Il cambio di rotta in politica estera di Sogno Georgiano, partito di stampo populista, non è certo una sorpresa. Alcuni cittadini lo trovano persino logico, convinti che il partito sia profondamente influenzato dalla Russia. Tuttavia, questa è un’interpretazione semplificata della politica attuale. Ritengo che il cambiamento sia piuttosto il risultato del progetto messianico di Sogno Georgiano, ideato da Bidzina Ivanishvili e dal suo circolo, nel loro cammino verso il potere. Un progetto che prevede di sfruttare i mutamenti della politica globale, evidenti, ad esempio, nel recente rafforzamento dei partiti conservatori europei e ancor più nel consolidamento dell’America di Donald Trump, e al contempo di rafforzare i legami strategici con la Cina.
Vorrei dimostrare come Sogno Georgiano rappresenti il primo governo accelerazionista e come esso costituisca solo una goccia dello tsunami di autoritarismo che minaccia il mondo. Per capire meglio la visione di Sogno Georgiano e il motivo per cui la Cina occupa in essa un ruolo fondamentale, occorre analizzare le politiche globali attuali e mettere da parte la struttura politica della perestrojka.
Abbandonare il filtro della perestrojka
Considerando il panorama politico globale, è quasi comico vedere come la cosiddetta “società civile” faccia appello al mondo libero, soprattutto perché di quest’ultimo non resta praticamente più traccia. Il fatto che il Sogno Georgiano abbia scommesso su Trump non è un caso: il partito non si aspetta che Trump “capisca” le sue ragioni, ma spera che gli Stati Uniti cambino le loro precedenti ambizioni geopolitiche, i segni delle quali sono già visibili.
L’ondata di guerre al terrorismo condotte dall’amministrazione Bush affondava le sue radici nell’umanesimo militarista post-sovietico di Bill Clinton, che nei primi anni Duemila aveva generato l’aspettativa che la Georgia avrebbe aderito alla Nato sotto la crescente influenza degli Stati Uniti. Oggi, nell’era di Trump e dell’antiglobalizzazione, questa prospettiva sembra ormai svanita.
Il commento rilasciato dal politologo John Mearsheimer e dallo studioso della Russia Stephen Cohen prima dell’annessione della Crimea, nel 2014, si riferiva al fatto che la guerra in Ucraina sarebbe stata determinata, in primo luogo, dall’espansione della Nato, idea che si è poi diffusa ampiamente tra i sostenitori dei partiti conservatori, così come tra le democrazie progressiste.
Ivanishvili, un superuomo?
In un saggio del 2009, Peter Thiel, attivista miliardario e libertario e proprietario di PayPal, sosteneva di non credere più alla compatibilità tra libertà e democrazia. Per Thiel, il termine “democrazia” indica uno stato di prosperità insensata, da cui trae vantaggio un numero crescente di persone. Allora qual è l’alternativa della democrazia? Secondo Thiel, si tratta del tecnocapitalismo, che i critici spesso chiamano tecnofeudalesimo. Una società capitalista di questo tipo è tutt’altro che democratica, poiché le elezioni perdono la loro importanza.
Qual è, quindi, la forma di governo ideale? Secondo l’economista Hans-Hermann Hoppe, il monarca, in quanto monopolista dinastico, considera i sudditi come una sua proprietà. Nella democrazia, le idee di monopolio e sfruttamento non svaniscono comunque: il potere non viene esercitato da un monarca o un principe che tratta il proprio paese come suo possedimento di diritto, ma da un “amministratore” temporaneo o elettivo.
Il paese non gli appartiene, ma mentre è al potere, può sfruttarlo a proprio vantaggio, oltre che per favorire la propria cerchia di protetti. Gode di un diritto “di usufrutto” del capitale del paese, ma non di proprietà. Questa forma di governo non esclude lo sfruttamento: al contrario, lo rende meno visibile, favorendo un atteggiamento di noncuranza verso il paese e le sue risorse.
Credo che l’unico momento veramente “democratico” nella storia georgiana sia stato il pacifico passaggio di potere del 2012. Escludendo questo momento storico, praticamente nulla ha mai funzionato in questo paese come dovrebbe essere in una democrazia. Le elezioni, ad esempio, non sono mai state organizzate senza il ricorso a voti pilotati, tramite corruzione, minacce, promesse, ecc.
Il feudalesimo moderno, che trova espressione in Ivanishvili e in Sogno Georgiano, è tutt’altro che isolato: sono parecchi i nostalgici del feudalesimo nel mondo.
Accelerazionismo e antidemocrazia antiliberale
Il concetto chiave dell’accelerazionismo è semplice: invece di essere contrastato, il capitalismo va accelerato. Gli accelerazionisti di sinistra sostengono che eleggendo Trump il capitalismo raggiungerà livelli talmente assurdi da decadere automaticamente; d’altro canto, gli accelerazionisti di destra affermano che la democrazia e le politiche progressiste limitano il progresso tecnologico, ragion per cui è necessario che la classe feudale (i miliardari), detenga un potere illimitato. Anche in Occidente, dove le istituzioni democratiche sono abbastanza solide, l’autoritarismo ha radici ben salde. Proprio nei paesi in cui tali istituzioni funzionano in maniera efficace, lo scetticismo nei loro confronti è incredibilmente alto.
La filosofa Wendy Brown sostiene che il neoliberismo è la principale fonte della popolarità di idee antidemocratiche e antiistituzionali. Numerosi studi dimostrano che le disuguaglianze economiche sono la causa principale della perdita di fiducia nelle istituzioni e della generale polarizzazione della politica. Non è un caso che si sia verificata una sovrapposizione tra gli elettori del candidato di sinistra Bernie Sanders e di Trump. I sentimenti anti-globalizzazione sono estremamente popolari tra i sostenitori del movimento Maga [Make America Great Again, lo slogan di campagna di Trump], così come tra gli elettori progressisti di sinistra.
Sanders e Trump sono entrambi visti come figure anti establishment (antisistema), che si oppongono alle istituzioni vigenti e promettono prosperità alla nazione americana: da un lato, Sanders, attraverso un sistema sanitario più efficiente e maggiori tasse ai più ricchi; dall’altro, Trump, attraverso lo smantellamento del deep state [lo "stato profondo", il presunto insieme di reti di potere segrete che operano all'interno di un governo, equivalente dei "poteri forti" italiani] e il ritorno ad una produzione americana interna.
Dopo diversi anni di politiche neoliberiste, quindi di scarso intervento dello stato nella vita dei cittadini, in Georgia le organizzazioni non governative hanno assunto il ruolo di istituzioni statali, esercitandone le funzioni. Ad esempio, secondo la legge georgiana non è il ministero dell’ambiente a dover eseguire la valutazione dei progetti di sviluppo su larga scala, ma sono le imprese edili, che presentano poi il rapporto al ministero. Quest’ultimo può, infatti, rilasciare il permesso per la realizzazione del progetto prima che vengano stimati i potenziali danni all’ambiente. Una prassi ampiamente criticata dal Programma dell'Onu per lo sviluppo sostenibile.
Allo stesso modo la ricerca in quanto tale è completamente scomparsa dalle università georgiane. Nella maggior parte dei casi, gli studenti di dottorato sono costretti a cercare lavori extra per pagarsi gli studi. La ricerca sociale, politica e culturale è condotta principalmente da organizzazioni non governative. Nel frattempo, le istituzioni statali che avevano beneficiato del sostegno delle ong (come il sistema legislativo, la governance locale, ecc.) non funzionano ancora in maniera efficace. La situazione è evidente già dagli anni Duemila, ma da allora non è migliorata.
Nel sommario del “Carnegie Endowment for International Peace”, John K. Gleen del Council for European Studies della Columbia University di New York, scriveva che con risorse economiche estremamente modeste, le ong hanno comunque svolto un ruolo significativo nei paesi dell’ex blocco comunista, fondando istituzioni associate alla governance democratica, seppure con mezzi estremamente modesti. Tuttavia, aggiungeva, l’influenza delle ong su come queste istituzioni effettivamente operavano era piuttosto bassa.
Non sorprende affatto che alcune figure un tempo legati alla sinistra progressista, si siano oggi schierati con Sogno Georgiano. Non sperano più che la democrazia possa emergere in Georgia, poiché ritengono che essa rimarrà sempre una strategia di marketing nelle mani dell’opposizione, il Movimento Nazionale dell'ex presidente Mikheil Saakashvili, attualmente agli arresti domiciliari.
Va detto che essi considerano “simpatizzanti del Movimento Nazionale” tutti coloro che non sono Ivanishvili. In pratica, si affidano completamente a quel superuomo che conduce una vita ascetica, beve succo di carota e nutre un "amore puro" per la Georgia. Ivanishvili non è cattivo: al contrario, i sostenitori del Sogno confidano che, sotto il comando di Ivanishvili, potranno curare il paese dalla sua “malattia mortale”.
Inutile dire che si sbagliano clamorosamente, ma questo non ha importanza. Quel che importa è sapere se Ivanishvili sta agendo solo in funzione del proprio tornaconto economico, e nemmeno questo è del tutto chiaro. I suoi seguaci più infervoriti lo considerano veramente una figura messianica, e questa loro fede incrollabile basta a dimostrare quanto Sogno Georgiano sia dannoso. Quest'ultimo rappresenta l’aspirazione a uno stato prospero, basato sulle benevole intenzioni di Ivanishvili e sul suo senso di responsabilità.
Ivanishvili ha legato il suo patrimonio al Cartu Fund, la sua organizzazione filatropica, e al bilancio dello stato. Stando alla narrazione del partito il magnate rimborsa il debito pubblico, sostiene giornali, case editrici e artisti, finanzia la costruzione di chiese e università: in sostanza, “è colui che si prende cura del popolo georgiano”. Molti sostenitori di Sogno Georgiano ritengono che Ivanishvili sia l’unico in grado di salvare il paese. Possiamo definire irrazionale questo atteggiamento, ma va anche ricordato che la lealtà politica nasce raramente da un ragionamento razionale.
Un esempio recete lo illustra molto bene: molti americani credono che l’Usaid (Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale) sia un’organizzazione corrotta e citano "prove" che si sono sistematicamente rivelate false. E anche in questo caso (cosa realmente accaduta), i sostenitori di Trump rimangono convinti che l'establishment sia fondamentalmente corrotto. Penso invece che la causa di questa credenza sia da ricercare nelle disuguaglianze determinate dal neoliberismo, dall’alienazione sociale e dai social network.
La politica non è quasi mai razionale, e le posizioni politiche delle persone raramente cambiano alla luce di argomenti razionali. Il caso O.J. Simpson del 1995 ne costituisce un esempio lampante. All’epoca, una delle opinioni più popolari era che l’ex giocatore di football americano fosse stato ingiustamente accusato di omicidio, come conseguenza di un razzismo istituzionalizzato: era solo un altro uomo nero etichettato come colpevole di violenza domestica dai media gestiti da conservatori bianchi. Questa teoria del complotto che riconosce nel processo di O.J. Simpson gli interessi del razzismo elitario non era del tutto infondata.
La polizia americana è nota per aver spesso arrestato innocenti, e il razzismo è profondamente radicato nelle istituzioni statunitensi. Come ha scritto il giornalista Sam Smith, le dichiarazioni della difesa di Simpson erano “storie immaginarie mai rese pubbliche, che avrebbero dovuto essere messe in onda dalla CNN, ma non lo sono state. Era tutto vero, tranne nomi, luoghi e tempo.”
La visione di Smith descrive bene l’attuale malcontento rispetto ai processi politici in Georgia e ovunque nel mondo.
Paternalismo e autoritarismo
Il confine tra accelerazionismo di destra e di sinistra è piuttosto sottile. Il famoso blogger Curtis Yarvin, noto anche come Mencius Moldbug, ha scritto che un paese, per avere successo, ha bisogno di un amministratore delegato. Non è forse Ivanishvili, allora, l’amministratore delegato della Georgia? Proprio come la descrizione delle mansioni di un amministratore delegato, le sue responsabilità sono poco chiare e, come accade in un azienda, i compiti di gestione del paese sono distribuiti tra le persone fidate di Ivanishvili. Visto da questa prospettiva, lo stile autoritario di Ivanishvili è paragonabile a una gestione aziendale verticistica.
Questo paternalismo caratterizza anche la risposta di Sogno Georgiano ai cittadini che chiedono nuove elezioni o il rilascio dei prigionieri politici. Fa pensare a un padre pronto a perdonare il figlio discolo – purché si dimostri pentito e si comporti bene.
L’Ue e la Georgia
L’ondata conservatrice ha travolto anche l’Unione europea. In Francia, l’intero spettro politico si è unito contro Marine Le Pen, mentre in Germania l’Afd (Alternativa per la Germania, estrema destra) è diventato il secondo partito con più seggi al parlamento, cosa che sarebbe stata impossibile cinque o dieci anni fa. In un futuro prossimo potremmo benissimo vedere i partiti euroscettici a capo dei paesi europei più influenti. Finora, nulla indica che “l’ondata conservatrice” sia irreversibile, ma getta comunque un'ombra sull'Europa.
L’integrazione europea presuppone il consolidamento delle istituzioni statali e della cultura democratica, un processo estremamente vantaggioso ma di lungo periodo. Eppure l'ondata conservatrice all'opera in Europa ha offerto a Sogno Georgiano la giusta leva per controllare la porzione di società civile sulla quale non aveva ancora presa, come le università, il cinema, i teatri e gli organismi di ricerca.
Che strumenti di pressione ha l’Ue sulla Georgia? Se i membri di Sogno Georgiano vengono sottoposti a sanzioni la Georgia può diventare meno attraente per gli investitori europei. Al tempo stesso, gli investimenti diretti dall’Europa sono relativamente pochi, per non parlare del fatto che è difficile che il paese venga sottoposto a un embargo. Come ha affermato il presidente della commissione esteri del parlamento tedesco Michael Roth durante una conferenza stampa il 16 gennaio a Tbilisi, le sanzioni contro persone specifiche devono essere approvate all'unanimità degli stati membri dell'Unione. E il regime georgiano dispone di sostenitori e partiti amici nell’Ue, come l’Afd, il premier ungherese Viktor Orbán e quello slovacco Robert Fico.
La situazione nell’Ue e negli Usa è particolarmente vantaggiosa per Sogno Georgiano. È difficile prevedere la posizione di Trump ma, finora, l'investimento del partito di Ivanishvili nelle buone relazioni con loro hanno dato i loro frutti.
La Cina, minaccia silenziosa
La classe politica georgiana e gli intellettuali dell'epoca della perestrojka si sono concentrati sulla Russia, trascurando completamente l'influenza crescente della Cina. I think tank locali l'hanno considerata come una minaccia o come un protagonista secondario – e a volte come entrambe le cose. L’ong Civic Idea (che gestisce l’omonimo think tank) dell'ex ministra della difesa Tina Khidasheli è è in qualche modo riuscita a fare entrambe le cose.
Nell’articolo “Chinese Investment in Georgia: A Drop in the Ocean” ("Gli investimenti cinesi in Georgia: una goccia nell'oceano") l’organizzazione indica che i più ingenti investimenti diretti sono effettuati da Regno Unito, Paesi Bassi e Malta. Secondo l’articolo, si può parlare di relazioni economiche proficue con un altro paese solo quando aumentano gli investimenti diretti, favorendo la creazione di nuove imprese. “La costruzione di strade, ponti e tunnel da parte delle aziende cinesi in Georgia viene finanziata dalle tasse pagate dai cittadini georgiani. Quelle aziende vengono direttamente pagate con fondi statali. Di conseguenza, non può essere realmente interpretato come un esempio di aumento della cooperazione economica tra stati, né come il frutto di politiche statali efficaci volte a creare condizioni economiche favorevoli.
A primo impatto può sorprendere il fatto che il Regno Unito e i Paesi Bassi compaiono in cima alla lista degli investitori diretti, ma questo ha una spiegazione piuttosto semplice: le più grandi aziende georgiane, come Ltd. Mars (Crystalbet), Silkroad Group, Tbilisi Energy e Chiatura Manganum, che sono in realtà società offshore, sono solo registrate in questi due paesi, ma sono comunque considerate investitori “stranieri”.
Una parte consistente della popolazione cerca alternative politiche e rifiuta l'idea che la democrazia si riassuma a votare ogni quattro anni
L’articolo peraltro non menziona affatto i progetti infrastrutturali gestiti dalle imprese cinesi, la cui importanza economica è enorme. Benche l'accordo di libero scambio che la Georgia ha firmato con la Cina nel 2017 non ha portato al boom economico atteso, il ruolo della Cina nello sviluppo delle infrastrutture georgiane, comprese in settori strategici, è di grande importanza.
La cooperazione con la Cina è vantaggiosa per Sogno Georgiano principalmente perché la Cina mostra scarso interesse per le questioni politiche, culturali e legislative, e per le riforme democratiche in Georgia.
Nel frattempo, la Georgia è rilevante per la Cina nell’ambito della Belt and Road Initiative (nota anche come la Nuova Via della Seta). Lo scenario ideale prevede il collegamento tra la Cina e l’Ue tramite il porto georgiano di Anaklia. Questo itinerario è diventato più interessante dall’inizio della guerra in Ucraina, poiché al momento la Cina è collegata all’Europa solo attraverso vie terrestri che passano per il Kazakistan, la Russia e la Bielorussia. La Russia non è il paese di passaggio “più sicuro”, quindi la Georgia può essere considerata un’alternativa migliore. A questo proposito, la Georgia facilitare gli scambi tra Cina, Azerbaigian e Turchia grazie alle infrastrutture modernizzate.
Secondo la propaganda di stato, se la Georgia diventasse un importante paese di transito, la minaccia di un'aggressione russa diminuirebbe di molto. Finora, nessuno sa quale portata assumerà l’Iniziativa della Nuova via della seta. Per la Cina, investire nell’esportazione potrebbe, a lungo andare, rivelarsi una cattiva idea. Molti ritengono però che gli investimenti cinesi su larga scala si convertano poi in una forma di colonizzazione economica, come si è visto in alcuni paesi africani.
Quali alternative per la Georgia?
A seguito della guerra in Ucraina e dell’emergere di potenze ostili alla globalizzazione la Georgia ha delle alternative. Eppure Sogno Georgiano e Ivanishvili continuano a presentare quest'ultimo come il benevolo “manager nazionale". Ci riescono in parte perché l'opposizione rimane politicamente ferma a un'epoca precedente, se non addirittura in una forma di nostalgia per la Guerra fredda.
Molti sostenitori di Sogno Georgiano non riescono a riconoscere l’autoritarismo come punto debole del governo. Lo stesso vale per alcuni settori del Partito repubblicano americano, così come per i nuovi autocrati “conservatori” in altri paesi. La mancanza di fiducia nei confronti del “sistema” è un fenomeno globale. Tuttavia, nessuno è veramente capace di definire "il sistema", o "lo stato profondo" oppure ancora il "Partito globale della guerra", come viene definita l'opposizione democratica georgiana. I governi accelerazionisti sfruttano questi sentimenti a proprio vantaggio, e spesso li alimentano. Sostengono che tutto sia corrotto e che dovrebbe essere distrutto in modo che la società possa ripartire da zero. Un atteggiamento del genere è relativamente nuovo e richiede una reazione diversa se si vuole dare una possibilità alla democrazia di sopravvivere.
Sogno Georgiano gode di un sostegno significativo, e mette in atto la sua visione passo dopo passo, in modo costante e a volte brutale. I voltafaccia geopolitici non possono giustificare i frequenti e documentati casi di tortura e la dispersione violenta delle proteste cui abbiamo assistito nei mesi scorsi. Il partito punta chiaramente a instillare la paura attraverso l'uso eccessivo della forza e non mollerà presa finché ogni aspetto della vita sociale del paese non sarà sotto il suo pieno controllo.
In questo contesto una parte consistente della popolazione cerca alternative politiche e rifiuta l'idea che la democrazia si riassuma a votare ogni quattro anni. Se c'è ancora una speranza di evitare che il governo georgiano scivoli verso un regime autoritario potenzialmente irreversibile, è proprio nelle mani di queste persone. Il paese sta assistendo a un movimento di protesta senza precedenti e all'emergenza di una società politicamente impegnata. La lotta sarà dura, ma è ormai cominciata.
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