Falco Keyhole europe

Bulgaria, Romania e Cipro sempre più vicini all’Ue; la democrazia albanese rischia di sfaldarsi

La Bulgaria si prepara all'ingresso nell’eurozona, la Romania affronta diversi cambiamenti politici, mentre in Serbia le proteste persistono. Il tutto mentre in Albania ci si proccupa dell'integrità democratica.

Pubblicato il 17 Giugno 2025
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Come annunciato da Nikolay Stoyanov su Capital a inizio giugno, l’ingresso della Bulgaria nell’eurozona è stato stabilito per il 1° gennaio 2026, sebbene la decisione ufficiale sull’adozione dell’euro da parte del paese sia prevista per l’8 luglio. La notizia non ha trovato un consenso unanime in Bulgaria, in particolare da parte delle forze di estrema destra. Secondo quanto riportato da Mediapool, il leader del partito ultranazionalista bulgaro Vazrazhdane, Kostadin Kostadinov, avrebbe inviato delle lettere “a tutti i presidenti e primi ministri degli stati membri dell’Unione europea” al fine di evitare “un’adesione illegale all’eurozona” del paese. 

La questione non riguarda solo la Bulgaria. Stando a quanto riferito da Tom Cleaver su Cyprus Mail, il presidente Nikos Christodoulides ha dichiarato che Cipro aderirà allo spazio Schengen il prossimo anno, un anno  dopo Bulgaria e Romania. “Vi garantisco che, per la fine del 2025, completeremo le formalità tecniche necessarie ad assicurare l’ingresso del nostro paese allo spazio Schengen nel 2026”, ha affermato Christodoulides dopo l’incontro con il Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola.

Un altro indizio di maggiore integrazione europea del sud-est è arrivato con l’elezione in Romania dell’europeista Nicușor Dan, contro il candidato di estrema destra George Simion. Subito dopo, l’ex candidato ultranazionalista Călin Georgescu, ha annunciato il suo ritiro dalla politica. “La storia politica ci mostra che [figure come Georgescu] rientrano spesso in gioco in tempi di crisi, in qualità di ‘profeti emarginati’ o come voci di un nazionalismo risentito. Se i partiti attuali non riusciranno a fornire risposte credibili, e le crisi socio-economiche e geopolitiche si aggraveranno, Georgescu potrebbe tornare ad apparire attraente per una parte dell’elettorato radicalizzato, specialmente nei contesti online, dove non è mai scomparso del tutto”, ha avvertito l’analista politico Cristian Pîrvulescu, scrive Denis Grigorescu su Adevărul.

A dimostrazione di ciò, Luiza Popovici ha documentato su PressOne il “delirio di TikTok” scatenato dai sostenitori di Simion dopo la sua sconfitta. Figurandosi scenari apocalittici, facevano circolare messaggi come “la guerra è alle porte” e “abbiamo venduto il nostro paese”.


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Qualora Nicușor Dan non riuscisse a guidare la Romania nella direzione giusta, il paese potrebbe finire nelle mani degli estremisti. Secondo l’analisi di Mihnea Lazăr di PressOne, “Sette delle nove provincie in cui Simion ha ottenuto una maggioranza superiore al 55 per cento sono quelle che hanno attratto la minore quota di fondi europei di coesione negli ultimi undici anni”. Nicușor Dan ha riconosciuto l’esistenza di una “Romania profonda”, ammettendo, in un’intervista della Cnn trasmessa da Digi24, che i problemi del paese sono più sociali che ideologici.

La sfida che attende Nicușor Dan non è facile. Oltre alla definizione della coalizione di governo, ancora in fase di discussione, è necessario migliorare la qualità della vita dei cittadini rumeni, correggere il più alto deficit europeo (9,3 per cento) e investire in modo consistente nella modernizzazione delle forze armate. “La crescente presenza di estremisti nazionalisti nella politica rumena, la possibilità che gli Stati Uniti riconoscano l’annessione della Crimea alla Russia e un deficit di bilancio tipico dei tempi di crisi o di guerra creano una situazione parecchio insidiosa per la Romania. Questo mette a rischio la sua importanza strategica”, sostiene il direttore di PressOne, Adrian Mihălțianu. 

Serbia e Albania 

Gli studenti serbi continuano le proteste contro il regime del presidente Aleksandar Vučić, in corso da mesi. Il movimento ha ricevuto il sostegno di tutti i gruppi politici del Parlamento europeo, come riportato da Danas. “Ci sono alcune differenze tra noi. Tuttavia, quando si tratta di alcuni valori fondamentali, come la lotta alla corruzione e il rispetto dello stato di diritto e simili, siamo per lo più uniti e, in questo senso, gli studenti hanno ricevuto sostegno”, ha affermato l'eurodeputata Biljana Borzan.

Quando si tratta di stato di diritto, l'Albania presenta un contrasto preoccupante. Il paese, guidatoda Edi Rama da due decenni con il Partito Socialista ha vinto le elezioni parlamentari dell'11 maggio con una maggioranza schiacciante (53,27 per cento). Commentando i risultati, il Tirana Times non è riuscito a decidere se descrivere l'esito come un “trionfo dei socialisti” o la “caduta della democrazia”.

“Gli osservatori internazionali hanno sottolineato l'uso massiccio delle risorse statali da parte del partito al governo, il suo controllo quasi totale dei media e l'assenza di una linea chiara che separi il partito dallo stato. In realtà, non era la prima volta che venivano sollevate queste preoccupazioni: nelle elezioni del 2021, gli osservatori aveva concluso che non esisteva una vera separazione tra il partito al governo e le istituzioni statali”, ha osservato il quotidiano. Sali Berisha, leader del Partito Democratico – che ha ottenuto il 32,93 per cento – ha descritto l'Albania come la “terra della cocaina” e ha promesso di presentare prove di brogli elettorali, come riportato da A2.

Sebbene i giornalisti debbano impegnarsi a denunciare le frodi elettorali, è difficile quando i media non sono indipendenti. Un esempio positivo è quello delle giornaliste investigative moldave Măriuța Nistor e Natalia Zaharescu di Ziarul de Gardă, che hanno vinto il Premio europeo della stampa 2025 per il giornalismo d'inchiesta. Il loro lavoro, “Al servizio di Mosca”, ha rivelato una significativa interferenza russa nelle elezioni presidenziali e nel referendum nazionale del 2024 in Moldavia, infiltrandosi nella rete dietro le attività fraudolente.

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ECF, Display Europe, European Union
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