“E’ una certezza, a prescindere da chi alzerà la coppa a Wembley alla fine del mese. Viviamo nell’èra tedesca”. Dopo il 4 a 0 del Bayern Monaco al Barcellona e il 4 a 1 del Borussia Dortmund al Real Madrid, Il Foglio non ha dubbi: l'anomalia che vedeva paesi mediterranei come Spagna e Italia e autoemarginati come il Regno Unito dominare il calcio europeo è finita.
Difficile resistere a un’egemonia che altrove, nell’economia, nella politica, nel condizionamento delle scelte dell’Unione europea, è chiara e che nel calcio nessuno ha voluto vedere fino a martedì e mercoledì sera. […] E’ come prendere a schiaffi il mondo e dire: scansatevi, è il nostro momento. […] I gol sono lo specchio che riflette la realtà di un calcio che è la rappresentazione plastica del dominio tedesco sull’Europa. E’ come se un paese intero abbia deciso di prendersi lo sport più popolare del mondo, nel continente in cui è più popolare di ogni altra cosa. Perché questo dominio è voluto, cercato, faticato.
Più che il Bayern Monaco dell'evasore fiscale Uli Hoeneß, è il Borussia Dortmund il simbolo di questa svolta. La sua parabola, del resto, ricalca quella dell'economia tedesca degli ultimi anni: prima la crisi di fine anni novanta, con i milioni di debiti, la vendita del Westfalenstadion, il rischio retrocessione, l'umiliazione di dover chiedere un prestito ai rivali del Bayern per pagare gli stipendi. Poi le riforme e un'ascesa irresistibile, due scudetti e la più che probabile finale di Wembley. A ben guardare, nota però Il Foglio,
questa è un’altra Germania. Non è quella da stereotipo che abbiamo in testa troppe volte. E’ flessibile, volubile, abile a modellarsi, strategica, capace di trovare più strade per arrivare a un obiettivo. […] Mentre in tutta Europa s’impongono seggiolini che obblighino la gente a stare seduta, lì sono tutti in piedi. E’ la dimostrazione di come un paese che ama dettare le regole di comportamento agli altri sappia perfettamente aggirarle per se stesso. Quella curva è uno spettacolo. Ed è un inno a una ordinata e decorosa indisciplina. E’ la nuova Germania, che funziona dove nessuno si aspetti che funzioni: design, moda, stile. Il rigore è un mezzo, non il fine.
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Chissà se una vittoria in Champions league riuscirà a far cambiare idea anche a Wolfgang Schäuble. Ma non tutti sono stati conquistati dalla success story del fußball. Sempre sul Foglio Lanfranco Pace esclama: “che palle il calcio figlio del pensiero unico”.
Si presentano come i più puliti dietro le orecchie, corsa e muscoli, le squadre sono solide, ben organizzate, ben allenate, i club ben gestiti, ben programmati: è il calcio figlio del pensiero unico, non fare il passo più lungo della gamba, risparmiare prima, spendere dopo. Roba che può piacere ai loro tifosi. Ma non a chi cerca l’incantamento del calcio nel colpo pazzotico del genio.
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