Una piccola iniziativa prende di mira la nebulosa dei gruppi d’interesse che gravitano attorno al Parlamento europeo. Con il titolo “mettetelo nella legge”, la Frankfurter Allgemeine Zeitung presenta il nuovo progetto Lobbyplag, una piattaforma partecipativa online che servirà a capire fino a che punto la nuova direttiva sulla protezione dei dati personali attualmente in discussione nei comitati parlamentari di Bruxelles è influenzata dalle grandi aziende che operano su internet. 

“Se volete, Lobbyplag è un servizio gratuito per tutti i parlamentari che vogliono sapere da dove provengono gli emendamenti che stanno per introdurre nella legislazione”, scrive ironicamente Richard Gutjahr, co-fondatore del progetto, sul suo blog.
Insieme al famoso nemico di Facebook Max Schrems e ad altri quattro volontari, Gutjahr lavora seguendo il modello dell’iniziativa "Europe vs. Facebook": confronta le proposte presentate ai parlamentari europei dai lobbisti con gli emendamenti proposti dagli stessi eurodeputati. 
Le coincidenze sono sorprendenti. L’associazione bancaria europea, per esempio, ha chiesto che un’azienda sia autorizzata non solo a conservare i dati dei clienti in funzione dei suoi “legittimi interessi”, ma anche a trasmetterli ad altre aziende. La proposta si ritrova nell’“emendamento 70” presentato dal comitato per il mercato interno. Lobbyplag precisa che l’emendamento è stato presentato dalla deputata svedese Anne Hedh. 
A tal proposito, nota EUobserver, l’ong Transparency International ha fatto presente che “numerosi eurodeputati hanno fatto copia e incolla degli emendamenti preparati dai giganti americani di internet”, tra cui Amazon ed Ebay, “direttamente sul testo della direttiva sulla protezione dei dati personali.

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