile della riqualificazione di Hørgården e membro dell'amministrazione tecnica e ambientale di Copenaghen, i residenti del quartiere rimangono ampiamente sottorappresentati nelle riunioni di consultazione.

Ahmed a Hørgården. | Foto: ©Barbara Alves
Ahmed a Hørgården. | Foto: ©Barbara Alves

Ahmed, che ha 27 anni e vive a Hørgården, è stato invitato a partecipare a una di queste riunioni insieme agli altri abitanti di Sønderbro. Dopo aver assistito al primo incontro si è detto profondamente scoraggiato, soprattutto per via di “discussioni burocratiche poco produttive, incentrate solo sulla sistemazione di piccoli giardini o sulla modifica delle regole di parcheggio. Non è questo di cui la gente ha bisogno”.

Nell'ultima lista pubblicata, una “società parallela” viene definita come un’area di edilizia popolare con minimo 1.000 abitanti, dei quali almeno il 50 per cento deve essere composto da immigrati o persone provenienti da “paesi non occidentali”, e che deve soddisfare almeno due dei quattro indicatori relativi a livello di istruzione, accesso al lavoro, reddito e criminalità.

Se in passato Hørgården era considerato un “quartiere sensibile”, oggi invece non compare più nell'elenco delle “società parallele”: nonostante conti ancora più di 1.000 abitanti, la percentuale di immigrati provenienti da “paesi non occidentali” ora è poco superiore al 30 per cento.

Secondo la legislazione danese, viene considerato “occidentale” qualsiasi paese dell’Ue insieme a Regno Unito, Andorra, Islanda, Liechtenstein, Principato di Monaco, Norvegia, San Marino, Svizzera, Stato del Vaticano, Canada, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda. A essere considerati “non occidentali” sono quindi i paesi dell’Africa, dell’America Latina, dell’Asia e del Medio Oriente.

Daniel Tomicic, 27 anni, è uno degli abitanti di Hørgården che ha partecipato ad alcune delle iniziative promosse nell’ambito della riqualificazione di Sønderbro. Tomicic non nasconde la sua rabbia nei confronti della lista pubblicata dal governo danese e ne critica apertamente i contenuti che, a suo avviso, sono un evidente esempio di discriminazione.

Daniel Tomicic, a resident of Hørgården. | Photo: ©Barbara Alves
Daniel Tomicic a Hørgården. | Foto: ©Barbara Alves

“Posso avere un lavoro, ho studiato, non ho mai commesso reati, se lo volessi potrei anche diventare un artista. Insomma, sono libero di scegliere come vivere la mia vita. Ma le mie origini sono parte di me fin dalla nascita e non potrò mai cambiarle”.

Henrik Gutzon Larsen, ricercatore di politica urbana, crede che sia prassi comune cercare di isolare un problema dal punto di vista geografico per trarne delle lezioni politiche, poiché “è molto più facile riconoscere l'esistenza di un problema a livello locale che dover ammettere di averne uno molto più grande e generale”.

Inclusione: una realtà o un miraggio?

In un progetto di pianificazione del 2018 dal titolo “Una Danimarca senza società parallele”, il governo danese aveva proposto di avviare programmi di rigenerazione urbana volti a “riqualificare e rendere attraenti i quartieri con una maggiore diversità sociale” ma anche a “vendere alcuni degli edifici esistenti, procedere a demolizioni mirate e costruire nuovi alloggi privati”.

Il progetto – attuabile solo per i quartieri inseriti nella lista da almeno cinque anni consecutivi in conformità alla legge § 168 a – aveva, tra gli altri, l'obiettivo di ridurre la quota di alloggi sociali per le famiglie fino a un massimo del 40 per cento.

The whole area of Sønderbro. Map created by the urban renewal team of Sønderbro (Områdefornyelse Sønderbro, municipality of Copenhagen). The red points represent the people interviewed and the sites covered by this report: Sundholm area, Sundholm Syd, Hørgården area and the youth center of Hørgården.
L'intera area di Sønderbro. Mappa creata dal team di rinnovamento urbano di Sønderbro (Områdefornyelse Sønderbro, comune di Copenhagen). I punti rossi rappresentano le persone intervistate e i siti trattati in questo report: area di Sundholm, Sundholm Syd, area di Hørgården e centro giovanile di Hørgården. Ahm

Come spiega Niels Frisch Kjølholt, per evitare che ciò accadesse “noi cittadini abbiamo deciso, insieme agli esponenti politici, di effettuare lavori di ristrutturazione in tutti i quartieri che facevano parte di questa lista, proprio per cercare di non farli più comparire al suo interno”.

Secondo Kjølholt, “in linea di principio, la rigenerazione urbana può essere distinta dalla gentrificazione, ma in realtà [le due] sono spesso strettamente correlate e quasi impossibili da separare”, aggiungendo che “se si riesce ad attrarre un nuovo gruppo sociale, c'è comunque il rischio che i vecchi abitanti vengano sfrattati, per esempio a causa di un aumento dei prezzi”.

“Si costruiscono alloggi sociali, ma l’accesso per le persone a basso reddito è sempre più complicato”, riassume Tomicic con rabbia. Quando qualche anno fa si è trasferito nel suo attuale appartamento, in cui vive da solo, ha dovuto presentare svariati documenti per dimostrare il suo status di studente e di non avere precedenti penali. “Non puoi più trasferirti nel quartiere se non hai tutti i documenti necessari per dimostrare di essere in regola”, continua il ragazzo.

Secondo Henrik Gutzon Larsen, la retorica usata dai partiti di destra a proposito della lista delle “società parallele” ha alimentato l'ostilità dell'opinione pubblica nei confronti dei quartieri modernisti costruiti durante il “periodo d'oro” del welfare danese. A questo si aggiunge il fatto che il 20 per cento del mercato immobiliare del paese è di proprietà di enti sociali.

Il 21 marzo 2023, nell’ambito del piano di riqualificazione di Hørgården, gli abitanti del quartiere hanno votato a favore di un progetto di densificazione che prevede la costruzione di alloggi privati e di strutture per anziani per favorire una “composizione più eterogenea della popolazione”. Le attuali “baracche provvisorie” nel quartiere, che ospitano servizi per bambini e adolescenti, così come un “vecchio centro commerciale” con un piccolo mercato, un bar e una pizzeria, saranno demolite.

Per Henrik Gutzon Larsen, “queste politiche fortemente etnicizzate, soprattutto per quanto riguarda questo tipo di quartiere, hanno un altro obiettivo: sbarazzarsi degli alloggi sociali”. Attribuire problemi straordinari a questi quartieri serve a giustificare la retorica secondo la quale “siamo chiamati a intraprendere azioni che un tempo sarebbero state impensabili, come la vendita degli alloggi sociali”.

Mohammed in Sønderbro. | Photo: ©Barbara Alves
Mohammed. | Foto: ©Barbara Alves

Mohammed lavora da 20 anni al centro ricreativo di Hørgården, dove Daniel e Ahmed si sono conosciuti dopo aver abbandonato la scuola. Questo spazio, che si trova proprio accanto alla discarica, offre ai giovani tra i 13 e i 18 anni un luogo dove ritrovarsi dopo le lezioni.

Quando ho visitato il centro era tardo pomeriggio e quel giorno si sarebbe tenuta la cena comunitaria. Hassan – l'altro assistente sociale del centro, anche lui di Hørgården – era in cucina insieme ad alcuni giovani che, se vogliono, possono aiutarlo a preparare la cena e in cambio riceverla gratuitamente.

Il centro ricreativo è un “rifugio di pace” dove i giovani possono rilassarsi dopo la scuola o durante le vacanze e, come dice Mohammed, essere “loro stessi”. Ma secondo Hassan, che lavora lì da undici anni, “in un quartiere che era, ed è tuttora, un luogo problematico dove la maggior parte dei giovani bazzica per strada e fa cose che non dovrebbe fare”, il centro svolge anche un ruolo di orientamento sociale e di preparazione alla vita adulta.

Gli educatori aiutano i giovani che ancora non hanno un passaporto danese a richiedere un permesso di soggiorno, una procedura che nel corso degli anni è diventata sempre più complicata. Inoltre, li aiutano a iscriversi alle liste d'attesa per gli alloggi sociali, in modo che possano ricevere un appartamento a prezzi accessibili, e organizzano visite a scuole o aziende per promuovere l’orientamento professionale.

Per ora Mohammed non è preoccupato per il futuro dei giovani che frequentano il centro ricreativo: “Sono sulla buona strada, a scuola e al lavoro”, fanno sport e “non c'è criminalità, non ci sono brutte compagnie”. Ma il voto del 21 marzo 2023 sulla vendita di questa parte del quartiere a 3B, l’ente sociale proprietario di tutti gli immobili di Hørgården e Sundholm Syd e responsabile del progetto di densificazione, ha fatto traballare le sue certezze. Anche il resto degli educatori, compresi quelli più anziani come Ahmed e Daniel, sono molto preoccupati per il futuro del centro ricreativo.

Gli edifici con i tetti rossi situati proprio lì accanto – le cosiddette “baracche provvisorie”, come vengono chiamate nel piano di rigenerazione di Hørgården – ospitano anche strutture per bambini e adolescenti.

Lars Lindegaard Gregersen. | Photo: ©Barbara Alves
Lars Lindegaard Gregersen. | Foto: ©Barbara Alves

Come dice Mohammed, Hørgården è un quartiere confortevole, vicino al centro e ben servito dalla metropolitana e dalla rete di autobus. Mohammed ricorda inoltre che “Copenaghen non ha più molti spazi liberi dove costruire”, aggiungendo con tono dispiaciuto che “l’hanno fatto [comunque] vicino al quartiere di Urban Planen, dove hanno costruito anche alloggi privati, quindi penso che qui accadrà la stessa cosa. Tra 20 anni, solo le persone più benestanti potranno vivere qui”.

Secondo Ahmed, la mancanza di risorse tra le famiglie del quartiere non colpisce solo i genitori, ma anche i giovani. “La maggior parte di loro è povera e non ha molto da fare a casa. Molti finiscono quindi per trascorrere tutto il giorno fuori. Se si rimuovono i campi da calcio, i parchi giochi e tutto il resto, [questi giovani] finiranno presto abbandonati a loro stessi”.

Abbattere i muri invisibili

A Daniel hanno sempre detto di non attraversare la strada che segna il confine, reale e simbolico, del quartiere di Hørgården. A nord si intravede Sundholm, con i nuovi edifici costruiti dall'ente sociale 3B (Sundholm Syd), mentre in lontananza si possono scorgere imponenti edifici gialli risalenti all'inizio del XX secolo che servono da centri di accoglienza per circa 200-300 persone senza fissa dimora.

“Quando ero più piccolo avevo paura di andare lì”, racconta Daniel, perché “gli anziani del quartiere mi raccontavano storie spaventose sui senzatetto che vivevano in quella zona e sui tossicodipendenti che si potevano incontrare per strada”. Anche il centro di detenzione minorile si trova in quella parte del quartiere, il che, secondo lui, ne accentua la condizione di “isolamento e segregazione”.

Rasmus Anderson, l'architetto responsabile del progetto, spiega che per mettere fine all'isolamento di quest’area, situata vicino all'incrocio tra Sundholm e Hørgården, il piano di riqualificazione di Sønderbro prevede la sua trasformazione in “un punto di incontro per tutto il quartiere”.

A suo avviso, questa zona dovrebbe accogliere i senzatetto che vivono a Sundholm, poiché si tratta di “una fascia sociale molto vulnerabile”, ma anche gli abitanti di Sundholm Syd e Hørgården, oltre ai bambini delle due scuole speciali situate nelle immediate vicinanze. Pur ammettendo che si tratta di un quartiere difficile, Jørgen sottolinea che l'obiettivo è quello di creare “un'area adibita a diversi usi, senza escludere nessun gruppo sociale”.

Jørgen si è trasferito a Sundholm nel 2015, quando l'ente sociale 3B ha pubblicato un bando per l'assegnazione dei nuovi alloggi costruiti vicino a Hørgården che oggi portano il nome di “quartiere Sundholm Syd”. Dal 2015, 48 famiglie di estrazione sociale più agiata si sono trasferite nel quartiere.

Jøorgen in his flat, in Sønderbro. | Photo: ©Barbara Alves
Jørgen nel suo appartamento a Sundholm Syd. | Foto: ©Barbara Alves

Secondo Jørgen, i nuovi arrivati sapevano che avrebbero dovuto scendere a compromessi dato che questi nuovi alloggi erano stati costruiti con l’obiettivo di creare una maggiore diversità sociale in un quartiere svantaggiato. Jørgen racconta che “i senzatetto a volte fanno rumore, il carcere minorile si trova lì vicino e i giovani sparano fuochi d'artificio o cominciano a urlare nel cuore della notte. È un po' fastidioso ma le cose stanno così. Alcuni di noi sono arrivati con l'idea che se i vecchi residenti avessero fatto uno sforzo, smettendo di lamentarsi e di rubare, o se si fossero comportati normalmente, saremmo stati tutti felici. Ma questo non è proprio il mondo in cui siamo stati paracadutati”.

Jørgen ammette che, da quando si è trasferito nel quartiere nel 2015, le diverse fasce sociali continuano a rimanere separate nella vita quotidiana.

Ahmed, invece, è preoccupato per l'imborghesimento del quartiere e si chiede che ne sarà, per esempio, del vecchio fienile che si trova nelle vicinanze del quartiere e che sarà ristrutturato per ospitare un nuovo centro culturale: “Diventerà sicuramente un importante spazio culturale utilizzato da persone esterne al quartiere. Ci verrà presentato come un luogo inclusivo in cui tutti sono i benvenuti, ma in realtà nessuno ci inviterà agli eventi [che vi saranno organizzati]”.

Tuttavia, Rasmus Anderson ritiene che non ci sia motivo di preoccuparsi poiché per il team responsabile della riqualificazione il rischio gentrificazione rappresenta “una delle preoccupazioni maggiori ”.

D’altro canto, secondo Lars Lindegaard Gregersen – che è consulente artistico per Glimt Amager, una delle organizzazioni culturali con sede a Sønderbro – le cose per il quartiere “potrebbero andare proprio così”. A suo avviso, tutto dipende dalle istituzioni o dalle attività culturali che verranno proposte “poiché, se l'obiettivo del progetto diventa attrarre il resto della città a Sundholm quando si potrebbero organizzare attività per gli abitanti del quartiere, si rischia di dare l'impressione che il centro culturale venga invaso da persone estranee e più benestanti”.

Siamo solo all'inizio del processo di riqualificazione urbana di Sønderbro che, come già accaduto in passato, promette di sottrarre un quartiere svantaggiato all’isolamento. Una domanda però rimane: Sønderbro riuscirà a diventare un modello di integrazione e inclusione sociale, o rimarrà solo una promessa non mantenuta?

👉 L’articolo originale su Gerador
🤝 Questo articolo è pubblicato nell'ambito del Come Together collaborative project

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