Timoty G., classe 2006, è stato arrestato lo scorso luglio a Saint-Etienne (Francia) e incriminato per associazione a delinquere a scopo terroristico finalizzata alla preparazione di uno o più reati contro la persona.
Il ragazzo, fermato vicino al suo liceo in possesso di due coltelli, ha confermato la sua adesione alle teorie incel e la sua assidua consultazione di video di influencer mascolinisti. “È una prima assoluta in Francia: mai prima d'ora la giustizia francese aveva incriminato un uomo per un progetto di attentato di ispirazione esclusivamente mascolinista”, scrive Le Monde.
La parola “incel” - entrata nel vocabolario dei media dopo il successo delle serie Netflix Adolescence - è una contrazione di “involuntary celibates”, spesso tradotta come “celibi involontari”, ma che sarebbe più giusto tradurre con “casti involontari” spiega Francis Dupuis-Déri, esperto di anti femminismo e mascolinismo e professore all’Università del Québec, a Montréal (UQAM).
Questo perché, aggiunge, per gli “incel” la “questione principale è il sesso, non la formazione di una coppia”. Si tratta di “decine di migliaia di giovani uomini che si rappresentano come svantaggiati per natura, che per questo sarebbero ignorati dalle donne, che rifiuterebbero loro rapporti sessuali”.
"Il mascolinismo è un insieme di offerte ideologiche identitarie, costruite, diffuse e condotte in vari ambienti di radicalizzazione (online e offline), che promuovono la violenza in tutte le sue forme, al fine di mantenere, o addirittura rafforzare, il dominio degli uomini sulle donne e sulle minoranze di genere” – Stéphanie Lamy
Secondo gli studi pubblicati, aggiunge Dupuis-Déri, questi “giovani uomini sono fortemente misogini, molti di loro incitano apertamente e impunemente allo stupro sui forum di discussione della loro comunità online, e idealizzano le stragi di massa, alcune delle quali sono state perpetrate da uomini che si dichiarano apertamente appartenenti al movimento degli ‘incel’. Senza dimenticare, inoltre, i riferimenti espliciti al Nazismo”.
Oltre gli incel
Stephanie Lamy è una ricercatrice francese, autrice di “La terreur masculiniste” (Il terrore mascolinista, Editions du détour) testo nel quale analizza, mappandoli, i diversi tipi movimenti mascolinisti e antifemministi e i loro modi di azione.
Gli “incel”, spiega Lamy, sono solo una parte, spesso la più visibile mediaticamente e la più riconoscibile, di un movimento ben più vasto: “In particolare in Francia, sappiamo che gli incel generano una forma di violenza che è più facilmente riconoscibile come qualcosa che potrebbe turbare l'ordine pubblico in un’ottica statale di sicurezza. A questo si aggiunge la sociologia degli incel, che sono per lo più uomini giovani”. Questo profilo sociologico permette “agli uomini più adulti di prendere le distanze dal sessismo, dalla misoginia e dal discorso maschilista a cui essi stessi potrebbero aderire”, aggiunge la ricercatrice.
La Francia è un caso interessante da questo punto di vista perché - seppure lentamente e in maniera discontinua - è un paese nel quale si iniziano a unire i punti tra alcuni eventi che mostrano un filo conduttore della radicalità mascolinista che, forse, potrebbe essere una pista per altri paesi europei.
Per esempio, il 16 febbraio 2025, un ragazzo di 17 anni ha trasmesso in diretta su TikTok un video nel quale minacciava di aggredire delle donne con un coltello. Il contenuto è stato segnalato e ha permesso l’intervento delle forze dell’ordine, scrive Lamy su Mediapart.
“La procuratrice (sud est della Francia) ha pubblicato una dichiarazione su X alle 17:46, confermando che il presunto autore era legato al movimento incel. Ha anche rivelato le accuse mosse contro di lui, ovvero: incitamento diretto a commettere un atto di terrorismo utilizzando un servizio di comunicazione pubblico online, minacce di morte contro individui e apologia del terrorismo”, continua.
La procuratrice di Annecy, Line Bonnet, ha dichiarato a Mediapart: “Ho ritenuto che si trattasse di un atto terroristico perché l'imputato si dichiarava membro incel, movimento che può essere qualificato come organizzazione terroristica” e aggiunge, “si tratta di un movimento emergente al quale non siamo preparati. Siamo abituati alle radicalizzazioni religiose o politiche, ma la radicalizzazione maschilista è una novità per noi”.
O, ancora, nel maggio del 2024 un uomo pianifica una sparatoria a Bordeaux, prevista per l'anniversario del massacro di Isla Vista, data altamente simbolica per il movimento incel, che coincideva, anche, con il passaggio della fiamma olimpica in città. Per le autorità l’atto era legato alla fiamma: “Nonostante un piano modellato sugli attacchi mascolinisti nordamericani, non viene accusato di terrorismo”, spiega Lamy. Nel suo articolo, Lamy, risale fino al 2014 per elencare fatti di violenza, in Francia, la cui ispirazione potrebbe essere legata a ambienti radicalizzati.
Il problema, mi spiega, è che spesso il dibattito pubblico (mediatico e politico) si concentra su questa “iperfocalizzazione” sugli incels, cosa che cancella le altre componenti della cosiddetta “manosfera”, come i Mgtow (Men Going Their Own Way, movimento mascolinista estremista) o i Pick Up artists (gruppi sessisti, misogini che si basano su tecniche di seduzione e manipolazione), tra gli altri.
L'unico attacco maschilista mortale, aggiunge Lamy, di cui siamo a conoscenza in Francia “è stato commesso da un uomo radicalizzato da un membro del MGTOW, non da un incel: si tratta di Mickaël Philétas”, colpevole del femminicidio di Mélanie Ghione.
Per questo, insiste, è importante considerare il masconilismo nelle sue diverse componenti perché si tratta di “ambienti radicalizzati” nei quali i soggetti possono passare da una frangia all’altra, a seconda del momento e del discorso.
“I poteri pubblici faticano a identificare le ideologie mascoliniste per quello che sono: un insieme di teorie complottistiche partecipative, che possono spingere individui o gruppi a compiere atti violenti, sia nella sfera privata (violenza domestica) che pubblica (violenza sessuale, molestie online su larga scala fino ad attentati mortali), con l'obiettivo di riconsolidare il dominio maschile", scrive Lamy nel suo libro.
Come definire quindi il mascolinismo? “In un’ottica di sicurezza, propongo la seguente definizione: il mascolinismo è un insieme di offerte ideologiche identitarie, costruite, diffuse e condotte in vari ambienti di radicalizzazione (online e offline), che promuovono la violenza in tutte le sue forme, al fine di mantenere, o addirittura rafforzare, il dominio degli uomini sulle donne e sulle minoranze di genere”, aggiunge Lamy nel testo.
In generale, “il terrorismo maschilista dovrebbe spingerci a ripensare le nostre rappresentazioni collettive di cosa è il terrorismo”, aggiunge Lamy.
“La manosfera non deve essere vista come un fungo nato all'improvviso, tanto meno un mero prodotto di internet: è una emanazione dell'ordine patriarcale attuale in cui viviamo, dell'ordine classista, dell'ordine razzista, dell'ordine abilista: sono tutti connessi. L'aspetto sistemico è sempre da tenere in considerazione quando parliamo di manosfera, perché sì, è un'emanazione patriarcale, ma ha una determinata forma proprio perché viviamo in una società come quella attuale (...). Tanto che la manosfera stessa è profondamente collegata con altri gruppi, come per esempio l'Alt Right”, spiega Matteo Botto, pedagogista e autore di Swallowing and spitting out the red pill: young men, vulnerability, and radicalization pathways in the manosphere (“Giovani uomini, vulnerabilità e percorsi di radicalizzazione nella manosfera”.
In generale, tuttavia, va aggiunto che il discorso proveniente dal mascolinismo, come quello sulla crisi della mascolinità, va ben oltre la sfera politica che possiamo definire di destra o di estrema destra ma tocca tutto l’arco politico.
“La manosfera non deve essere vista come un fungo nato all'improvviso, tanto meno un mero prodotto di internet: è una emanazione dell'ordine patriarcale attuale in cui viviamo, dell'ordine classista, dell'ordine razzista, dell'ordine abilista: sono tutti connessi" - Matteo Botto
Dall’altra parte dell’oceano, il terrorismo mascolinista esiste - nel senso che è idenfiticato - da circa trent’anni e serve da “esempio” per chi passa all’atto in Europa.
Marc Lépine, 25 anni, il 6 dicembre 1989 ha ucciso 14 donne all'Ecole polytechnique di Montréal: ha prima separato gli uomini dalle donne, e ha dichiarato (in una lettera e sul momento) il suo “odio per le femministe”; nel 2014 Elliot Rodger ha ucciso sei persone (di cui tre donne) e ne ha ferite 14 a Isla Vista, in California. Rodger è diventato una figura di riferimento del movimento incel: aveva pubblicato un manifesto di 140 pagine e un video su YouTube in cui annunciava la sua intenzione di “massacrare tutte quelle bionde che [aveva] desiderato e che [lo] avevano rifiutato”. Ancora, nel 2018 Alek Minassian ha ucciso 10 persone, soprattutto donne, a Toronto, parlando di “ribellione degli incel”.
In Europa?
Il fenomeno è osservato, ma non completamente inquadrato, a livello europeo. Il rapporto annuale di Europol sullo stato del terrorismo nell'Unione europea (2020) evidenzia, in un passaggio, la relazione tra l'antifemminismo e la teoria razzista e complottista della “grande sostituzione”.
Ad eccezione di un rapporto pubblicato nel 2021 dal Radicalisation Awareness Network (Ran, che oggi fa parte dell’EU Knowledge Hub on Prevention of Radicalisation) che si concentra sul fenomeno incel, le istituzioni non prestano un’attenzione particolare ai movimenti estremisti mascolinisti.
Jan Op Gen Oorth, portavoce di Europol, spiega che la retorica degli incel è emersa come “una sottocultura preoccupante nel più ampio panorama dell'estremismo violento in Europa”. Negli ultimi anni questa retorica “è diventata sempre più radicalizzata, mostrando significative sovrapposizioni con altre correnti estremiste, come l'estremismo violento di destra (Violent right-wing extremism,VRWE), la misoginia, il nichilismo e persino l'accelerazionismo. Ma, nonostante queste intersezioni, il fenomeno non può essere classificato esclusivamente all'interno del VRWE”. Sono diversi gli episodi, aggiunge Op Gen Oorth, in Europa che mostrano che “la radicalizzazione degli incel non è più limitata agli spazi online o al discorso misogino, ma si manifesta progressivamente in atti di violenza fisica”.
In generale, questi fenomeni vengono per lo più trattati come fatti di cronaca.
In Spagna, spiega El Confidencial, sebbene non si siano verificati attacchi direttamente collegati al movimento incel, esistono rapporti delle forze dell'ordine e ricerche accademiche che mettono in guardia sul potenziale pericolo di queste comunità. L'ascesa del discorso antifemminista e la normalizzazione dell'odio verso le donne in alcuni settori giovanili è motivo di crescente preoccupazione. Sebbene gli incel in Spagna non siano direttamente integrati nei partiti politici, la loro retorica è stata strumentalizzata da alcuni attori dell'estrema destra, come Vox, soprattutto nelle campagne che fanno appello all'“uomo dimenticato” o che rifiutano le leggi sulla violenza di genere perché discriminatorie. La narrativa della “crisi della mascolinità” e della vittimizzazione degli uomini è servita da terreno fertile per ottenere la simpatia dei giovani disillusi che consumano contenuti misogini online.
“Questo permette loro di avanzare le proprie rivendicazioni a nome di tutti gli uomini single. Ma la loro vera ideologia è il lookismo. Credono di essere ‘geneticamente inferiori’ e che la società dovrebbe assegnare loro ‘donne geneticamente superiori’ per garantire l'uguaglianza tra gli uomini”, aggiunte Lamy.
Stessa cosa in Italia. Ad oggi, spiega Torrisi, in Italia non ci sono stati crimini apertamente collegati al movimento incel; tuttavia, alcuni individui sono stati collegati a posteriori al movimento. In particolare, il duplice omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, uccisi il 21 settembre 2020 a Lecce da Antonio De Marco. Il ventunenne, coinquilino di De Santis, aveva sviluppato un profondo risentimento nei confronti della coppia. Sebbene De Marco sembri non aver mai avuto contatti diretti con piattaforme o forum legati alla “manosfera”, mesi prima aveva scritto nel suo diario: “Ho deciso che se non avrò una ragazza entro la fine dell'anno, ucciderò qualcuno (...). Se il destino non vuole che Daniele e altre persone muoiano, allora deve portarmi una ragazza che voglia stare con me”. In Italia, De Marco sembra essere considerato un “martire” dalla comunità incel.
Anche il duplice omicidio di Chiara Spatola e del suo fidanzato, Simone Sorrentino, uccisi il 24 aprile 2025 a Volvera (Torino), è stato collegato al movimento incel. Secondo gli investigatori, l'assassino, il vicino Andrea Longo, si era infatuato della ragazza e non riusciva ad accettare il rifiuto.
Inoltre, nel 2021, la polizia italiana ha arrestato un giovane per terrorismo. Tra le altre cose, ha anche detto che voleva compiere “un massacro durante una manifestazione femminista. Le donne ebree e comuniste sono nostre nemiche. Le donne moderne sono bambole di carne senza emozioni, da sterminare”.
“Quello di cui stiamo parlando è un ritorno antifemminista e misogino che tocca sia la sfera online che offline” dove l’online “amplifica e moltiplica questa violenza, che non è cosa nuova”, spiega Silvia Semenzin, ricercatrice in sociologia digitale a Madrid, dove si occupa di questioni relative alla violenza di genere e alla misoginia online. “I discorsi che troviamo nella manosfera non sono diversi dai discorsi degli anni ‘40, o da quelli di stampo fascista”. La violenza, continua Semenzin, “non è che la conseguenza di questo tipo di cultura, che normalizza la misoginia”.
| La violenza domestica, una traccia da seguire? |
| Una teoria interessante è quella della giornalista britannica Joan Smith, autrice di “Home Grown: How Domestic Violence Turns Men Into Terrorists”; nel testo Smith sostiene che se si credesse alle vittime, se la violenza domestica fosse riconosciuta e controllata in modo più efficace e affrontata in modo adeguato in tribunale, numerosi atti di terrorismo (commessi in nome della religione, dell'ideologia estrema e della misoginia) potrebbero essere evitati. In un articolo pubblicato lo scorso luglio sul Guardian, Smith scrive: “L'ultimo esempio di violenza domestica che si è riversata nelle strade risale alle rivolte della scorsa estate. Secondo i dati ottenuti dal Guardian, due persone su cinque arrestate – il 41 per cento delle 899 persone arrestate per aver partecipato a disordini violenti, per l'esattezza – erano state precedentemente segnalate alla polizia per violenza domestica. I reati includevano lesioni personali, lesioni personali gravi, stalking, violazione di ordini restrittivi e di non molestia, controllo coercitivo e danni penali. In alcune zone in cui sono scoppiate violenze nelle strade, la percentuale ha raggiunto il 68 per cento. A Rotherham, dove 75 persone sono state arrestate dopo che i rivoltosi hanno dato fuoco a un hotel per richiedenti asilo, 35 di loro erano state precedentemente segnalate alla polizia per violenza domestica”. |

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