Con il calare della notte i quattro pescatori riposano nella loro lunga piroga di legno, a diversi chilometri dalla costa. È il momento dell’attesa dopo aver gettato le reti davanti alla spiaggia di How Ba, nelle acque tropicali che bagnano la breve costa del Gambia. Nel giro di poche ore, come di consueto, isseranno le reti e sistemeranno il pescato in casse piene di ghiaccio.
Due luci di posizione si avvicinano in silenzio, sembra un’altra piroga. Pochi secondi dopo, un impatto violento. È un peschereccio a strascico, il Majilac 6, di diverse tonnellate, che riduce in pezzi la piroga.
La collisione avviene a circa sei miglia nautiche dalla costa. Due dei quattro pescatori senegalesi a bordo muoiono annegati poco dopo. Babakar M’Baye, 14 anni, e suo cugino Assan, 25 anni, si aggrappano per ore ai resti galleggianti dell’imbarcazione. Assan non vedrà l’alba: durante la notte, si lascia andare stremato. La mattina seguente, un’altra piroga di pescatori trova Babakar aggrappato alla chiglia distrutta ma ancora galleggiante della piroga, e viene tratto in salvo.
Avvenuto il 7 marzo 2024, l’incidente del Majilac 6 è solo uno dei tanti provocati da pescherecci a strascico che si addentrano furtivamente di notte nella zona costiera riservata alla pesca artigianale.
La competizione per le risorse ittiche nelle pescose acque dell’Africa occidentale sta generando conflitti sempre più frequenti tra la pesca industriale – praticata per lo più da imbarcazioni straniere – e i pescatori artigianali, locali e regionali, che a loro volta esercitano una crescente pressione sugli stock di pesce.
Secondo i dati raccolti da Global Fishing Watch, organizzazione che combatte la pesca illegale e che analizza i segnali satellitari trasmessi dalle grandi imbarcazioni per monitorarne i movimenti, quattro pescherecci della flotta Majilac continuano a pescare illegalmente entro il limite delle nove miglia nautiche di distanza dalla costa, che a legge gambiana riserva ai pescatori artigianali.
Il pesce catturato durante queste operazioni viene poi sbarcato al porto della capitale, Banjul e alcune specie vengono vendute e distribuite in Gambia e nei paesi vicini, come il Senegal. Ma non tutto viene scaricato a Banjul, la capitale gambiana.
Risalendo il fiume Gambia, i Majilac si lasciano alle spalle il porto di Banjul e, tramite una rete di stretti canali di mangrovie, arrivano al molo di Denton Bridge, dove ha sede l’azienda Hansen Seafood.
La società, di proprietà del gruppo spagnolo Congelados Maravilla, ha sede a Vigo ed è uno dei principali importatori di pesce della Galizia, con distribuzione all’ingrosso in tutta Europa, principalmente in Spagna, Italia e Portogallo.

Il fondatore, Giuseppe Mellino, ha annunciato l’acquisizione della società gambiana nel 2022, definendolo “uno dei più grandi stabilimenti di lavorazione di prodotti ittici dell’Africa occidentale, e il più grande di tutto il Gambia”. Nello stabilimento di Denton Bridge vengono confezionate tonnellate di polpo, seppia e varie specie di pesce. Da qui Congelados Maravilla le spedisce verso Vigo, spesso passando per Leixoes nel nord del Portogallo, o verso i porti di Bari, Napoli, Livorno e Gioia Tauro in Italia.
Mentre ci troviamo sul posto (marzo 2025), un peschereccio arrugginito è ormeggiato proprio di fronte allo stabilimento. Il nome dipinto sullo scafo è Majilac 2. Poco distante, altri due pescherecci sono in riparazione. Il nome Majilac si intravede a malapena sui salvagenti a bordo, poiché le imbarcazioni sono state riverniciate di recente.
L’azienda spagnola nega di essere proprietaria di queste navi e afferma che, dal 2024 acquista soltanto prodotti ittici provenienti da piroghe e pescatori artigianali locali. Tuttavia, non nega di aver comprato ed esportato frutti di mare dalla flotta Majilac in passato, sostenendo che si trattava di accordi già in vigore al momento dell’acquisizione dello stabilimento, nel 2022.

Alla Hansen Seafood lavorano 80 persone. Il pesce proviene dalle acque della zona di pesca esclusiva del Gambia. Secondo la stessa Hansen Seafood, da quando l’impianto è stato acquistato da proprietari cinesi nel 2022, la nuova direzione si è concentrata in una ristrutturazione completa: ha modernizzato e migliorato l’infrastruttura generale, acquistato macchinari più recenti e migliorato le condizioni di lavoro del personale, composto in gran parte da lavoratori gambiani. Nell’anno dell’acquisizione spagnola da parte di Congelados Maravilla, l’azienda dichiarava di esportare circa 3.000 tonnellate di frutti di mare all’anno, con una capacità massima fino a 5.000 tonnellate.
Grazie all’abbondanza di nutrienti che il fiume Gambia riversa nell’Oceano Atlantico, l’ex colonia britannica è diventata anche uno dei paesi africani in cui la pesca illegale rappresenta un problema cronico, come hanno denunciato numerose ong e organismi internazionali. In questa regione, gli interessi in gioco sono considerevoli e le autorità statali non sempre riescono a proteggere le proprie risorse marine dalle pressioni straniere e dalla corruzione istituzionale.
“Questi pescherecci a strascico sono un problema. Gli incidenti avvengono ogni giorno, ma queste imbarcazioni straniere non vengono mai chiamate a rispondere delle loro azioni”, denuncia Omar Gaye, dell’Associazione dei Pescatori artigianali del Gambia (Gambia Artisanal Fisheries Association). Da pescatore, vive il problema sulla propria pelle e ha denunciato lui stesso una nave della stessa flotta Majilac per aver distrutto le sue reti da pesca durante una notte dell’ottobre del 2024. Gaye non ha ancora ricevuto alcuna risposta né un risarcimento dai proprietari dei Majilac.

Consultando i registri navali nazionali, si conferma che l’azienda dietro questa flotta di pescherecci, la Majilac Fishing Company, è controllata da azionisti cinesi e cittadini gambiani. In Africa Occidentale è una pratica comune per le aziende straniere quella di costituire imprese miste con cittadini locali, così da poter agire senza dover rispettare i limiti imposti alle aziende ed ai pescherecci stranieri.
I pescherecci Majilac sono vecchie conoscenze delle autorità gambiane. Nel 2019, quando la flotta operava ancora sotto il nome di Hansen, quattro imbarcazioni furono fermate per aver pescato illegalmente a soli 4,5 miglia nautiche dalla costa, ben al di qua del limite delle 9 miglia.
Nel 2024, tre giorni dopo il tragico incidente con i pescatori senegalesi, la Marina del Gambia ha lanciato una nuova operazione speciale in collaborazione con la nave Age of Union dell’organizzazione non governativa Sea Shepherd. Durante l’operazione, sono stati fermati sette pescherecci industriali che pescavano illegalmente vicino alla costa, in un’area frequentata giorno e notte da decine di piroghe.
Tra le imbarcazioni fermate, quattro appartenevano alla flotta Majilac. Tutte utilizzavano reti illegali con maglie troppo piccole, che permettevano di catturare gamberi tigre, gamberetti, seppie e altre specie al di sotto della misura consentita, strascicando i fondali costieri. Tuttavia, le operazioni congiunte tra la Marina gambiana e Sea Shepherd non hanno impedito a queste navi di riprendere la pesca illegale una volta rilasciate.

In base ai dati satellitari raccolti da GFW, diversi pescherecci, come il Majilac 3 e il Majilac 7, insieme ad altre imbarcazioni battenti bandiera cinese, continuano ancora oggi ad essere presenti nelle acque ben al di sotto del limite delle nove miglia nautiche, in una zona in cui sono autorizzate a pescare solo le piroghe dei pescatori artigianali. A volte la loro posizione è registrata fino a sole tre miglia dalla costa. I dati satellitari mostrano che questi pescherecci continuano ad attraccare regolarmente presso le strutture di Hansen Seafood.
Interpellata nell’ambito di questa inchiesta, Congelados Maravilla insistite sul fatto che l’azienda ha smesso di acquistare prodotti ittici da queste imbarcazioni un anno fa. Tuttavia, il pesce continua a essere sbarcato presso il loro molo. Secondo la società, tutto il pescato sbarcato viene acquistato da altri grossisti e assicura che non viene attualmente acquistato neppure un polpo o una seppia dall’azienda europea. Ma il molo rimane un punto non sorvegliato dalle autorità locali, che non hanno risposto alla richiesta di informazioni inviate sugli sbarchi a Denton Bridge.

“In Gambia ci sono circa 5.000 piroghe dedicate alla pesca artigianale, che escono in mare ogni giorno”, afferma Omar Gaye, per evidenziare l’importanza sociale della pesca per la popolazione locale. “Qui i pescherecci fanno quello che vogliono. Le prove sono davanti agli occhi di tutti, ma non so per quale ragione non vengano fermati.”
Secondo le stime della Financial Transparency Coalition la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (nota come IUU, dall’inglese Illegal, Unreported and Unregulated), rappresenta un quinto delle catture mondiali di pesce, con un valore di mercato compreso tra i 10 e i 23,5 miliardi di dollari all’anno.
L’Africa Occidentale concentra circa il 40 per cento di questa pesca illegale a livello globale, che si traduce in perdite superiori ai 9 miliardi di dollari per i paesi della regione, oltre a una diminuzione della biodiversità e un grave impatto su una fonte chiave di proteine per le persone di queste comunitá costiere.
Tutto il pesce importato nell’Unione europea deve essere accompagnato da un certificato di cattura che specifichi dove è stato pescato, su quale imbarcazione, e che garantisca che non sia stato pescato illegalmente. La responsabilità di emettere tale certificato ricade sulle autorità locali, in questo caso le autorità gambiane.
I pescatori coinvolti nell’incidente del Majilac 6 provengono tutti da Saint-Louis, nel nord del Senegal, tra cui Babakar e suo padre Mussa. “Torniamo una volta all’anno, durante la festa di Tabaski, per stare con le nostre famiglie”, spiega Mussa M’baye. Le acque di Saint-Louis sono oggi sovrasfruttate ed è difficile competere con altre piroghe e con i pescherecci industriali che da tempo operano lungo la costa senegalese.

In Gambia, invece, le comunità di pescatori senegalesi affrontano una minore concorrenza, anche se la situazione sta cambiando. Mussa M’baye e suo figlio Babakar vivono nel villaggio di pescatori di Sanyang, come molti altri pescatori provenienti da paesi vicini – in particolare Guinea Conakry e Senegal – che fanno parte della Comunità economica degli stati dell’Africa Occidentale (Ecowas), regioni con una forte tradizione di pesca.
Il saccheggio delle riserve ittiche in Africa Occidentale sta spingendo un numero sempre maggiore di comunità costiere a cercare fortuna altrove e sta alimentando le rotte migratorie verso l’Unione europea, come quella che conduce alle Isole Canarie, come riporta la Environmental Justice Foundation.
Lungo le spiagge nei pressi di Tanji, numerose piroghe si preparano a partire per battute di pesca di più giorni. Alcuni pescatori locali caricano scatole di polistirolo refrigerate con sacchi di ghiaccio. Altri scaricano il pescato, che viene venduto direttamente sulla riva. Molti qui accusano i grandi pescherecci a strascico di entrare illegalmente durante la notte nella zona di pesca esclusiva e di distruggere le loro reti, un danno che può ammontare a migliaia di euro, come successo ad Omar Gaye.

Il pescato giornaliero delle piroghe viene commercializzato sul mercato locale per il consumo interno in Gambia, mentre alcuni camion frigoriferi trasportano il pesce verso i mercati di Saint-Louis e Dakar. Mussa M’baye si sente responsabile nei confronti delle famiglie delle tre persone decedute al largo di Saint-Louis in seguito all’incidente con il Majilac 6, poiché era il proprietario della piroga coinvolta e Hassan, uno dei pescatori, era figlio di suo fratello.
Al momento di mandare in pubblicazione questo reportage né i proprietari del Majilac 6 né il suo capitano hanno dovuto affrontare alcuna conseguenza per l’incidente.
Nel frattempo la piroga coinvolta è stata ricostruita interamente partendo dai resti della chiglia a cui si è aggrappò Babakar ed è tornata a solcare il mare. Anche Babakar, ancora segnato dal ricordo di quella notte, è tornato a pescare, affrontando nuovamente le notti incerte di un mare sempre più affollato e conteso per il suo pesce.
🤝 Questo articolo è stato realizzato con il sostegno del Pulitzer Center’s Ocean Reporting Network.
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