Rassegna Passaggio a Nordovest

Dimmi quanti alberi hai e ti diro’ che città sei 

In Svezia e in Francia, le decisioni su quali alberi piantare sono sempre più influenzate dal cambiamento climatico; intanto, in un sobborgo di Dublino la raccolta di dati sugli alberi consentirà alla comunità di prendere decisioni consapevoli sull’infrastruttura verde.

Pubblicato il 12 Settembre 2024

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Quando avevo undici anni, io e la mia famiglia abbiamo dovuto trasferisci, sulla spinta di un boom economico che favoriva i più benestanti, da Dublino a Wicklow: "Il Giardino d'Irlanda". La casa nuova era piccola, ma con una vista magnifica: un mosaico di foreste e campi ondulati, affacciati su 15 chilometri di zona umida costiera e spiagge di sassi.

Il passare del tempo, il lento ma inesorabile ticchettio dello sviluppo, era scandito dall’invasione graduale di nuovi complessi residenziali su quell'ampia distesa di verde. Fu forse solo un anno o due dopo esserci trasferiti lì che iniziammo a dire ai visitatori: "Prima qui  era tutto verde". In visita il mese scorso dopo una lunga assenza, trovai l’opera completa: oggi centimetro di verde su quelle colline è oggi cemento.

È difficile sentire la parola progresso senza pensare a questo lento soffocare, con terreni acquistati, spogliati e coperti di costruzioni per alimentare il Moloch che chiamiamo "economia". Da un certo punto di vista, il progresso si misura con ogni albero abbattuto, eppure il progresso - scientifico o di altra natura - si misura anche con la nostra crescente consapevolezza dell’ambiente e del nostro posto all’interno di esso. 

Quanto sono importanti  gli alberi per lo sviluppo presente e futuro dei paesaggi urbani e rurali d'Europa? 

Leggendo tra le righe di un articolo di Bartira Augelli sul Dublin Inquirer, si scopre come la relativa presenza di alberi in un quartiere possa dirci qualcosa sul reddito dei suoi abitanti. Servendosi dell'iniziativa Dublin Tree Map, che mappa tutti gli alberi di Dublino "per identificare e valutare la foresta urbana" e "identificare possibili carenze", Augelli confronta diversi quartieri della città. Donnybrook, Ballsbridge e Rathmines, quartieri decisamente di lusso, hanno una densità di alberi "molto alta", a differenza di Crumlin, storicamente un quartiere di classe operaia, dove la densità di alberi è “bassa”. La distribuzione degli alberi a Dublino è "disomogenea" e iniqua. Un altro dato rilevante, evidenziato nell'articolo di Augelli, è che solo un terzo dei 300mila alberi di Dublino si trova su aree pubbliche.

Augelli ha parlato con i ricercatori dell’University College Dublin impegnati nel progetto INTERVAL  che mira a "minimizzare l'ingiustizia ambientale affrontando, attraverso la ricerca scientifica in collaborazione con la comunità (“community-driven”), la distribuzione iniqua degli alberi in città”. 

Come espresso da uno dei ricercatori, conoscere le comunità locali è essenziale e spesso educativo per ambo le parti: "Coinvolgere le comunità le aiuterà a capire quanti alberi hanno intorno, dove se ne potrebbero aggiungere altri e come questi giovino a un ecosistema più ampio”. 

Questa conversazione interessa "membri della comunità, enti pubblici, Ong ambientali, e molti altri", inclusi "circoli sportivi, scuole, gruppi senior e giovanili, Scout e gruppi religiosi", anch’essi interpellati dai ricercatori. A partire da un progetto pilota a Crumlin, i ricercatori collaboreranno con la comunità locale per creare un database e una mappa con cui poter esaminare e comunicare adeguatamente i benefici ambientali di alberi specifici. "I dati [...] possono essere utilizzati per calcolare l’anidride carbonica sequestrata dagli alberi, l'ossigeno rilasciato, l'acqua piovana assorbita, in che modo gli alberi filtrano gli inquinanti nell'aria e temprano il caldo." Con tali informazioni, la comunità può "individuare dove sono necessarie più infrastrutture verdi" e agire - o fare campagna - di conseguenza.

Come suggerisce il lavoro dei ricercatori dell'UCD, non è solo la quantità di alberi che conta, ma anche la varietà. Henrik Sjöman, curatore scientifico presso il giardino botanico di Göteborg, spiega alla rivista tecnologica svedese Ny Teknik che le varietà di alberi da piantare nelle città svedesi vanno scelte in base al clima. Un clima più caldo richiede alberi che possano sopravvivere alla siccità e a temperature più alte. Inoltre, le città presentano sfide specifiche: "Gli edifici grandi trattengono il calore, proprio come le rocce. Possono esserci diversi gradi in più in città rispetto alle aree extraurbane”. Per questo motivo Sjöman sta testando e raccogliendo dati su alberi provenienti da altri paesi (come la Romania). 

Questa raccolta dati è importante per due ragioni. La prima, e forse più ovvia, è precauzionale: è noto che le specie aliene si diffondono come erbacce diventando invasive. La seconda ragione è dovuta ai limiti della conoscenza attuale: "Oggi l'intero settore si basa su congetture: si procede per tentativi con frasi come 'è probabile che questo resista alla siccità', ma dobbiamo sapere esattamente quanto è resistente alla siccità o quanto è sensibile." Sjöman lamenta anche la "resistenza" tra i politici e le autorità all'idea di piantare specie aliene, resistenza che lo scienziato attribuisce all'ignoranza.

Sul quotidiano conservatore svedese Smålandsposten, Thomas Hermansson sottolinea che, nonostante l'entusiasmo delle autorità per i progetti di piantumazione di alberi, "l'interesse sembra affievolirsi quando si tratta di alberi urbani. [...]. Secondo un sondaggio Sifo (Istituto svedese per il sondaggio dell’opinione pubblica) di alcuni anni fa, la maggioranza degli svedesi ritengono importante avere alberi in città”. 

Per Hermansson le argomentazioni a favore di un incremento delle piantumazioni urbane non potrebbero essere più solide: migliorano la qualità dell'aria e la biodiversità, fornendo un habitat per animali e insetti; rendono le città più sicure in caso di inondazioni e aiutano persino ad abbassare la temperatura e prevenire che le città diventino "isole di calore". Inoltre, per quanto riguarda le disuguaglianze menzionate in precedenza, Hermansson cita ricerche che indicano una correlazione tra bassa densità di alberi e alta criminalità.
 

Una serie di articoli recentemente pubblicata su Reporterre, "I frutti del futuro", evidenzia come il cambiamento climatico stia influenzando la scelta di alberi da frutto, compresi quelli a guscio, che vengono piantati in tutta la Francia. Fabienne Loiseau esamina il caso di un contadino nei pressi di Parigi che, approfittando delle estati più lunghe e calde, coltiva alberi di pecan americani; Laury-Anne Cholez scrive dei primi contadini a coltivare banane nella Francia continentale; e Marie Astier esamina la crescente popolarità dell'albero di pistacchio mediterraneo tra i produttori alimentari francesi, soprattutto grazie alla resistenza dell'albero alla siccità.

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ECF, Display Europe, European Union

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