“Vasectomia obbligatoria, niente aborto. Il mio corpo, la mia scelta”. Graffiti sul Canal Saint Denis, Parigi, 2022. | Foto: ©Francesca Barca canal saint denis vasectomie francescabarca

Abortire, ma all’estero: i viaggi di migliaia di donne in Europa

“Exporting Abortion”: un’inchiesta transnazionale racconta che ogni anno “più di cinquemila donne in Europa devono andare all'estero per abortire”.

Pubblicato il 21 Maggio 2025
canal saint denis vasectomie francescabarca “Vasectomia obbligatoria, niente aborto. Il mio corpo, la mia scelta”. Graffiti sul Canal Saint Denis, Parigi, 2022. | Foto: ©Francesca Barca

Lo scorso 24 aprile si è chiusa la campagna per l'iniziativa dei cittadini europei (ICE) “My Voice, My Choice” che ha raccolto quasi 1,2 milioni di firme: un successo eccezionale per una Ice. La campagna chiede di creare un meccanismo di finanziamento per fornire assistenza sicura all'aborto a tutte coloro che non hanno accesso a tale servizio. 

Le leggi e le pratiche in vigore sono distanti da quello che la società civile, sembra, invece, capire molto bene. 

Abortire in Europa

“Sì, Claudine, abbiamo vinto, ma solo temporaneamente. Basterà una crisi politica, economica o religiosa perché i diritti delle donne siano rimessi in discussione. Sono diritti che non sono acquisiti per sempre. Bisognerà restare vigili, per tutta la vita”, diceva Simone de Beauvoir in una conversazione con la scrittrice e militante Claudine Monteil, in seguito alla legalizzazione dell’aborto in Francia, nel 1974.

E, in effetti, abortire nel 2025 è ancora un problema, personale, politico ed emotivo. E pesa sulle spalle delle donne. “Se gli uomini restassero incinti, sarebbe possibile abortire dal barbiere”, diceva il comico italiano Daniele Luttazzi. 

In Europa l’aborto è legale ovunque: con l’eccezione di Polonia e Malta, dove è possibile ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza solo in caso di stupro, o se la vita della madre è a rischio. 

Succede però che si tratti di un diritto puramente formale, come in Italia, dove l’obiezione di coscienza fa sì che in alcune regioni sia di fatto impossibile abortire (qui i dati aggiornati, raccolti da Margherita Gobbo nel quadro del progetto Come Together). 

Un’inchiesta del The Journal Investigates a firma di Órla Ryan e Maria Delaney racconta che ogni anno “più di 5.000 donne in Europa devono andare all'estero per abortire”.  “Nel 2023, il numero era di almeno 5.860”. 

L'articolo fa parte di un'inchiesta giornalistica transnazionale, “Exporting Abortion” coordinata dal quotidiano spagnolo Público alla quale hanno lavorato giornalisti di tutto il continente e pubblicata da 11 testate giornalistiche in Europa: OKO.press in Polonia, Expresso (Portogallo), Taz (Germania), Denník N (Slovakia), Page not found (Repubblica Ceca), Altaveu (Andorra), Amphora Media (Malta) e Moment (Austria). 

“Tra il 2019 e il 2023, le donne hanno viaggiato almeno 27.200 volte in un altro paese europeo per abortire”: Órla Ryan e Maria Delaney spiegano che questo avviene perché la legge del loro paese di origine non lo consente, o perché l'aborto è vietato o la legislazione è restrittiva o, ancora, perché hanno superato il termine legale per interrompere la gravidanza. 

Il numero è “solo la punta dell’iceberg”, dicono, perché questi numeri raccontano solo gli aborti praticati su donne europee residenti in altri paesi e effettuati in 10 paesi, tra cui l'Irlanda e il Regno Unito, nonché delle donne polacche in Germania e Austria

Gli altri paesi non raccolgono dati ufficiali sull'aborto o hanno appena cominciato a farlo. Questo dipende da diverse pratiche e legislazioni nazionali, dalla diversa gestione dei dati personali e dall’assenza di una legislazione europea comune, racconta Armelle Desmaison su Mediapart, che ha partecipato all’inchiesta. 

Per esempio in Austria, scrive, “non c'è modo di sapere quante donne si recano nel paese per abortire. Salah El-Najjar, direttrice e ginecologa della clinica Woman & Health di Vienna, afferma: ‘Riceviamo donne dalla Polonia, dall'Ungheria, dalla Germania, dalla Slovacchia, dalla Repubblica Ceca e persino da Paesi arabi, come gli Emirati Arabi Uniti’”. La destinazione più “gettonata” di questi viaggi sono i Paesi Bassi, dove l'interruzione di gravidanza è consentita fino alla ventiquattresima settimana e dove, “negli ultimi cinque anni, oltre 13.100 donne provenienti da altri paesi europei hanno abortito”, spiega ancora The Journal Investigates.

“Sono le persone più vulnerabili che continuano a essere costrette ad andare all'estero per accedere alle cure”, dice Ciara McHugh, coordinatrice della linea di assistenza telefonica dell'Abortion Support Network (ASN).

In Francia, dove l’aborto è stato inserito nella Costuzione, non sempre è semplice accedere, sopratutto per tanti tagli al sistema sanitario. Lisa Carayon, professoressa all'Università Sorbonne Paris Nord, dice a The Journal Investigates “che la misura ha avuto un impatto più evidente ‘a livello di politica internazionale’ che non in termini di miglioramento all'accesso nel territorio. ‘Dà speranza’ ai movimenti femministi di tutto il mondo”. 

Un caso da menzionare è quello dell’Ucraina: “un fattore che potrebbe aver contribuito a questo aumento (dei viaggi all’estero per abortire) è l'invasione russa. La guerra ha reso più difficile per le donne accedere ai servizi di aborto. Nel 2019, l'Ucraina ha registrato 74.606 aborti. Nel 2020, con la pandemia, il numero è sceso a 61.048. Ma invece di stabilizzarsi o tornare ai livelli pre-pandemia come nella maggior parte dei paesi, gli aborti hanno continuato a diminuire. Nel 2023, ce ne sono stati 42.683”, riporta il sito del progetto.

Per le donne che vivono in altre parti del mondo è ancora più difficile: “Quelle che possono permetterselo viaggiano in Europa per abortire. Tra il 2019 e il 2023, 86 donne residenti in Marocco hanno abortito in Spagna, insieme a 66 donne provenienti dal Brasile e 56 dagli Emirati Arabi Uniti. […] In altri paesi non esistono basi giuridiche per l'aborto, il che significa che anche se la vita della donna incinta è in pericolo, deve portare avanti la gravidanza. Il divieto totale dell'aborto rende sospetti anche gli aborti spontanei, con le donne che rischiano di essere perseguite come se avessero scelto di abortire. È il caso dell'Honduras, delle Filippine, della Repubblica Dominicana e di El Salvador”, continua l’inchiesta. 

“Ordinare” pillole abortive

“L’inchiesta ha anche rilevato una tendenza crescente in paesi in cui il diritto all'aborto è fortemente limitato a ordinare pillole abortive. Questo avviene al di fuori del sistema sanitario ufficiale, lasciando le donne senza assistenza medica”, aggiunge The Journal Investigates

Il fenomeno riguarda in particolare Malta e Polonia, ma i dati non sono misurabili. “Le persone sono molto preoccupate che le pillole possano essere bloccate alla dogana o scoperte... Alcune temono di essere denunciate dai familiari, dai partner o persino dai loro ex partner. Altre vivono relazioni violente in cui il partner vuole che mantengano la gravidanza, ma loro non vogliono”, racconta ad Amphora Media la dottoressa Natalie Psaila Stabile, cofondatrice dell'associazione Doctors for Choice Malta

Secondo la legge maltese, è legale acquistare, possedere e persino consumare le pillole. È illegale utilizzare durante la gravidanza. 

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ECF, Display Europe, European Union
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