A still from the documentary Classe libre, by Clara Elalouf. Classe libre Clara Elalouf

L'educazione alla vita affettiva, relazionale e alla sessualità contro la violenza di genere

Diversi paesi Ue hanno inserito l’educazione sessuale e/o quella affettiva e relazionale, nelle scuole: le resistenze sono ancora tante, rafforzate dall'ondata conservatrice che attraversa il continente. Il consenso, i rapporti di genere e di dominazione e le violenze sessuali possono (e devono) essere discusse con i giovani.

Pubblicato il 13 Novembre 2025
Classe libre Clara Elalouf A still from the documentary Classe libre, by Clara Elalouf.

Dal 2018 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) afferma che un'educazione sessuale “completa” svolge un ruolo centrale nella preparazione dei giovani a una vita “sicura, produttiva e appagante in un mondo in cui l'Hiv e l'Aids, le infezioni sessualmente trasmissibili, le gravidanze indesiderate, la violenza di genere e la disuguaglianza di genere continuano a rappresentare gravi rischi per il loro benessere”. 

Sembra la scoperta dell’acqua calda ma paradossalmente, ancora oggi, l’educazione sessuale e affettiva non è parte del percorso scolastico in tutta Europa.

Diversi paesi hanno inserito l’educazione sessuale e/o quella affettiva e relazionale, nelle scuole, ma le resistenze sono ancora tante. E l’ondata di conservatorismo che vive il continente, in parallelo a quella che arriva dagli Stati Uniti, ha conseguenze sulla capacità dei governi ad applicare i programmi, così come sulla salute pubblica generale. 

Il caso francese: educare alla sessualità e all’affettività, a scuola e al di là

Dal 2001 (legge 2001-588) l'educazione sessuale è obbligatoria in Francia e deve – avrebbe dovuto – essere impartita nelle scuole elementari, medie e superiori con almeno tre lezioni all'anno, su tutto il territorio, sia negli istituti pubblici che in quelli privati convenzionati. 

Le cose sono però andate diversamente. Scrive infatti Le Monde: “Secondo un rapporto ufficiale del 2021, ‘meno del 15 per cento degli studenti beneficia di tre sessioni di [educazione sessuale] durante l'anno scolastico nella scuola elementare o superiore (rispettivamente meno del 20 per cento nella scuola media)’”. Questa non applicazione è valsa, nel 2023, una denuncia da parte di tre associazioni (Planning familial, SOS homophobie e Sidaction) contro lo stato . 

Dall’anno scolastico in corso (2025-26), l'educazione alla vita affettiva e relazionale, e alla sessualità (Education à la vie affective et relationnelle et à la sexualité, Evars) è diventata parte integrante del curriculum scolastico francese. 

Valentin classe libre Clara Elalouf
Imagine tratta da Classe libre, di Clara Elalouf 

Il periodo trascorso tra il 2001 e il 2025, nonostante le carenze, ha permesso la creazione di spazi di parola e di buone pratiche. Un caso interessante da questo punto di vista è quello di Didier Valentin/Drkpote, il cui mestiere è quello di animatore in educazione all'affettività e sessuale nelle scuole medie, superiori e professionali da circa vent’anni. 

Valentin, il cui percorso è iniziato con la prevenzione dell’Hiv, spiega che se il suo lavoro era inizialmente basato su una prevenzione “igienista” (prevenzione pratica contro le malattie sessualmente trasmissibili), oggi si concentra soprattutto sulle “questioni di genere, le violenze sessiste e sessuali, il consenso e la relazione all’altro…”. 

Valentin lavora soprattutto con i giovani delle scuole medie e del liceo e  discute di “identità di genere, di ruoli di genere e di come si installano i rapporti di dominazione”;  il suo lavoro è il soggetto di un documentario di Clara Elalouf (Classe libre) ed è autore di due libri, Génération Q : Chroniques (Ed. La Ville brûle, 2018, dove sono raccolti i suoi articoli per il giornale femminista Causette) e Pubère la vie : À l’école des genres (Ed. du Détour, 2023). 

Le “lezioni” di Valentin hanno anche un lato molto pratico: oltre a distribuire preservativi mostra l’anatomia, fa girare tra gli allievi una vulva in silicone, parla di contraccezione, anche maschile. 

classe libre Clara Elalouf
Imagine tratta da Classe libre, di Clara Elalouf 

Il #MeToo, racconta, “è stata una rivoluzione anche nell’educazione, ma non per gli adolescenti”: i giovani sono rimasti in disparte da Twitter (oggi X) e da questo evento. A cambiare sono stati gli adulti: “Se prima il consenso e le violenze sessuali facevano parte delle nostre formazioni, dopo il #MeToo sono diventate la parte centrale”. 

Importante, prosegue Valentin, è mostrare ai suoi giovani interlocutori che “i ruoli di genere cominciano molto, molto presto” e come è “facile” che successivamente rapporti di dominazione si radichino nella vita affettiva, poi sessuale e poi coniugale”.  

Il mestiere di Didier Valentin resta un lavoro essenzialmente femminile: “Non siamo in tanti, uomini cis-etero a fare questo lavoro”, che è, aggiunge, “un mestiere della cura alla persona”.  

Ann-Laure Bourgeois, insegnante e giornalista, fondatrice de “Les ateliers badass” e autrice della guida per genitori Parents informés, enfants protégés è anche formatrice e consulente in salute sessuale infantile. Bourgeois mi spiega a che punto il ruolo dei genitori è importante: “L’educazione all’intimità inizia a casa: anche i genitori devono imparare che un bambino può dire ‘no’”, per esempio a farsi toccare, oppure cominciare a chiedere il permesso prima di fare una foto. “La cultura del consenso inizia a casa”, aggiunge. 

Se gli adulti, spiega, rispettano i limiti corporali di un bambino, questo “si sentirà autorizzato a scuola, o nei luoghi di socializzazione di porre i suoi”. In questo modo, formeremo degli adulti che saranno “più tolleranti, più felici, più informati e si potranno ridurre le violenze”. 

Cosa succede in Europa?

L’educazione sessuale non è una “competenza europea" – l'articolo 6 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) stabilisce che l'Ue ha competenze di sostegno in materia di istruzione e politica sanitaria, che restano di competenza degli stati membri – ma l’Ue si allinea alle raccomandazioni internazionali

Tra gli stati membri ci sono differenze, talvolta radicali, per arrivare a situazioni come quelle dell’Ungheria, della Polonia e della Bulgaria, dove le discussioni sull’identità di genere e i diritti LGBT+ diventano tabù o illegali, allineandosi alle posizioni reazionarie russe.

In alcuni paesi, come Svezia e Finlandia l'educazione sessuale fa parte dell'istruzione obbligatoria, integrata in materie come l'educazione sanitaria e la biologia; la Germania offre un'educazione sessuale completa a partire dalla scuola elementare e proseguendo fino alla scuola secondaria: tratta di biologia, ma anche di consenso, relazioni, l'orientamento sessuale e l'identità di genere. Anche in Belgio è obbligatoria, ma le modalità di attuazione variano tra le Fiandre e la Vallonia. L'Austria offre educazione sessuale nelle scuole, che fa parte del programma dalla scuola elementare: “L'educazione sessuale è oggi intesa come una forma di istruzione scolastica che inizia nella prima infanzia, adeguata all'età dei bambini, e prosegue nell'età adulta” e la sessualità è intesa come “potenziale positivo proprio degli esseri umani”, nota a questo proposito Der Standard.  

La grande assente

In Italia l’educazione sessuale è ancora un miraggio: “Sull’onda del caso Cecchettin, il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara ha presentato un piano per le scuole intitolato ‘Educare alle relazioni’. Un percorso facoltativo, extracurriculare e giudicato insufficiente dalle organizzazioni che da anni si occupano del tema. I cinquecentomila euro stanziati all’inizio per l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, invece, sono stati alla fine destinati a formare gli insegnanti sulla prevenzione dell’infertilità”, scrive Claudia Torrisi su Internazionale. “Dal primo tentativo, nel 1975, sono stati respinti sedici” proposte per avere un’educazione sessuale nelle scuole, spiega.

La situazione dell'educazione sessuale nelle scuole lituane è molto disomogenea e spesso frammentaria, spiega Delfi. Sebbene siano parte del programma scolastico in molte scuole le lezioni di educazione sessuale si tengono raramente, a volte solo formalmente.

In Romania l'educazione sessuale continua a essere un tabù, spiega HotNews; si è deciso di introdurre una materia denominata “educazione sanitaria”, che può essere insegnata durante le lezioni di biologia. Sebbene la legge sull'istruzione stabilisca che l'educazione sanitaria è una materia obbligatoria nell'istruzione prescolare, nel 2022 il Parlamento ha introdotto l'obbligo del consenso dei genitori per gli studenti dell'ottavo anno e oltre per l'insegnamento dell'educazione sessuale, dopo decenni di accese discussioni sul termine stesso di “educazione sessuale”.

Allo stesso modo in Bulgaria l'educazione sessuale non è una materia separata. È invece integrata nell'insegnamento di “Biologia ed educazione sanitaria” dalla terza media alla quinta superiore.

In Grecia l'educazione sessuale viene insegnata nell'ambito della materia “Benessere”, che comprende anche “Ambiente”, “Consapevolezza e responsabilità sociale” e “Creatività e innovazione”. Tuttavia, poiché gli insegnanti sono liberi di scegliere quali di questi argomenti trattare e quanto tempo dedicarvi, l'educazione sessuale viene spesso messa da parte e sostituita da argomenti meno “delicati”, spiega Efsyn.

In Polonia per molto tempo l'unica materia era “Educazione alla vita familiare”. Con l'inizio dell'anno scolastico 2025-26, è stata introdotta una nuova materia non obbligatoria chiamata “Educazione alla salute”. Questa materia dovrebbe coprire anche la salute sessuale, che è una spina nel fianco del partito Diritto e giustizia (PiS). I critici del PiS hanno sostenuto che il programma “contiene elementi dannosi, tra cui la separazione della sessualità dall'amore, dal matrimonio e dalla famiglia, la promozione dell'aborto come servizio sanitario e la diffusione dell'ideologia di genere”. Anche la Chiesa cattolica, che in Polonia svolge un ruolo particolarmente influente, ha denunciato le lezioni come “antifamiliari” e “destabilizzanti dal punto di vista del genere”, e ha affermato che “corromperebbero moralmente i bambini”.

🤝 Questo articolo è stato realizzato nell'ambito del progetto PULSE, un'iniziativa europea a sostegno della collaborazione giornalistica transforntaliera. Hanno contribuito alla sua realizzazione  Lisa Nimmervoll (Der Standard, Austria), Ieva Kniukštienė (Delfi, Lituania), Ștefania Gheorghe (HotNews, Romania), Marina Kelava (H-alter,Croazia), Desislava Koleva (Mediapool, Bulgaria) e Giota Tessi (Efsyn, Grecia). 

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