Le trincee armene, a qualche metro dalla strada E117, vicino ad Armash. | Foto: ©Théo Prouvost Armenian trenches a few metres from the E117 road. _ Photo- ©Théo Prouvost

Nel sud dell’Armenia lo spiraglio di pace con l’Azerbaigian non scioglie il sentimento di incertezza

Nelle province armene di Ararat e Vayots Dzor, la popolazione vive a pochi passi dalle trincee e i soldati sono in una situazione di perenne tensione contro quelli dell'Azerbaigian. Guardie di frontiera russe sono state dispiegate per mantenere la pace, ma a primavera è previsto il loro ritiro. Nel frattempo, Yerevan sta muovendo i primi passi verso l'adesione all'Ue.

Pubblicato il 27 Marzo 2025
Armenian trenches a few metres from the E117 road. _ Photo- ©Théo Prouvost Le trincee armene, a qualche metro dalla strada E117, vicino ad Armash. | Foto: ©Théo Prouvost
Questo articolo è riservato alle persone abbonate

Nel villaggio di Armash, cento chilometri a sud dalla capitale armena Yerevan, Anishit (che preferisce non rivelare il suo vero nome) alza lo sguardo verso un’enorme bandiera che sventola sulla vetta della montagna sopra casa sua. La bandiera non porta i colori dell’Armenia – rosso, blu e arancione – ma l’azzurro, il rosso e il verde dell’Azerbaigian. Mentre dà da mangiare alle galline, la signora mi confida le sue preoccupazioni: “Siamo bloccati sul confine. Per questo siamo spaventati”.

Ci troviamo nel punto di incontro tra Turchia, Iran, Armenia e la Repubblica Autonoma di Naxçıvan, un’exclave dell’Azerbaigian, e i pochi villaggi che sorgono in questa valle si trovano intrappolati in una morsa. A soli quattro chilometri da Armash, si fronteggiano le forze di Yerevan e di Baku, separate dalla strada E117 che collega la Russia all’Iran senza passare per l'Azerbaigian.

Dalle trincee, i combattenti si tengono d’occhio a vicenda, mentre ogni giorno la strada principale è percorsa da camion che sembrano venire da un’altra epoca. Qui, ai piedi del monte Ararat, le posizioni militari sono ormai consolidate, le strutture militari presidiate, mentre dietro ai sacchi di sabbia è possibile intravedere le sagome dei soldati.

From her home, Anishit can see the buildings of the Russian base at Yeraskh. ©Théodore Donguy
Da casa sua, Anishit riesce a vedere gli edifici della base russa a Yeraskh. | Foto: ©Théodore Donguy

Anishit preferisce non aggiungere altro su questa triste situazione e indica un edificio che si trova poco più avanti. Da una capanna occupata dalle forze russe sventola una bandiera bianca, blu e rossa: dal 2020, infatti, Mosca ha dispiegato in Armenia migliaia di guardie di frontiera.

In accordo con Yerevan, le guardie sono state distribuite su cinque province con l’obiettivo di garantire il rispetto del cessate il fuoco stabilito con l’Azerbaigian in seguito al secondo conflitto del Nagorno-Karabakh avvenuto nel 2020. Prima di tornare alla sua fattoria, Anishit esprime un semplice desiderio: “Oggi abbiamo un solo sogno: essere armeni e continuare a vivere qui.”

La dipartita dei russi

Leggli gli altri commenti Divento membro per tradurre i commenti e partecipare

Perché gli eco-investitori si ritrovano a finanziare le “Big Oil”? A quali stratagemmi ricorre la finanza per raggiungere questo obiettivo? Come possono proteggersi i cittadini? Quale ruolo può svolgere la stampa? Ne abbiamo discusso con i nostri esperti Stefano Valentino e Giorgio Michalopoulos, che per Voxeurop analizzano i retroscena della finanza verde.

Vedi l'evento >

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni un giornalismo che non si ferma ai confini

Approfitta delle offerte di abbonamento oppure dai un contributo libero per rafforzare la nostra indipendenza

Sullo stesso argomento