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Violenze sessiste e sessuali e migrazione: esiste una correlazione? 

L’argomento secondo il quale l’immigrazione aumenta l’insicurezza delle nostre società è un leitmotiv che emerge, regolarmente, nel dibattito pubblico. A questo si aggiunge un altro vecchio stereotipo, quello della violenza sulle “nostre donne”.

Pubblicato il 7 Marzo 2025

Affermazioni:

Contesto: negli ultimi mesi diversi leader o esponenti della destra e dell’estrema destra europea, particolarmente in Italia e in Francia, hanno messo in relazione la presenza di cittadini stranieri (che non è sinonimo di immigrati) l’immigrazione e l'incidenza di reati legati alla violenza di genere. 


“A fronte di un aumento della componente straniera della popolazione, le società europee non sono diventate meno sicure. Anzi, complessivamente la criminalità ha registrato una lieve riduzione”, spiega un articolo di Openpolis basato sui dati di Eurostat. Eppure l’argomento secondo il quale l’immigrazione aumenta l’insicurezza delle nostre società è un leitmotiv che emerge, regolarmente, nel dibattito pubblico.

Jérôme Valette è economista specializzato in migrazioni presso il CEPII (Centre d’études prospectives et d’informations internationales in Francia). Spiega a Voxeurop che “a parità di caratteristiche demografiche e socio-economiche, gli immigrati non hanno più probabilità dei nativi di commettere un reato”.  I fattori che, al contrario, contribuiscono, sono precarietà e la povertà: “Gli uomini, i giovani e le persone in situazioni precarie sono spesso sovrarappresentati nei flussi migratori”. 

I dati Eurostat (messi qui in grafico da Openpolis), per esempio, mostrano come le persone straniere siano esposte a un rischio maggiore di povertà in quasi tutti i paesi Ue. Grecia, Italia e Francia sono rispettivamente seconda, terza e quarta in classifica. 

Migrazione e violenze di genere: quale legame? 

Italia

In Italia il 25 novembre del 2024, durante la giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, in un’intervista alla rivista Donna Moderna la presidente del consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha parlato di aumento dei casi di violenza sessuale da parte di persone immigrate (senza citare dati o fonti). 

Una posizione simile era già stata espressa dal ministro dell’istruzione italiano, Giuseppe Valditara, scatendando polemiche, durante l’inaugurazione di una fondazione dedicata alla memoria di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex compagno Filippo Turetta, bianco e italiano, che non accettava di essere lasciato. “Occorre non far finta di non vedere che l'incremento di fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da un'immigrazione illegale”, ha  detto Valditara in un videomessaggio in cui spiegava anche che il patriarcato è finito in Italia con la riforma delle leggi sulla famiglia nel 1975. 

Francia

In Francia questa idea è tornata alla ribalta negli ultimi anni sui mezzi d’informazione grazie a diversi fattori che, insieme, contribuiscono ulteriormente alla polarizzazione del dibattito pubblico e alla normalizzazione di un discorso portato da esponenti di movimenti identitari e reazionari. Tra le ragioni che possono spiegare questa presenza c’è la forte avanzata elettorale dell’estrema destra, un altrettanto forte mediatizzazione dei dibattiti sulla migrazione e la potenza del gruppo Bolloré che, alla testa di un impero fatto di radio, stampa e televisione, dà ampio spazio alla destra estrema. 

Tra tutti spicca Alice Cordier del “Collettivo Nemesis” il cui discorso, per esempio, è stato salutato con ammirazione dal ministro dell'interno francese Bruno Retailleau lo scorso gennaio. 

Il “Collettivo Nemesis” è un gruppo di estrema destra e identitario francese che si definisce “femminista”. Creato nel 2019, ha conquistato uno spazio sempre più importante sui mezzi d’informazione negli ultimi anni. Alcune rappresentanti del gruppo si sono candidate o hanno militato con il Rassemblement national (Rn, estrema destra) di Marine Le Pen. Altre, sono state vicine a gruppi neonazisti o cattolici reazionari, come ampiamente documentato. L’età delle militanti di questo gruppo va dai 18 ai 35 anni. Alice Cordier (al secolo Alice Kerviel) è nata nel 1997. 

Cordier ha fatto parte dell’Action Francaise (movimento nato come anti-dreyfusiano alla fine del XIX secolo) e si è formata al'Institut de formation politique (IFP) istituto di formazione privata: diversi media hanno indagato sulle connessioni dell’istituto con la Manif pour Tous (nata per opporsi al matrimonio tra persone dello stesso sesso), il cattolicesimo reazionario e la militanza a destra

L’argomentario di Cordier è semplice: c’è bisogno di un “femminismo identintitario”, come lo definiscono, o di un “femminismo di destra” perché il femminismo è fatto soprattutto da “femministe di estrema sinistra” che negano una questione essenziale (per loro) nella lotta per la difesa delle donne e contro le violenze sessiste e sessuali: il “viol di predation” (stupro predatorio) ovvero le violenze fatte alle donne nello spazio pubblico. 

Nel maggio dello stesso anno era stata l’europarlamentare di estrema destra Marion Maréchal ad affermare: “Il 77 per cento degli stupri per strada a Parigi sono stati commessi da stranieri”. 

La scelta di focalizzarsi su questo problema, che rappresenta l’unghia del dito che copre la luna, è strategicamente “intelligente” per l’estrema destra. Permette, contemporaneamente, di cavalcare l’onda del femminismo e di puntare il dito su un problema reale – le violenze sessuali – estrapolando i dati che servono a sostenere una tesi razzista. 

Inoltre, questa posizione nega, senza dirlo esplicitamente, una questione fondamentale: la violenza sulle donne passa attraverso le strutture familiari e sociali, nella maggior parte dei casi, esercitata da persone vicine alle vittime. L’argomento è fallace per la sua stessa struttura: se la preoccupazione alla base fosse la sicurezza delle donne, si andrebbe alla radice del problema, ovvero la violenza strutturale maschile, che non ha colore. 

“L'idea che gli stranieri costituiscano un rischio per la pubblica decenza, pronti a penetrare nel territorio nazionale per penetrare nel corpo delle donne, è antica. Viene utilizzata dall'estrema destra per giustificare politiche migratorie basate sul rifiuto e sulla stigmatizzazione”, spiega a Voxeurop Anne Bouillon, avvocata francese specializzata da più di 20 anni nella difesa delle vittime di violenza domestica e sessuale e autrice di Affaires de femmes. Une vie à plaider pour elles (L’Iconoclaste, 2024). 

Esiste un rapporto tra immigrazione e violenze sessuali? “Se consideriamo la sovrarappresentazione degli stranieri nelle statistiche sulla criminalità, vediamo che rappresentano il 17 per cento dei sospettati, pur essendo solo l'8 per cento della popolazione; se ci concentriamo sulla violenza sessuale, questa cifra scende al 12 per cento”, aggiunge Jerome Vallette che, spiega, che questi dati “potrebbero essere dovuti, ad esempio, al fatto che i flussi migratori includono una percentuale maggiore di uomini, dato che la violenza sessuale è commessa soprattutto da uomini?”. 

“La mia esperienza di avvocata dimostra che la violenza contro le donne proviene da tutte le classi sociali. Il più grande denominatore comune tra le donne, indipendentemente dalla loro origine, religione, classe sociale, professione o età, è quello di subire violenza da parte degli uomini. E gli autori sono indiscriminati, di ogni origine, religione, classe sociale e fascia d'età”, conclude Bouillon. 

Cosa dicono i dati?

Le affermazioni sopra citate sono contraddette o molto sfumate  dai dati, da parte di giornalisti e ricercatori. 

Il servizio di statistica del ministero dell’Interno francese fornisce dati per il 2023. Questi dicono che l’87 per cento delle persone accusate per stupro (fuori dal quadro famigliare) erano di nazionalità francese. Questi dati non sono completamente rappresentativi della realtà perché la denuncia puo’ avvenire molto tempo dopo i fatti. I dati di Marion Maréchal Le Pen si basano su un totale di 97 violenze sessuali, una goccia nel mare delle violenze subite dalle donne in Francia e un’infima parte di quelli totali commessi a Parigi (Qui il debunking di Arte sull’argomento). 

In Italia secondo i dati dell’Istat più aggiornati (2022) sono state denunciate o arrestate 5.775 persone con l’accusa di violenza sessuale. In quest’ultima categoria rientrano reati che vanno dalle molestie allo stupro. Di queste persone denunciate arrestate o denunciate, 3.340 erano italiane, 2.435 straniere: il 57,8 per cento contro il 42,2 per cento degli stranieri. Gli stranieri sono l’8,9 per cento della popolazione italiana. 

Tuttavia, rispetto a quelli francesi i dati italiani sono incompleti perché riguardano solo le denunce presentate alle forze dell’ordine e non tutte le violenze commesse. Inoltre le denunce riguardano reati molto diversi (dalla molestia allo stupro). Come ha spiegato più volte l’Istat, in Italia le donne che denunciano sono poche (il 16 per cento di quelle che hanno subìto violenza, dati del 2014), quindi si tratta di dati fortemente sottostimati. Inoltre, i dati raccolti non distinguono se gli autori dei reati siano immigrati regolari o irregolari.

Informazioni più aggiornate e dettagliate sono fornite dai report pubblicati dalle associazioni che si occupano di lotta alla violenza di genere: secondo gli ultimi dati, riferiti al 2023, il 74 per cento degli autori delle violenze denunciate ai centri è di nazionalità italiana, il restante 26 per cento è di nazionalità straniera. Come confermato dai dati Istat rispetto agli omicidi di genere (ultimo report sui dati 2023), nel 74,2 per cento dei casi la violenza viene esercitata da un uomo in relazione affettiva con la donna (partner o ex partner). Se si aggiunge la percentuale dei casi in cui l'autore è un familiare, si arriva all'84 per cento del totale.

“Il ministro dell'istruzione Giuseppe Valditara ha parlato di ‘dati incontrovertibili’, ma in realtà il primo problema è che non ci sono database ufficiali in cui sia possibile reperire dati scorporati sulla violenza di genere. Per esempio non è possibile sapere quanti sono i reati commessi da immigrati regolari e quelli da immigrati irregolari. Ma Valditara parla di ‘immigrati irregolari’ senza citare una fonte dei dati su cui si baserebbero le sue affermazioni”, commenta la giornalista e scrittrice Donata Columbro, autrice del saggio Quando i dati discriminano. Bias e pregiudizi in grafici, statistiche e algoritmi (Il Margine, 2024).

“Nei dati dell’Istat emerge chiaramente che gli italiani sono la maggioranza degli autori di reati legati alla violenza sessuale, ma poi c’è da dire che probabilmente il dato è sottostimato. Perché sappiamo che nei casi di stupro si denuncia più frequentemente se l’autore è uno sconosciuto, mentre rimangono non denunciate le violenze commesse da familiari o da partner. Infatti questo tipo di violenza deve essere prima di tutto riconosciuta dalle donne che sono in una relazione di abuso e di solito questo avviene al termine di un lungo percorso che solo in alcuni casi porta alla denuncia. Questo emergeva dagli studi dell’Istat nel 2006 e nel 2014: nella maggior parte dei casi la violenza avviene in ambito domestico e l’autore non è uno sconosciuto”, conclude Columbro.

Annalisa Camilli di Internazionale ha contribuito a questo articolo. 
Questo articolo è stato realizzato con il sostegno del Fondo europeo per i media e l'informazione (EMIF). Non riflette necessariamente le posizioni dell'EMIF e dei partner del Fondo, la Fondazione Calouste Gulbenkian e l'Istituto universitario europeo. La responsabilità di qualsiasi contenuto sostenuto dal European Media and Information Fund è esclusivamente degli autori e non riflette necessariamente le posizioni dell’EMIF e dei partner del Fondo, la Calouste Gulbekian Foundation e l’European University Institute.

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